Marcello Affuso e il suo “Cortocircuito”


Pubblicato da Guida Editori a dicembre dello scorso anno, il nuovo esperimento del direttore di “Eroica Fenice” sorprende e sovverte l’idea che gli estimatori dell’ Affuso scrittore hanno fondato sulla lettura di “A un passo da te”, scritto a quattro mani con Jessica Mastroianni (Linee Infinite Edizioni, 2014).

Anche in questo lavoro Affuso non è solo; valido esempio di autismo lirico, c’è in questa raccolta di poesie una volontà di aprire una breccia che consenta il passaggio di informazioni tra l’uomo e il mondo. Oltre alla scrittura, che è compito di Affuso, questo libro comunica per immagini e illustrazioni: Mara Auricchio, Giorgia Bisanti, Sara Melis e Daniele Lepore amplificano la sensazione di vuoto, svelano la grammatura della nostra fragilità e sollecitano carezze per dolori noti a tutti.

Lontano dalle paure adolescenziali narrate nella sua opera prima, qui Affuso rivela la sofferenza dell’uomo nell’assenza di un futuro nel quale il sogno di Ikea si è dissolto e il puttino è scappato; e Marcello lancia al sè stesso Pollicino, le briciole per tornare all’ epifanica capanna nel bosco. Lì, in mezzo alle bugie dell’ infanzia, questo bambino incontra una pena un’afflizione uno strazio che ha già affrontato, vinto e superato. Ed è per questo che torna nel bosco, per ricordarsi di ciò che era e trovare forza per fronteggiare le pene dell’adulto. E’ un dolore profondo e talvolta muto quello palesato dallo scrittore ma mai sordo -sempre in attesa di un cenno dal mondo che non bussa alla sua porta- e neppure cieco, giacchè l’oblio è cieco (A meno che) mentre resiste la speranza di una mano che accarezzi per donare salvezza.

Un giornalista non “morirà” mai per mano di uno scrittore, per quanto ispirato, metafisico, crepuscolare come Marcello Affuso in “Cortocircuito”.

Pertanto, scorrendo le pagine della raccolta, il lettore si imbatte in “Stranieri”, più vicina ad una Totentanz che alla frustrazione conativa di Celan; oppure in “Il mare”, dove, a parere di chi scrive, si recupera finalmente il volto ironico sagace e caustico dell’uomo Marcello Affuso nel suo hic et nunc.

 

 

 

 

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