“Pastorale vesuviana” (Utopia Edizioni) è il titolo del nuovo romanzo di Tonino Scala. Tante storie per raccontare le complicazioni del vivere quotidiano; problematiche legate alla crisi economica, alla criminalità, al fenomeno dell’emigrazione, ma anche alla politica e al suo essere, talvolta, fuori tempo.
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In occasione della presentazione del libro, avvenuta ieri presso la Libreria Mondadori di Castellammare di Stabia, abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con l’autore.
Pastorale Vesuviana è la tua ultima fatica letteraria. Nell’incontro di presentazione hai parlato di un libro “schierato”, che prende una posizione (a mò di partigiano). Spiegheresti meglio questo concetto?
Si tratta di un libro partigiano nel senso che è dalla parte dei penultimi che credono di essere primi; in realtà sono i penultimi che si armano con il randello nei confronti degli ultimi. Una guerra, una guerra senza fine, una guerra tra poveri, una vera e propria lotta tra disperati di una terra che, attraverso i loro gesti, il loro vivere quotidiano costruiscono, appunto, la Pastorale Vesuviana.
Ad un certo punto, durante la presentazione, è stata letta la storia della gallina come mezzo di pagamento per l’iscrizione al Partito Comunista. La narrazione ha dato luogo a diverse discussioni e ha spostato l’attenzione sulla distinzione fra chiacchiere e fatti. Io, però, cinicamente, in questa storia, vedo un’altra metafora… “alla fine la gallina è il simbolo del fatto che il cittadino dà tutto quello che ha per partecipare alla vita sociale e politica perché crede ancora nel futuro, mentre il politico accetta di tutto; la gallina verrà spennata e mangiata”. E’ troppo cinica e lontana dalla realtà questa visione?
Diciamo che la tua è la visione di chi vede con disprezzo la politica perché non la sente utile. Le persone tendono ad allontanarsi dalla politica, ma fare politica non significa solo associarsi ad un partito politico, ma anche interessarsi a ciò che ci gira intorno, a ciò che ci circonda.
“La politica dovrebbe essere maggiormente al passo con i tempi”
All’incontro di presentazione di Pastorale Vesuviana, che come hai detto vuole essere uno schiaffo al lettore ed al cittadino per svegliarsi e reagire ai soprusi e agli scempi che sta subendo, o quanto meno invitarlo ad una riflessione per ribellarsi e tornare a vivere, erano presenti molte persone, ma ho notato che il più giovane ero io (41 anni). Solo un caso o un sintomo dei tempi?
E’ vero! E’ sempre più difficile parlare ai ragazzi. Il movimento ambientalista nato in questi mesi, ad esempio, è composto per lo più da ragazzi che tra un paio d’anni andranno a votare e, nessuno di loro si sente rappresentato da quelli che oggi sono nelle istituzioni maggioranza ed opposizione. Questo perché i tempi della vita reale sono molto più veloci della politica che dovrebbe essere maggiormente al passo coi tempi e capire quali sono le vere priorità; quella ambientale, ad esempio, è la priorità di questo periodo che stiamo vivendo.
Dall’incontro, visto il momento storico, è saltato fuori anche che Sorrento e Positano, due simboli del turismo e di cose che funzionano al Sud, intendono passare o lo faranno, alla Lega di Salvini. Cosa ne pensi in merito? Quanto è grave, se lo è, per il Sud appoggiare chi ha fatto del Nord l’unico motivo di vita fino all’arrivo nei palazzi che contano per la nazione?
Non è il passaggio in sé per sé del Sindaco di Sorrento e di quello di Positano alla Lega; è per quello che rappresentano Sorrento e Positano nel mondo.Sono il Sud, sono il Mezzogiorno, rappresentano un mondo, rappresentano Napoli nel bene e nel male. Un Sud che si sbraca a chi vuole il federalismo differenziato ( il federalismo ha distrutto tutto ciò che era possibile distruggere) è un Sud che non ragiona ed è questo che mi indigna. Parteciperò alla manifestazione in modo pacifico e moderato perché non è solo Sorrento che non si deve legare, è il Sud che non si deve legare a quell’idea, un’idea ricca di odio che alimenta odio ogni santo giorno.
Incontri come questi, ritengo, siano piuttosto importanti, perché partendo da un libro si riescono a fare discussioni che ormai non si tengono più nei consigli comunali, nelle sezioni di partito, nella società.