Un autore al mese: Intervista a Maria Elisabetta Giudici

Per “Un autore al mese” ho avuto il piacere di incontrare Maria Elisabetta Giudici, autrice del romanzo storico “I Guardiani delle Aquile” edito da Castelvecchi, un libro che ho apprezzato molto non solo per lo stile narrativo, fluido e coinvolgente, ma anche perché  mi ha permesso di conoscere ed assaporare la cultura di un popolo lontano. Pagina dopo pagina mi sono ritrovata a compiere un meraviglioso ed appassionante viaggio culturale alla scoperta dei Guardiani della Aquile.

 

 

I Guardiani delle Aquile. Trama: Tristan Ek, un marinaio italo irlandese che viaggia sul mercantile borbonico Clementina diretto verso le Indie, assiste impotente al misterioso eccidio dell’intero equipaggio. Inizia per lui un lungo viaggio dalla Malesia all’Uzbekistan, all’inseguimento frenetico di una promessa. Arkadiy Makarov, ufficiale dell’esercito imperiale russo, parte da San Pietroburgo diretto in Uzbekistan, per una pericolosa missione diplomatica I l loro viaggio si mescolerà all’annodarsi di relazioni sorprendenti e uniche.

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Per “Un autore al mese” intervista a Maria Elisabetta Giudici

  • La storia narrata nel Suo ultimo libro si svolge nel 1800, eppure i Guardiani delle Aquile ai quali si è ispirata per la stesura del Suo romanzo, esistono realmente ancora oggi. Lei che li ha incontrati ci racconta chi sono?

La caccia con le aquile è tutt’oggi praticata in Asia Centrale, anche se questa attività si è drasticamente ridotta.  I cacciatori sono uomini e donne che addestrano le aquile fin dal loro essere pulcini, e li usano come arma di caccia per al massimo due anni. Dopo quel periodo le aquile ridiventano libere. Ecco perché li ho chiamati non “padroni delle aquile”, ma “guardiani”.

  • Il libro è ricco di descrizioni. Il lettore viaggia con Tristan e Arkadjy. Attraverso le sue parole il lettore “vede” tutti i luoghi del disperato viaggio compiuto da Tristan. Possiamo ritenere “i luoghi” i veri protagonisti di questo suo ultimo lavoro?

Si è esatto.” Il luogo” è il vero protagonista del libro. Il luogo è un territorio espressivo di identità, è la patria dell’anima, è tutto ciò che ci determina. I miei personaggi viaggiano, sono sempre in movimento, sono quasi ipercinetici, perché il viaggio è come una porta aperta che ti fa passare da una realtà a un’altra, e ognuna di queste realtà ha come sfondo un luogo.

Osservò ancora per un istante quel piccolo pezzo d’Oriente così apparantemente felice e gli sembrò che lì, in mezzo a quella allegoria di colori e visi soddisfatti, nessuno potesse sentirsi solo. I bambini crescevano insieme per la strada, le donne si scambiavano chiacchiere, preparavano il pranzo comune sorridendo e gli uomini vivevano del porto come fosse un orizzonte. Camminò per un sentiero di terra battura, una striscia color zafferano che serpeggiava tra gli alberi, fino a che intravide un vuoto. Allungò il passo curioso. Lo spettacolo che si trovò davanti fu indimenticabile: la sterminata piantagione di spezie si stendeva in un arcobaleno di colori e aromi. Un limbo tra cielo e mare, dove il bianco della vaniglia, gli azzurri intensi dei fiori di borragine, il rosa del pepe, il rosso della cannella e il verde fangoso del cardamomo erano disposti in sequenze regolari di magnifiche gradazioni.

  • Quanto è stato difficile descrivere i pensieri, le emozioni, gli stati d’animo di un uomo, di un marinaio irlandese del 1800?

Ho cercato di immedesimarmi nel suo dolore per la perdita di un affetto, di viaggiare con lui, di essere a bordo di quel brigantino, di osservare le albe e i tramonti, insomma di descrivere “i miei viaggi”,  quelli che ho fatto realmente, e parlarne non mi è risultato difficile proprio perché ne sono stata la protagonista.

  • Se Tristan fosse vissuto oggi avrebbe ugualmente dato seguito alla sua promessa?

Oggi la lealtà è una qualità dispersa nella maggior parte degli uomini. Allora, nell’Ottocento mantenere una promessa era questione di onore, oggi l’onore non so se è ancora una parola usata. Quindi la risposta è no.

  • Cosa si aspetta da questo libro? Quali sono stati i primi feedback?

Oggi vanno molto di moda i sequel, forse perché le persone hanno bisogno di affezionarsi ad un personaggio, o a un qualcosa. Io non sono portata per “i seguiti”. Racconto storie che iniziano e finiscono, quindi non so se il mio libro piacerà. Certamente è piaciuto molto a chi lo ha letto, ma come al solito la diffusione di un libro è una scommessa che non sempre coglie nel segno. Aspetto e vedrò.

  • A chi consiglierebbe la lettura del suo libro?

Lo consiglierei a chi vuole viaggiare e non può, a chi dovrebbe necessariamente uscire dalla sua realtà ed entrare in un’altra a chi non ha capito che viaggiare è vivere, a chi vuol sentire parlare di promesse, di lealtà, di vite vissute e di vite spezzate.

  • Progetti futuri? A cosa sta lavorando ora?

Io sono un architetto, una viaggiatrice e una scrittrice: spero in un futuro con la produzione di una grande opera architettonica, in un viaggio meraviglioso in un luogo a me sconosciuto e in un quarto libro migliore degli altri. Una sola di queste tre cose mi basterebbe.

  •  Se si dovesse definire…chi è Maria Elisabetta Giudici?

Come ho detto prima sono un architetto in cerca della sua “opera”, una viaggiatrice in cerca di “emozioni” e una scrittrice in cerca del suo “capolavoro”.

 

(Foto di Paolo Ferrera)

 


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