Mario Musella: la storia che mancava


“il feeling non se ne va…è tutta la vita…e sai di essere un nero a metà” (cit. Pino Daniele, 1980)

Carmine Aymone, lo scrivano musicale, il giornalista, lo speaker, il docente nonchè critico musicale per prestigiose testate, ha messo mano ad una parte della cultura musicale made in Naples e ha colmato lacune notevoli, a vantaggio di chi, in quegli anni ascoltava lo Zecchino d’Oro, ma che, in seguito, non ha potuto evitare di fare i conti con il Neapolitan power, lo ha ascoltato, se ne è nutrito, lo ha amato.

Nel libro “Nero a metà”, uscito a novembre 2014 presso le Edizioni Graf, e impreziosito da un CD che ha visto la luce anche grazie all’ impegno di Suonidelsud di Peppe Ponti (cui tra l’altro si deve l’ organizzazione del premio dedicato a Musella), l’ autore non dà semplicemente voce ai protagonisti di un’ epoca che ha funto da spartiacque per la Musica prodotta a Napoli, ma ha tessuto un filo che, partendo dalla data di nascita di Mario Musella -classe 1945, figlio di Anna e di un soldato americano di origine cherokee (Russel B. Locklear), etichettato da sempre come figlio d’ a guerra- dipana la Storia  di una città distrutta da un conflitto di proporzioni gigantesche.

Le quattro giornate di Napoli, la Resistenza e le sue innumerevoli vittime sono lo scenario in cui si affaccia alla vita il protagonista della Storia; le foto ce lo raccontano nei momenti più familiari, con la sorella Patrizia, con gli amici di sempre (Jamese Senese e Franco Del Prete prima, Enzo Avitabile e Pino Daniele poi), con questa “Tammuriata nera” che sempre li precede e che loro riusciranno a cambiare, trasformandola in una eccezionale “Papa’s got a brand new bag”.Questa non può essere letta come una cover, come una ripetizione da buoni copisti. Perchè Mario Musella e gli Showmen hanno saputo fare quella musica in maniera autoctona, essendosi di essa imbevuti grazie al fatto che Partenope, come New York, divenne sede di grandi commistioni culturali nel dopoguerra, ma anche grazie al fatto che i cugini americani di Mario in più occasioni gli inviarono dei vinili dagli States.

Anche in questo, il libro di Aymone rende finalmente giustizia ad un’ intera famiglia: Mario non fu abbandonato, il padre non ebbe il tempo di riconoscerlo (per quanto all’epoca ciò fosse possibile solo attraverso l’ istituto del  matrimonio riparatore) perchè morì su un altro fronte, lontano da casa e dalla donna che gli aveva dato un figlio, come accadde a molti militari americani in quegli anni.

Accanto alla Storia, egregiamente tratteggiata dall’autore, dunque, c’è la vicenda familiare e quella artistica che non può esimersi dall’ ascolto delle voci di quelli che c’erano: pregevole l’intervento di Avitabile, indiscusso conoscitore de l’altra Napoli (Marianella, Piscinola, Miano, Chiaiano), emotivamente intenso quello di James Senese, il fratello in  molti sensi di Mario, altrettanto significativo e conciso quello di Franco Del Prete. Una menzione a parte meritano le parole di Patrizia Musella che regala scorci di vita vissuta, e quelli di Alessandra, la bellissima figlia di Mario, dotata di un’ eleganza innata e di una ritrosìa che la rendono ancora più preziosa agli occhi di chi si accosta alla voce nera di suo padre con stupore prima, con ammirazione poi.

A seguire, ci sono i ringraziamenti di tutti i musicisti che con consapevolezza dichiarano il loro debito culturale nei confronti del pellerossa di Piscinola, e la bella post-fazione di Michelangelo Iossa. Un viaggio, dunque, in terre che ci sembra di conoscere, ma che in realtà non abbiamo mai guardato veramente. Decisamente, una validissima strenna natalizia, visto anche il prezzo accessibile a cui viene proposto il libro + cd.

Ne vale la pena, la Cultura vale sempre la pena.

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