Un autore al mese: Intervista a Francesco Cusa


Anno nuovo, rubriche nuove. Così nasce la rubrica “Un autore al mese” che ci permette di conoscere meglio un autore, ma soprattutto la genesi di un libro. Un libro è una sorta di viaggio che induce il lettore ad immaginare una storia e ad adattarla a se stesso, ma quella storia prima di arrivare al lettore, l’autore l’ha già raccontata più volte a se stesso.

Erri De Luca nei panni da lettore, dice: “Questo è quello che io cerco almeno nei libri quando li apro, il pezzetto che è stato scritto per me. Uno scarto, un brusco scarto di intelligenza e sensibilità che mi spiega qualcosa di me. Cosa che suppongo possedevo già sotto la pelle, ma che non sapevo dire…”

Cosa cerca un autore quando butta giù le sue righe? Attraverso questa nuova rubrica cercheremo di scoprirlo.

L’autore del mese: Francesco Cusa

L’autore del mese di Gennaio è Francesco Cusa, che oltre ad essere uno scrittore è un musicista (batterista e compositore). Cusa nasce a Catania nel 1966. Si trasferisce a Bologna nel 1989, dove si laurea al Dams. Collabora con artisti provenienti da varie parti d’Italia e negli anni, suona in tutto il resto del mondo. E’ scrittore di racconti, romanzi e poesie. Ha pubblicato diversi articoli di musicologia e di critica cinematografica. Cusa viene considerato tra i protagonisti più innovativi della musica improvvisata.

Potete seguirlo qui.

“Vic” (Algra Editore)

Dopo aver letto “Vic” che, a tratti, mi ha ricordato “La mischia” di Valentina Maini, ho voluto saperne di più; per questo ho chiesto a Francesco Cusa di raccontarci come è nato il personaggio di Vic,  aspirante scrittore che, dopo tanti rifiuti da parte del suo editore, finalmente riesce a trovare una storia convincente: la storia della sua stessa vita, delle sue allucinazioni, delle sue sregolatezze e della sua angosciosa noia.

  • Francesco, come nasce il personaggio di Vic?

Vic è un ragazzo-uomo maturo-anziano che vive la sua schizofrenica vita di scrittore in un luogo immaginario del Sud dell’Italia: Cotrone. È un personaggio che rappresenta il trauma irriducibile, il caso clinico principe oggetto delle ricerche dei freudiani. Fortunatamente lui se ne sbatte di tali indagini, giacché egli rappresenta il cortocircuito di ogni narrazione clinica volta all’individuazione del caso topico, del “problema” su cui orchestrare la riuscita di un progetto teorico.

  • Vic è senza dubbio un personaggio controverso. Della sua originalità colpiscono soprattutto i suoi pensieri sulla morte e quelli legati all’amore. Qual è il messaggio che hai inteso lanciare attraverso la stravaganza di Vic?

Vic nasce per ridonare all’Occidente l’aura mitica della legge di natura, ciò che prevale rispetto alla legge morale; in buona sostanza per restituire l’uomo alla sua sacralità. Forse è giunto per consentirmi di esplorare alcuni aspetti oscuri della mia coscienza. Vic si muove nel paradosso della sua vita sregolata e la sua traiettoria incrocia quella del microcosmo di Crotone, invischiando in una ragnatela tutti i personaggi del romanzo. In un certo senso egli è una sorta di santo, di martire, e come tutti i martiri è spinto fino agli estremi del sacrificio in virtù di una visionarietà che non conosce, appunto, limiti terreni. Cotrone è un non-luogo, una specie di realtà morfologica alienata, un limbo posto fuori o sul limitare del Divenire in cui si muovono i protagonisti del romanzo (della mente di Vic, di quella dell’autore). È tutta una periferia di qualcosa, una palude metafisica in cui i morti paiono più vivi dei vivi. Forse mi riconosco in questa esplorazione del limite, inteso più in chiave spirituale che materico-corporale, nella costante ricerca della relazione tra mondo dei vivi e mondo dei morti.

  • Quali sono stati i primi feedback? Cosa ti aspetti da questo libro?

Direi molto buoni. Il più bel complimento è di chi mi ha detto di averlo finito in un solo giorno. Mi aspetto che sia, naturalmente, un buon successo e che le vicende di Vic riescano ad emozionare il lettore. Come sempre nelle mie opere, sia letterarie che musicali, cerco di muovere le coscienze verso aspetti primari del fondamento dell’essere. Che un romanzo nel 2021 posta destare ancora fastidio, disturbo, perturbamento, trovo sia paradossalmente sano, nella società della prestazione, che produce per converso legioni di depressi, di assuefatti che vegetano ai margini di una protesta che non può più esprimersi in un limbo di soggettività deprivate di immaginario e visionarietà. In questo senso Vic è un personaggio negativo che si oppone alla positività priva di limiti (e perciò logorante) della normalizzazione, l’ultimo baluardo identitario contro l’omologazione.

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  • A chi consiglieresti di leggere il tuo libro?

Agli anticonformisti, agli amanti del pericolo, agli utopisti, ai jazzisti, a uomini e donne in perenne ardore.

  • Nella tua vita, due potenti mezzi di comunicazione: la musica e la scrittura. Come riesci a conciliare le due cose?

Esplorando nuovi mondi, sondando i limiti percettivi e della fantasia. Compito di ogni artista è quello di scavare, con picconi, zappe, mani e unghia, di divorare l’esistente, di non lasciare spazio alla tergiversazione. Ogni artista compie gesti totalizzanti e assoluti. Scrivere è una vocazione non un lavoro, e produce lacrime di estrema gioia, così come suonare o dipingere. Solo da queste lacrime possono sgorgare stille di senso. È un costante lavoro di scavo teso a rimuovere le macerie della psicanalisi per penetrare più a fondo nella ricerca: è il campo dello sciamano, del visionario, del Magus, dei veri speleologi dell’Anima.

  • Progetti futuri. A cosa stai lavorando ora?

Ho appunto quasi terminato la mia quinta raccolta poetica “Il Giusto Premio”, un nuovo romanzo – “2056” – di natura distopica e fantascientifica, una raccolta di sonetti dal titolo “Rime Sboccate”, un altro saggio dal titolo “L’Orlo Sbavato della Perfezione”. Poi due nuovi cd in procinto di essere editi.

  • In poche parole chi è Francesco Cusa?

Un inguaribile ottimista alla ricerca della Pietra Filosofale.

  • Cosa sogni o cosa ti aspetti da questo nuovo anno?

Ciò che verrà sarà comunque benvenuto e, a suo modo, perfetto.

 

 


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