“Prima che il dopo sia tardi”, l’ultimo libro di Giorgio Bruzzone edito da Il Rio narra la storia di un uomo che, attraversata la soglia psicologica dei cinquant’anni, si ritrova a rivedere il suo passato. Inevitabile il confronto con il presente. Una grande nostalgia, ma anche acute osservazioni sullo scorrere inesorabile del tempo e sugli enormi cambiamenti sociali che si sono verificati in un lasso di tempo, tutto sommato, piuttosto breve. Una vera e propria rivoluzione o piuttosto un’involuzione?
“Prima che il dopo sia tardi” di Giorgio Bruzzone, recensione
Quasi un taccuino. Un testo molto scorrevole. Le riflessioni dell’autore legate allo scorrere del tempo e ai cambiamenti sociali che inevitabilmente ne conseguono. Un libro in cui sicuramente molti cinquantenni ritroveranno una parte di se stessi.
Il riflettore è puntato sulle nuove generazioni. Giovani che, nella maggior parte dei casi, crescono in una bolla, protetti e scortati costantemente dagli adulti. Una società anomala quella odierna. Una società nella quale i giovani vengono tenuti lontani dalla risoluzione di ogni problema. Una società che però al tempo stesso pretende che i giovani cresciuti nella bolla siano poi prestanti, competitivi, perfetti. Una fortissima contraddizione che certamente destabilizza. Come si può essere perfetti se non si commettono errori? Come si impara ad affrontare le problematiche della vita se c’è sempre qualcuno pronto a spianare la strada?
E ancora ricordi, tanta musica, soprattutto italiana e ancora poesie e richiami ad alcuni autori come Alessandro D’Avenia. Un libro per tutti.