Pucundria di Maria Rosaria Selo, quando il dolore diventa forza (recensione)


Dopo i consensi ottenuti con L’albero di mandarini e Vincenzina ora lo sa, Maria Rosaria Selo torna a commuovere e a coinvolgere i lettori con Pucundria pubblicato da Marotta & Cafiero, romanzo che conferma la straordinaria capacità della Selo di raccontare storie di resilienza ed emancipazione che toccano profondamente cuore e anima.

Protagoniste di questo nuovo capitolo narrativo sono Teresa e Anna, due donne apparentemente agli antipodi per scelte di vita, accomunate invece da un doloroso disegno del destino. Teresa è una guardia penitenziaria del carcere femminile di Pozzuoli. Anna è una detenuta. Tra le due donne nasce un rapporto di comprensione reciproca che si sviluppa in un delicato equilibrio fatto di empatia e riscatto. La narrazione esplora i traumi che entrambe hanno vissuto e le cicatrici rimaste ad entrambe.

“Ho la pelle dura e non mi faccio pungere dalle sue spine. Mi attengo al suggeritore nella botole che mi dice di ignorarla, e così faccio, a meno che non diventi violenta. Percorro il corridoio e in fondo vedo la figura sgualcita di Anna. È appoggiata alla finestra, porta la maglietta a maniche corte nonostante faccia molto freddo. Sparisce nei vestiti che indossa. La schiena è curva, come se avesse un masso poggiato tra le scapole, lo sguardo a terra, perso tra le grisaglie del pavimento.”

L’autrice riesce a coinvolgere il lettore grazie a una scrittura viva e pulsante, capace di trasmettere con autenticità i pensieri più intimi delle due protagoniste, ma anche quelli di personaggi indimenticabili quali Alice, Oprah, Eduardo, Emanuele, Filippo, Mariangela.

Pucundria di Maria Rosaria Selo, una scrittura autentica e coinvolgente

La forza di Pucundria non risiede solo nella trama, ma anche nella passione con cui l’autrice racconta quei luoghi e quelle emozioni che conosce bene per aver tenuto dei laboratori di scrittura con le detenute del Carcere Femminile di Pozzuoli, un microcosmo fatto di umanità, un luogo carico di storie e significato sociale che improvvisamente, dalla sera del 20 maggio, ha cessato di esistere a causa del bradisismo.

In un nota l’autrice scrive: “L’idea di questo romanzo è nata prima. Prima che il bradisismo aumentasse di intensità, prima che io tenessi i corsi di scrittura per le ospiti penitenziarie, prima che lasciassi Pozzuoli, prima che il Carcere Femminile chiudesse, lasciando nella disperazione centocinquanta detenute.”

Oltre a uno stile narrativo coinvolgente, Pucundria colpisce per i suoi colpi di scena che mantengono alta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. La Selo ci regala un romanzo intenso in cui il dolore diventa la scintilla per rinascere e guardare oltre, verso un futuro che, seppur incerto, è carico di possibilità. Non solo una storia, ma un grande spaccato di umanità.

Con Pucundria, Maria Rosaria Selo si riconferma una delle voci più autentiche e sensibili della letteratura italiana contemporanea. A distinguerla la sua straordinaria abilità nel trattare temi complessi e spesso intrisi di dolore con una delicatezza rara e una profondità emotiva fuori dal comune. Ogni sua storia, pur radicata in contesti specifici, si espande verso temi universali che toccano profondamente il lettore, offrendo non solo un’esperienza narrativa coinvolgente, ma anche un’opportunità di introspezione e crescita personale.

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LEGGI ANCHE: PUCUNDRIA, L’INQUIETUDINE DELL’ANIMA A NAPOLI 

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