Regine, la Storia al femminile


E’ stato presentato alla libreria Vitanova con Pier Antonio Toma, per il pubblico napoletano, il libro “Regine” di Nadia Verdile, pubblicato da Pacini Fazzi Editore. Successo di pubblico per gli abituali frequentatori della libreria di Via Gramsci appassionati lettori di saggistica e di cultura gastronomica campana, un gradito ritorno per coloro i quali hanno apprezzato l’eloquio della Verdile alla precedente presentazione, incentrata sulla figura di Matilde Serao e parte di un progetto editoriale che vede l’autrice alla direzione della collana “Italiane”.

“Regine” è figlio di un lavoro complesso, di lunga ricerca, di approfondimenti, di collegamenti tra l’ Europa e la corte di Napoli.

Volutamente lontana dal gergoletto che contraddistingue un testo per studi accademici da un volume di approccio squisitamente divulgativo, la narrazione sempre vivace e accurata dell’ autrice sottolinea la vicenda umana di dieci donne, sovrane di un regno che si è trasformato fino a perdersi sotto la scure garibaldina dell’ unità d’ Italia.

Ritratti femminili che restituiscono immagini assai lontane da quelle edulcorate da Ernst Marischka nel suo “La principessa Sissi”, la cui sorella, Maria Sofia di Wittelsbach, fu l’ ultima regina consorte delle Due Sicilie,  e che viene definita nel libro come la coraggiosa, l’intrepida, l’eroica. Moderna, intelligente e lungimirante, la sua politica estera rappresentò forse l’ultima opzione possibile per evitare la scomparsa del Regno.

Sullo sfondo, il ben congegnato disegno di Maria Teresa d’ Asburgo, ombra onnipresente del racconto e delle vicende storiche, forte delle sue undici femmine e di cinque maschi attraverso i quali venne attuata gran parte delle politiche matrimoniali tra la sua casata e quella dei Borbone. Decretando,di conseguenza,  gli equilibri del potere in Europa per lungo tempo.

Da Carolina Bonaparte, icona di sfrontata bellezza ma capace altresì di diventare prima in ordine di successione del Regno delle Due Sicilie alla savoiarda Maria Cristina, la reginella santa morta per le complicazioni del parto passando per la bellezza di Lucia Migliaccio e la dolcezza della borghese Julie Clary, la Verdile ci dimostra, dati alla mano, che spesso “il marito regna e la moglie governa”. A dispetto anche dei limiti imposti dalla disparità di genere, queste donne “hanno faticato il doppio per vedersi riconoscere la metà”, sovrane che dovevano stare “un passo indietro” e spesso, invece, sono state “due passi avanti”.

 

 

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