E’ dedicato a Ninni (Carmelo) suo padre, il primo libro di Roberto Sapienza
Ho trascorso diciannove anni a discutere con mio padre, non trovando mai l’opportunità di un chiarimento di fondo. Mi ha lasciato solo a 19 anni, per un male incurabile, con la mia rabbia e domande senza risposte. Un figlio tende a vedere il padre e raramente l’uomo. Io, a vent’anni dalla sua scomparsa, ho deciso di cercare delle risposte. (Roberto Sapienza)
Ed è sulla scia di questa necessità che Sapienza si è dedicato, per due anni, ad un lavoro di ricerca che lo ha portato a rivedere vecchi amici del padre, colleghi, ex fidanzate con i quali ha tracciato un profilo di Ninni l’uomo: l’infanzia e i traumi del bambino, enfant prodige negli studi, brillante giurista e imprenditore audace. E attraverso gli occhi degli altri ha conosciuto l’uomo e ha cercato di capire il padre. Come in ogni rapporto genitoriale lo scontro continua, possente, vigoroso, violento talvolta e sicuramente doloroso per entrambi ma per entrambi rappresenta l’unico modo per creare una parvenza di pacificazione per gli animi, e tra il mondo reale e quello immateriale.
Ben più di una semplice biografia, abbandona le pretese didascaliche in cui si potrebbe facilmente incorrere nel momento in cui si traccia -pur se con dei flashback narrativi- la storia di due famiglie, che fanno apparentemente da sfondo alla narrazione ma che, in realtà, sono un tassello importante per definire la personalità di Ninni, le sue scelte di adulto, i suoi comportamenti di padre, visto non solo con gli occhi dei figli (certamente parziali e partigiani) ma anche nei ricordi dei compagni di scuola dei ragazzi.
La struttura del romanzo è certamente dickensiana, ma Sapienza è stato abile a gestire l’io narrante e risultano pregevoli ed efficaci -soprattutto per un’opera prima- gli sforzi per uscire dal suo ruolo di figlio per dar voce e consistenza alle parole di un padre autoritario, controverso, amato e non compreso fino in fondo. Come forse accade alla maggior parte dei figli.