Il Circolo Degli Artisti, dopo la bella esperienza estiva del Roma Village, riapre i battenti (anche se in realtà non li ha mai chiusi), per non lasciarvi soli per più di qualche giorno.
Quindi nuova stagione e nuove avventure per lo storico club di Via Casilina Vecchia 42, che quest’anno spegnerà anche le sue prime 25 candeline.
Come sempre tanta musica dal vivo, italiana e straniera, soprattutto una grande attenzione alle nuove tendenze musicali.
Non a caso il concerto che aprirà ufficialmente la stagione Mercoledì 11 Settembre sarà quello dei newyorkesi BEACH FOSSILS, all’interno di Fsncps Live Experience, che con il nuovo album Clash The Truth si sono confermati uno dei gruppi di punta dell’indie rock mondiale.
Tra gli altri nomi da segnalare su Settembre Giovedì 19 Pop Circus Party con SUMMER CAMP e SPLASHH, Martedì 24 FUCK BUTTONS, ADRIANO VITERBINI vs GIONATA MIRAI Mercoledì 25, AU REVOIR SIMONE Venerdì 27 e Lunedì 30 BLACK ANGELS.
Su Ottobre LLOYD COLE Martedì 01, Lunedì 07 SHOUT OUT LOUDS, NO AGE Lunedì 21, Mercoledì 23 65DAYSOFSTATIC e molto altro ancora nei mesi a venire.
Per gli appuntamenti fissi confermate le serate del weekend che ci terranno compagnia tutto il lungo inverno romano, il Venerdì si ballerà con le sonorità anni ‘80 LORETTA, il Sabato disco indie/rock con SCREAMADELICA e la Domenica l’aperitivo artistico di WI-FI ART.
E ancora, una volta al mese, ci saranno Giovedissimo, La Tua Fottuta Musica Alternativa, Mercurio e Glamda e l’attesissimo appuntamento per gli amanti del modernariato con il Vintage Market.
Inoltre con gli amici del cinema/bistrot Kino festeggeremo Martedì 10 Settembre, con un fantastico party, la chiusura del loro villaggio estivo nel nostro giardino.
Per rimanere aggiornati sulla nostra programmazione, seguiteci sul sito ufficiale http://www.circoloartisti.it o sulla nostra pagina fb http://www.facebook.com/circolodegliartisti
Ecco quindi i principali appuntamenti musicali di Settembre ed Ottobre
MERCOLEDI’ 11 SETTEMBRE
Fsncps Live Experience & Circolo Degli Artisti
presentano
BEACH FOSSILS e guest
porte
20:30
live
21:30
ingresso
8 euro + d.p.
I Beach Fossils nascono nel 2009 come progetto solista di Dustin Payseur. Dopo aver registrato l’omonimo album d’esordio, suonando tutti gli strumenti, Dustin firma per la Captured Tracks e trasforma il progetto in una vera band partendo per un lunghissimo tour in giro per il mondo, con una line up che vede alternarsi ben 12 batteristi e 3 chitarristi.
Nel marzo del 2011 Payseur insieme al bassista John Pena registra l’Ep What a Pleasure ottenendo l’approvazione di tutta la stampa specializzata. Subito dopo questa uscita, la band intraprende un nuovo tour in Usa e Europa.
Nel luglio del 2012 il bassista John Pena esce dal gruppo per dedicarsi a tempo pieno alla sua band Heavenly Beat. Dustin e il batterista Tommy Gardner entrano quindi in studio nell’autunno del 2012 con il produttore di The Men, Ben Greenberg per registrate il secondo album con l’obiettivo di catturare nelle registrazioni, se non nello stile musicale, almeno nello spirito l’entusiasmo e l’immediatezza del punk.
I titoli dei pezzi parlano da soli: “Generational Synthetic,” “Caustic Cross” and “Burn You Down. L’album, che vede anche la partecipazione di Kazu Makino (Blonde Redhead), segna un evidente passo avanti nell’universo sonoro dei Beach Fossils che si dissocia dal suono lo-fi e casalingo dell’esordio per ottenere un suono più energico, vitale e vicino all’esperienza catartica del live.
GIOVEDI’ 19 SETTEMBRE
Pop Circus Party
w/
SPLASHH + SUMMER CAMP
opening act
Love The Unicorn
porte
20:30
live
21:30
ingresso
7 euro + d.p.
