“Open. La mia storia” di Andre Agassi (Einaudi) – Recensione


“Open. La mia storia” è l’autobiografia di Andre Agassi, pubblicata per prima volta in Italia nel 2011. Quasi cinquecento pagine in cui il talento del giornalista e scrittore  J. R. Moehringer si fonde con l’appassionante storia di Agassi. Con disarmante sincerità il tennista di origine iraniana racconta la sua vita costellata di grandissime menzogne, clamorosi successi e scottanti sconfitte.

“Open. La mia storia”, trama

Costretto ad allenarsi sin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l’odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l’autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua incredibile carriera sportiva. Con i capelli ossigenati, l’orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto l’austero mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

 

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Recensione

Avevo due motivi per non leggere questo libro: 1) Non amo le biografie; 2) Non so nulla di tennis. Ma poi…

Sono trascorsi 10 anni da quando “Open” è stato pubblicato la prima volta in Italia. Durante questi 10 anni mi è capitato più volte di sentir parlare bene di questo libro e mi è capitato spesso di leggere commenti positivi. Così, qualche giorno fa quando ho visto l’autobiografia che mi strizzava l’occhio dallo scaffale della libreria, ho abbassato le armi e l’ho acquistato.

Il libro si fa leggere tutto d’un fiato. Riga dopo riga il dramma vissuto da Agassi si fa sempre più incalzante. Una storia al limite, quasi inverosimile: il rapporto di odio/amore con il padre, l’odio e la contestuale dipendenza dal tennis, l’insana voglia di appiccare incendi, le menzogne raccontate persino a se stesso, le profonde sofferenze psicofisiche, i repentini sbalzi d’umore.

“Mi avvicino allo scaffale che ospita i miei trofei tennistici e ne prendo uno. Lo scaravento attraverso il soggiorno e la cucina. Si rompe in vari pezzi. Ne prendo un altro e lo scaglio contro il muro. Uno a uno faccio la stessa cosa con tutti i mie trofei. Coppa Davis? Smash. Us Open? Smash. Wimbledon? Smash, smash. Estraggo le racchette dalla mia borsa e cerco di fare a pezzi il tavolino di vetro, ma si rompono solo le racchette. raccolgo i trofei rotti e li scaravento di nuovo contro il muro e poi contro altre cose in giro per casa. quando non è più possibile frantumarli oltre, mi butto sul divano ricoperto dall’intonaco dei muri bucati. Ore dopo apro gli occhi. Controllo i danni come se qualcun altro ne fosse responsabile – il che in parte è vero. E’ stato qualcun altro. Quel qualcuno che fa la metà delle stronzate che faccio io”.

Ma “Open” ha anche momenti di grande respiro come l’incontro con Steffi Graf, che poi diventerà sua moglie, il rapporto con Gil Reyes, il suo preparatore atletico, la realizzazione del progetto dell’Andre Agassi College Preparatory Academy, una scuola che Agassi sceglie di far sorgere in un luogo che non avrebbe dato scampo ai ragazzi che vi nascevano, una scuola dove preliminarmente viene insegnato il Codice del Rispetto:

“L’essenza della buona disciplina è il rispetto.

Rispetto delle autorità e rispetto degli altri.

Rispetto di se stessi e rispetto delle regole.

E’ un atteggiamento che inizia a casa,

è rafforzato a scuola,

e si mantiene per tutta la vita”.

 

Open è un libro per tutti, come scrive anche Lorenzo Jovanotti sul retro del copertina: “Anche per chi come me non ha mai preso una racchetta in mano”. Tuttavia, a mio avviso, un centinaio di pagine si sarebbero potute anche evitare e, avrei preferito che i dialoghi fossero stati contenuti tra le virgolette.

 

Andre Agassi ha giocato a tennis come professionista dal 1986 al 2006. Ha vinto otto tornei del grande Slam ed è l’unico tennista al mondo ad aver vinto un Golden Slam, cioè i quattro tornei del Grande Slam più l’oro olimpico.

 

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