“Uno” di Alberto Cioni (Ensemble) – Recensione


“Uno”,edito da Ensemble, è il libro d’esordio di Alberto Cioni, giornalista, redattore di testi per programmi tv e correttore di bozze per case editrici.

“Uno” di Alberto Cioni (Ensemble)

Si tratta di un romanzo di formazione che narra il viaggio iniziatico di Pietro Neveni, giovane di umili origini che, spinto da ambizioni letterarie, decide di lasciarsi alle spalle le ristrettezze culturali della sua città e della sua modesta condizione, trasferendosi a Milano.  Qui, Pietro incontra François, un ragazzo francese con cui instaura una fertile amicizia intellettuale e grazie al quale si trasferisce a Parigi.

A Parigi il giovane Pietro incontrerà diversi personaggi e vivrà nuove esperienze. La Villa Lumière sarà per Pietro anche il luogo dove riscoprirà l’antico richiamo della scrittura.

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Recensione

L’amicizia tra Pietro e François, per alcuni versi mi ha ricordato quella tra Guido e Mario, i protagonisti di “Due di due” di Andrea De Carlo. Due giovani che si incontrano per caso. Uno dei due è leader. L’altro segue l’amico nei pensieri e nelle azioni. Curiosa anche la coincidenza dei titoli dei due libri: “Uno” e “Due di due”.

A parte questa curiosità il libro si lascia leggere volentieri anche se in alcuni momenti la trama si appiattisce. Ho apprezzato molto le pagine in cui l’autore descrive il rapporto del protagonista con la scrittura.

La scrittura, François, è un’arte affascinante, ma è molto faticosa e sfuggente; nella sua natura c’è questa sorta di contrappasso: tanto è facile leggere un libro, quanto è complicato scriverlo. Ma credi, è infida. Ogni volta che rivedo i miei racconti e le mie poesie, trovo imperfezioni nei contenuti, per non dire nella sintassi, nel lessico e nella punteggiatura. L’opera sta là sulla pagina, ferma e immobile, che sembra finita, che non ci sia altro da correggere e da aggiungere. Poi mi nascono dei dubbi, e ricomincio a leggere e rileggere, ma come un magma mi scivola via come un’anguilla. Sembra morta, invece, lei è viva! la modifico, e di nuovo mi sfugge. Ecco com’è! Si dice che il femminino sia volubile, invece una donna, al cospetto della scrittura credo sia molto più costante!”

Pagina dopo pagina emerge un sordo dolore: l’idea che uno scrittore sia destinato a restare solo, come se la scrittura potesse in qualche modo spingere un uomo ad estraniarsi dalla vita che conducono tutti gli altri.

I personaggi sono ben caratterizzati. François ha fascino e carisma e prende tutto con leggerezza. Pietro, al contrario, è riflessivo, incerto e a volte tormentato. Non male anche i personaggi femminili. Tra essi spiccano la sig.ra Orlèac e Giselle.

“Bisogna osservare la vita come un fanciullo. Non dobbiamo perdere la sorpresa e la curiosità che gli stessi bambini provano davanti alle cose, altrimenti rischiamo di smarrire la fantasia, l’immaginazione, l’esistenza perde di verità e di bellezza” rispose la signora Orlèac.

Protagonista indiscussa del romanzo anche la Ville Lumière. Cioni ne descrive minuziosamente ogni angolo. Sembra quasi di camminare accanto a Pietro.

Un colpo di scena ed un finale aperto mi lasciano pensare che di Pietro Neveni presto ne sapremo qualcosa di più.

 

 

 

 

 

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