SUMMER CAMP
Dopo diversi singoli di successo, Jeremy Warmsley e Elizabeth Sankey, ovvero SUMMER CAMP, finalmente arrivano in Italia per presentare il loro debut album “Welcome To Condale”, prodotto da Steve Mackey dei Pulp sulla prestigiosa etichetta Moshi Moshi, che li ha già consacrati tra le nuove indie pop band inglesi più interessanti del 2012. Assolutamente da non perdere.
SPLASHH
Gli Splashh sono un quartetto di rock psichedelico quattro formatosi a Hackney, East London.
La band è composta da ex-Colori e Mieli Coshercot / Cervello Schiavi frontman e chitarrista Sasha Carlson, controlli ex batterista Jacob Moore ed ex membri INTL, chitarrista / synth giocatore Toto Vivian e il bassista Thomas Beale. Anche se formate e con sede a Londra, Carlson e Moore sono dalla Nuova Zelanda, dall’Australia e Vivian Beal da Telford, Inghilterra. Citano Pixies, New Order, The Velvet Underground e Deerhunter come influenze.
La band ha ricevuto ottime critiche da NME, The Guardian The Fly e BBC 6Music.
Splashh firmato a Luv Luv Luv record nel 2012 e hanno pubblicato tre 7 “single” bisogno “,” vacanza “e” All I Wanna Do “nel Regno Unito La band ha pubblicato il suo album di debutto ‘Comfort’ negli Stati Uniti il 4 giugno , 2013, e lo distribuirà nel Regno Unito il 2 settembre 2013 tramite Luv Luv Luv Records.
‘Comfort’ è costituito le prime canzoni Carlson e Vivian ha scritto e registrato in camera di Toto a Londra, con Toto producendo l’album.
Nei primi mesi del 2013 Splashh sono stati aggiunti alla line up per il festival Field Day, Benicassim, Liverpool Sound City, Best Kept Festival Segreto (Paesi Bassi), Midi Festival (Francia), Hultsfred Festival (Svezia) e Reading_and_Leeds_Festivals. La band ha anche annunciato un tour completo degli Stati Uniti per aprile 2013 giocando con il Generationals e Blood Red Shoes.
LOVE THE UNICORN
Love the Unicorn è un progetto nato a Saragozza davanti ad un piatto di tapas. E’ a Roma che lentamente prende forma. Insieme autoproducono “Back to ’98”, un EP di 3 brani ben recensito dalle webzine di tutta Italia. Dopo un breve tour e date opening act di band internazionali la band registra SPORTS in uscita a Marzo per We Were Never Being Boring. Il disco, fatto di chitarre minimali e synth eleganti, rappresenta al meglio la dimensione della band che racconta il proprio periodo di gioventù fatto di amore, benessere e sport.
MARTEDI’ 24 SETTEMBRE
FUCK BUTTONS
porte
20:30
live
21:30
ingresso
15 euro + d.p. / 15 euro al botteghino
Ci sono eventi che possono cambiare il destino di un gruppo indipendente: un’apparizione eclatante o una raccomandazione impeccabile possono fornire gli strumenti necessari a spiccare quel tanto sospirato volo. Per i Fuck Buttons il momento è ora topico e con la pubblicazione prevista per il 22 luglio 2013 del terzo album intitolato “Slow Focus” – ancora per il fidato marchio ATP Recordings – è tempo di capitalizzare le recenti esperienze. Una di queste in particolare ne ha segnato il passo: dopo la svolta apparentemente più friendly di “Tarot Sport” del 2009 – làddove i ritmi erano divenuti più nevralgici e l’ipotesi dancefloor affatto remota – è arrivata la cerimonia d’apertura dei giochi olimpici del 2012, nella cornice suggestiva e spettacolare della capitale inglese. Scelto dal regista dello spettacolo inaugurale Danny Boyle su diretto suggerimento degli Underworld, il duo di Bristol si ritaglia uno spazio vitale nella kermesse che apre la manifestazione, in un gioco mediatico che ha creato un lasciapassare alla notorietà su più ampia scala. Ci sono voluti ben quattro anni per poter ascoltare il nuovo album, Benjamin John Power ed Andrew Hung hanno impiegato il tempo necessario a dare un successore al premiato dittico che ne aveva costruito la piccola leggenda. C’è una regola fondamentale nella loro musica, lo scambio di informazioni in diretta. I due hanno composto ‘from scratch’ tanto per usare la terminologia cara ai colleghi d’oltreoceano. Nessuno scambio serrato