“Perchè parlavo da solo”– L’esordio di Paolo Bonolis come scrittore
Paolo Bonolis è sicuramente un grande comunicatore, ma alla scrittura non ci aveva ancora pensato, o meglio aveva preferito lo schermo televisivo per esprimere se stesso.
Oggi, la sua ironia, la sua intelligenza, la sua vivacità sono tutte racchiuse in “Perchè parlavo da solo” (Rizzoli), un sorta di diario in cui il popolare conduttore riflette sul senso della vita.
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“La felicità non esiste, esiste la dose giusta di soddisfazione”
Parlare da solo serve ad elaborare i propri pensieri e a volte a ribaltarli. Paolo Bonolis parla da solo per questo motivo, per ossigenare i propri pensieri e verificare se siano giusti o meno. Non si tratta di una patologia, ma di una pratica che nella sua semplicità aiuta a “sciogliere i nodi” e ad approcciarsi diversamente alla vita.
Bonolis confessa di essere “figlio delle bombe” perchè i suoi genitori, papà milanese e mamma salernitana, si sono incontrati sotto il colonnato del Bernini dove si riparavano per scampare alla guerra. Dai suoi genitori ha imparato una cosa importante, ossia che “non esiste la felicità, ma di volta in volta c’è la dose giusta di soddisfazione. Quando succede bisogna farci caso”.
“Volevo mettermi alla prova, dire tutto ciò che penso e lasciare queste pagine in eredità ai miei figli”
Nel libro edito da Rizzoli, arrivato nelle librerie il 1° Ottobre, Bonolis si interroga sul mondo, sulla felicità, sulla televisione, sull’amore, sulla famiglia, sullo sport, su Roma.
(Fonte foto: Pagina Facebook Paolo Bonolis)