É stato presentato ieri presso la libreria Tamu di Napoli “La trama alternativa. Sogni e pratiche di giustizia trasformativa contro la violenza di genere” di Giusi Palomba, edito da Minimum Fax.
Partendo da un’esperienza personale l’autrice racconta di correnti di femminismo antipunitivo e anticarcerario, di gestione di conflitti all’interno di comunità, di giustizia trasformativa quale mezzo per contribuire all’interruzione e/o alla riduzione della spirale della violenza di genere.
Un approccio laterale, alternativo, avvalorato dalla inefficacia nella maggior parte dei casi di misure punitive come la detenzione. In più occasioni, infatti, la misura carceraria ha dimostrato di non riuscire ad assolvere alla funzione rieducativa necessaria per il reinserimento del reo nella società. A testimoniarlo i dati sulla recidiva e sulla reiterazione dei reati.
La giustizia trasformativa che nasce guardando i conflitti da un’altra prospettiva punta, invece, alla trasformazione degli individui come risultato di una cultura collettiva di responsabilizzazione.
“La trama alternativa” di Giusi Palomba, sinossi
Cosa accade quando ad essere accusato di stupro è un attivista, agitatore culturale, alleato femminista, ed è il tuo migliore amico? E cosa accade se la sua comunità decide di rifiutare l’intervento della polizia e del sistema di giustizia dello Stato per iniziare un percorso di riparazione del danno e di trasformazione?
Giusi è appena arrivata a Barcellona quando incontra Bernat. In poco tempo diventa per lei un confidente, un mediatore prezioso, un amico, fino al giorno in cui viene accusato di violenza sessuale, e tutte le sue certezze vacillano.
In uno scenario più probabile, Bernat verrebbe denunciato, ci sarebbero delle indagini, un processo, forse una pena da scontare. In questa storia, invece, la donna che ha subito la violenza sceglie una via alternativa, in linea con la convinzione che ognuno possegga la capacità di riparare i danni inferti, di trasformarsi.
É l’inizio di un percorso collettivo, che coinvolgerà non solo lei e Bernat, ma l’intera comunità di cui fanno parte.