di file, ma una dimensione che rispettasse il più possibile l’intensità dei loro live, dove le macchine sono analogiche, le percussioni reali e l’impianto fisico insindacabile. “Dobbiamo essere sempre nella stessa stanza quando occorre scrivere e comporre”. “Slow Focus” sin dal titolo sembra rispettare le consegne, dando l’idea di una lenta presa diretta, di un ingrandimento progressivo sul dettaglio. Un’esperienza che aggiunge ulteriori elementi alla musica del gruppo, che con sentimenti rinnovati guarda alla tradizione della musica cosmica tedesca, ricordando certo i sommovimenti post-rave inglesi e rispettando in linea di massima una visione lisergica. Perché se la psichedelia è una dimensione prima che uno stilema musicale, i Fuck Buttons entrano prepotentemente e definitivamente in questo universo, rilasciando ad oggi il loro disco più completo. Fatto di roboanti drone tastieristici e suadenti bassline, percussioni dai sinistri toni metallici ed immancabilmente industriali che spianano la strada a tessiture elettroniche celestiali. Arpeggi di synth e frustate rumoriste che sono il succo della faccenda, stringendo ancora l’obbiettivo su quel dialogo a due tra musica dance e noise che ha generato alcuni dei migliori frutti proibiti della musica inglese underground (da Andy Stott a Demdike Stare, passando per tutto un sottobosco di attori non certo minori). Uno dei primi grandi acuti di questa stagione.
MERCOLEDI’ 25 SETTEMBRE
Circolo Degli Artisti in collaborazione con Bomba Dischi e Woodstroke
presenta
CHITARRISMI#1
w/
ADRIANO VITERBINI (Bud Spencer Blues Explosion) vs GIONATA MIRAI (Il Teatro Degli Orrori)
expo liutai
porte
20:30
live
21:30
ingresso up to you
Circolo degli Artisti in collaborazione con “Bomba Dischi” e “Woodstroke” è lieta di presentare la prima edizione di “CHITARRISMI” appuntamento dedicato agli appassionati di chitarre e a tutto il mondo della sei corde. L’evento partirà con il market/expo di diversi artigiani, liutai, costruttori di chitarre, pedali ed effetti provenienti da Roma ogni parte d’Italia che oltre a esporre i proprio lavori daranno la possibilità al pubblico di provarli, testarli ed anche comprarli. Il fulcro dell’evento sarà il concerto di Adriano Viterbini e Gionata Mirai, i due chitarristi più accreditati della scena indipendente italiana, entrambi fuori da poco con i loro rispettivi progetti solisti.
GIONATA MIRAI
https://www.facebook.com/Gionata.Mirai
Un disco acustico, strumentale, suonato da solo. Di chitarra 12 corde in fingerpicking. Classico e hardcore insieme. Sicuramente politico. Volto a stimolare sensazioni. “Allusioni”. Gionata Mirai, già leader dei Super Elastic Bubble Plastic e fra i membri fondatori de Il Teatro degli Orrori, arriva al suo esordio solista con un lavoro che non ti aspetti.
Più devoto a John Renbourn che ai Neurosis, più influenzato da Leo Kottke che dai Jesus Lizard. Con l’ombra lunga dei grandi fingerpicker americani ed inglesi ad emergere in un’attitudine che è narrativa senza l’intenzione di raccontare ma puntando piuttosto ad evocare. Perché questa volta il discorso è quantomai emotivo e di pancia, e le parole non servono, anzi non bastano, a conservare l’intensità delle emozioni. Sono necessarie invece le sole 12 corde di una chitarra arpeggiata e i suoi molteplici colori, che generano intrecci di melodie fatte di bassi, canti, accompagnamenti e non hanno bisogno di nessun altro strumento.
Le allusioni in questo modo arrivano da sole. Alle proprie radici di bambino alle prese con lezioni di chitarra apparentemente inutili ma oggi rivelatesi fondamentali nel riprendere un percorso più classico.
All’urgenza hardcore di realizzare un lavoro scarno nel suono, veloce e breve, tecnicamente semplice ma di forte intensità: che dia le stesse sensazioni che si provano ascoltando un disco HC, dopo l’ultima nota suonata lo stesso primo respiro di chi ha trattenuto il fiato per un po’, lo stesso sguardo per un attimo vuoto dopo il finale fade out.
