<strong>“Quinto libello di pezzi tesotici” (Controluna -Edizioni di poesia) è l’ultimo libro di Giovanni Sollima, medico chirurgo catanese specializzato in psichiatria, giudice onorario minorile, scrittore e poeta, autore di racconti brevi e liriche.
“Quinto libello di pezzi tesotici” di Giovanni Sollima – Intervista all’autore
Ho appena terminato di leggere il “Quinto libello di pezzi tesotici“, raccolta di liriche che ho apprezzato molto. Uno scrigno di emozioni che suggerisce alla mente del lettore immagini precise, come quelle fotografiche che restano nei ricordi per sempre. Ho desiderato saperne qualcosa di più. Per questo motivo ho rivolto qualche domanda all’autore Giovanni Sollima che ringrazio per la sua disponibilità.
- Nei versi di questa tua ultima raccolta emergono innegabilmente le tue origini siciliane. Quanto i luoghi della propria esistenza possono influire sulla sensibilità di alcune anime? Tantissimo! È un legame indissolubile e, di per sé, molto poetico. Nei miei versi c’è la sicilianità delle strade che affronto tutti i giorni, del raggio di sole che aspetto e che incontro; c’è l’aria dell’Etna e la vista del mare; c’è la profondità di un pensiero sublime e antico, la significatività della parola e del gesto; un abbraccio sensibile, doloroso e mitico del destino.
Immagine dell’Etna nei tuoi occhi,
riflesso di bellezza e candido azzurro.
Su un ciottolo di lava
ho installato la mia danza,
che in un anello si avvolge.
- La poesia ha un grande valore terapeutico. Oltre ad essere uno scrittore ed un poeta, sei uno psichiatra e dunque, meglio di chiunque altro, puoi illustrarci la funzione terapeutica della poesia. La poesia ha un valore terapeutico naturale. Ha una capacità ancestrale di legarsi con i sentimenti degli uomini e di toccare le corde più intime del proprio essere emozionale. In ambito terapeutico e riabilitativo viene usata per il suo alto potere evocativo e sublimativo. In questo caso, nel quadro delle arti-terapie, si parla di poesia-terapia o psico-poetry.
- Nelle scuole, purtroppo, la poesia viene trattata sempre meno. Non sono un dinosauro, ma ai miei tempi si studiavano e imparavano a memoria poesie quasi tutte le settimane. Perché, a tuo avviso, questa inversione di tendenza? Viene trattata sempre meno perché al giorno d’oggi non c’è una sensibilità educata alla capacità percettiva e interpretativa estetica della realtà. C’è una scarsa educazione all’arte e alla lettura dell’armonia e dell’espressione del bello, pure con conseguente scarsa cura del nostro comune, immenso e privilegiato, patrimonio d’arte e lingua. La scoperta di certi spazi espressivi e lirici sta diventando sempre più privata e personale, perciò legata ad un sensibile moto di percezione e conoscenza individuale.
- “Quinto libello di pezzi tesotici” – Ho apprezzato molto la tua raccolta. Svelaci un mistero. Cosa intendi per “tesotici”? I “pezzi tesotici” sono componimenti di poesia lirica ed hanno questo nome perché derivano tutti dall’inedita raccolta cronologica madre dei diversi e progressivi libelli, denominata “Tesos”, mio termine originale, di risonanza classica, derivante dall’unione delle abbreviazioni “tes.” e “os.”, tessuto osseo, che è immagine suggestiva solidale con vissuti di studi biomedici, nonché evocativa di rimandi letterari. La durezza viva della realtà, passata al vaglio interpretativo e rappresentativo del poeta, è continuità significativa dello spazio proprio percepito, sintonia di coscienza e sinfonia del tempo.
- So che è difficile, e forse impossibile, ma se fra tutte le tue poesie, dovessi sceglierne una che meglio ti identifica, quale sceglieresti e perché? In quarta di copertina è messa in evidenza “Gocce di futuro”, una poesia che rappresenta un momento in cui uscivo da un periodo critico e doloroso. Ma altre sono particolarmente significative. Tra tante mi viene di suggerire “Viaggio nel cuore”. È, in modo esistenziale, una lirica dedicata alla mia Sicilia.
Gocce di futuro
dietro un muro
di pianto. Passi
ritorti su d’un’esistenza
che si distende oltre,
rimani in carreggiata
accanto alle ideali vie
intorno ad un’uscita
che avvolge le forme.
- La raccolta è uscita in un periodo in cui non è possibile fare incontri, presentazioni, firma copie. In alternativa dirette online a tutto spiano, una grande opportunità o solo un ripiego? Diciamo che è un ripiego, che dà una grande opportunità. È sostanzialmente un ripiego, perché niente può sostituire l’incontro e il contatto diretto con i lettori, il pubblico interessato e appassionato. È, comunque, un’opportunità, giacché è una concreta mano tecnologica, che l’evoluto presente ci offre. Credo che dovremo abituarci a queste forme di dialogo ed interscambio; a certe modalità di meeting e conferenze, pure e soprattutto in ambito lavorativo e operativo.
- Quali sono le tue aspettative in merito a questa tua ultima raccolta? La raccolta viene fuori dopo quasi dieci anni dalle mie ultime pubblicazioni: “La taverna di Alfa Ninnino”, l’unico mio libro pubblicato di prosa creativa, e il “Quarto libello di pezzi tesotici”, entrambi del 2011. Il “Quinto libello” rappresenta una ripresa del progetto “tesotico” e contemporaneamente un nuovo debutto. Si propone come una fonte cristallina di dialogo con quel lettore, che, entrando in risonanza con le liriche, le faccia senso-percettivamente proprie.
- Hai già dell’altro che bolle in pentola? Puoi anticiparci qualcosa? In ambito poetico vorrò di certo dare continuità al progetto “tesotico” con il “Sesto libello”, seppure nell’immediato e per un certo periodo sarò concentrato sulla divulgazione e promozione del “Quinto libello ”. Ho in mente, poi, di pubblicare una raccolta di liriche, che danno corpo ad una poesia meno soggettiva e più narrativa, più inserita nel contesto d’avvenimento e riflesso storico e sociale: sono i componimenti che fanno capo al progetto di “Matelquick il folletto”.