Record of Ragnarok – L’angolo del Nerd dell’Otaku


Concilio del Valhalla. Le divinità di ogni Pantheon (greco, norreo, indiano) sono giunte ad una conclusione: l’Umanità deve essere sterminata. Ma la Valchiria Brunilde propone agli Dei una sfida, il Ragnarok: tredici lottatori umani contro tredici lottatori divini, in scontri uno contro uno. La prima fazione che arriva a sette vittorie vince. Sterminio in caso di vittoria degli dei, altri mille anni di vita in caso di vittoria umana. Brunilde riesce nel suo intento pungolando l’orgoglio degli stessi dei. Ha inizio così il Ragnarok.

La serie, scritta a quattro mani Shinya Umemura e Takumi Fukui e disegnata Chika Aji, è stata trasposta come anime su Netflix nel 2021 in dodici episodi che coprono fino a metà del quinti volume (con unsecodna stagione in uscita) mette subito in chiaro una cosa: è una cafonata pazzesca. Niente dietrologie, niente sofismi, niente messaggi fra le righe. Solo un manga, ed un anime, fatto di pugni in faccia, calci nello stomaco, spade e martelli e cozzano.

La storia che non la pretesa di sopravvalutarsi, che non inganna, che soprattutto ha ben chiara la sua identità: uno shonen fatto solo ed esclusivamente di botte. Volete altro? Allora cercate altro. Non ci sono Naruto o Rufy a fare pistolotti sull’amore o l’amicizia, solo duelli all’ultimo sangue.

Punto di debolezza? No, di forza in questo caso. Record of Ragnarok vuole solo intrattenere, divertire, far spegnere il cervello al lettore (o spettatore). E riesce perfettamente nel suo intento. Basta pensare a questo: nell’elenco dei combattenti umani sono presenti: Adamo, Jack Lo Squartatore, Nicola Tesla e Grigori Rasputin. O anche alla protagonista Brunilde, la prima delle Valchirie. Volgare fino al grottesco (tanto da definire Zeus un vecchiaccio pervertito di merda), nevrotica e lunatica.

Se il manga si mantiene su livelli tecnici medio alti, l’anime, purtroppo, non brilla così tanto. I disegni sono molto belli, e anche le musiche sono fantastiche. C’è una perfetta alternanza fra canti gregoriani, musica classica suonata con l’organo a musiche hard metal. Sono alcune animazioni a storcere il naso. Sembrano tante immagini fisse animate facendo girare le pagine di un libro. O il ricorso, in alcuni casi, ad una inutile CGI.

In conclusione: Record of Ragnarok è un’opera brutale e violenta che, nonostante alcune pecche, riesce a intrattenere e a divertire il giusto. Una cafonata molto divertente ed estrema, senza pretese ma, proprio per la sua consapevolezza, riesce ampiamente nel suo intento.

Leggi anche: L’immortale – L’angolo del Nerd e dell’Otaku


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