Il libro di Mauro Giuseppe Lepori, arricchito da una bella prefazione di Angelo Scola “Simone chiamato Pietro”, parla di colui che da semplice pescatore diventerà il primo Capo della Chiesa
La storia di Pietro di colui che il Cardinale Angelo Scola chiama il Principe degli apostoli, è narrata con acuta capacità di penetrazione psicologica, nel suo inconfondibile timbro umano, in cui ciascuno può riconoscersi.
Nelle pagine iniziali viene descritto l’insorgere della fede incontro che svela l’uomo a se stesso e Simone il suo nome originale di Pietro, non aveva mai misurato come ora l’importanza della sua vita e della libertà.
Simon Pietro ha deciso di lasciare tutto e seguire Gesù nel suo cammino (memorabili le parole di Cristo quando dice che vuol seguirmi rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”
E Pietro lo ha fatto è stato un apostolo fedele malgrado il suo carattere burbero ha sempre seguito il suo Maestro e non lo ha mai tradito escluso quando lo rinnegò due volte prima che Gesù fosse messo in croce affermando di non conoscerlo per poi pentirsi e piangere amaramente.
Per Pietro la sequela di Cristo esalta la libertà e ne radicalizza il dramma: “non avrebbe più potuto andare al fondo di quell’amicizia senza abbracciare il destino oscuro del Maestro”.
Inoltre gli si impone un’evidenza: la verità, la salvezza del suo io è il rapporto con Quest’uomo ”Senza di lui la sua vita era come uno sguardo fissato sul proprio nulla”.
Anche noi dovremmo imitare Pietro metabolizzare gli insegnamenti di Dio e cercare di seguire la retta via, ma purtroppo la società nichilista e neodecadente è molto restia dal farlo mentre Pietro malgrado il suo carattere, ha sempre seguito Gesù che lo ha designato a Capo della Chiesa è stato crocifisso come il suo Maestro a causa della cupidigia di Nerone.