E più di tutto l’allusione è alla situazione politica planetaria e alla nostra di individui nel presente.
Le tracce di “Allusioni” sono nate dalle immagini del recente disastro giapponese e cercano di costruirsi uno spazio di libertà, dove sia possibile ascoltare un brano di 25 minuti, acustico, strumentale, solitario proprio in un momento storico in cui la gestione del tempo è diventata tutta un’altra cosa e ci è completamente sfuggita di mano, in cui sembra impossibile prendersi una pausa, fermarsi e dedicarsi a sé stessi e alla propria fantasia
per più di venti secondi.
Gli arpeggi di un disco come questo, se ascoltati nel momento sbagliato, possono respingere e infastidire. Così “Allusioni” presuppone una scelta, di attenzione e libertà. E scegliere è sempre politica.
ADRIANO VITERBINI
https://www.facebook.com/adrianoviterbini
Nasce il 15/8/79 a Marino(RM) e vive a Roma. L’approccio alla musica inizia da bambino; prende lezioni di pianoforte per 5 anni per passare successivamente alla chitarra elettrica ed acustica. Profonda e caratteristica è la passione per il Delta blues, il rock-funk e la musica alternativa; generi musicali che approfondisce prevalentemente da autodidatta durante il suo percorso di studio negli anni del liceo. Alla passione per la chitarra elettrica, acustica, slide, si affianca quella per altri strumenti come i sintetizzatori, gli ominchords e per i computers e la registrazione. Nel 2000 comincia a suonare nel circuito musicale romano con diverse formazioni affiancando artisti o come frontman. Nel giro di pochi anni si impone come uno dei chitarristi più completi e personali della scena italiana ispirato dal blues del delta Mississippi, da Ry Cooder, dal rock più stoner e dal pop più nobile. Adriano Viterbini ha elaborato uno stile in cui senso del ritmo la capacità tecnica e l’immediatezza si uniscono in maniera spontanea e coinvolgente. E’ autore, coarrangiatore e coproduttore dei brani dei Bud Spencer Blues Explosion e dei Black Friday. Dopo aver terminato l’infinito tour con i Bud Spencer Blues Explosion, Adriano Viterbini torna a casa, alle origini, alla chitarra. Bomba Dischi è onorata di annunciare per Venerdì 22 Marzo 2013 l’uscita del suo primo disco solista, Goldfoil, un lavoro strumentale di american primitivism, o chitarra primitiva. Un album intimo, evocativo, ad alto contenuto emozionale, in cui Adriano ci racconta il suo grande amore per il blues minimale, da Ry Cooder a John Fahey passando per Jack Rose e la musica africana, nel modo a lui più congeniale, la musica. Il disco, prodotto da Adriano Viterbini e Bomba Dischi, è stato registrato, mixato e masterizzato a Roma presso Studionero a Dicembre 2012 da Daniele Gennaretti ed è composto da 12 brani, uno dei quali, New Revolution Of The Innocents, vanta la collaborazione di Alessandro Cortini dei Nine Inch Nails.<
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VENERDI’ 27 SETTEMBRE
Genius Loci
presenta
AU REVOIR SIMONE
porte
20:30
live
21:30
ingresso
8 euro + d.p. / 10 euro al botteghino
C’erano una volta tre principesse. Forse erano sorelle. O forse no. Magari la somiglianza gli viene dall’abuso dell’istituto della frangetta, o dai vestiti fatti di veli che aderiscono ad altri veli, o dalle gambe come steli di gigli che spuntano dalle sottane…cioè, volevo dire….c’erano una volta le Au Revoir Simone. Tre adorabili, bellissime sirene di Brooklyn, NYC, capaci di stregare tutti i marinai del Tonic, della Knitting Factory, del Northsix (gli indie clubs più hip del quartiere) con la voce delle loro tre tastiere. Il castello delle tre sirene è la Moshi Moshi, autorevolissima etichetta inglese che oggi le spinge sulla riva del loro secondo, delicatissimo disco: The Bird of Music. Diverso e simile da Verses of Comfort, Assurance and Salvation, lavoro di debutto che, si, aveva rapito anche noi, il gennaio 2007 si porta questo sophomore work appena più vivace, uplifting e ballerino. Per i fans di Mazzy Star, cioè, per tutte le navi che si perdevano volentieri nella vocina ondivaga di Hope Sandoval.
LUNEDI’ 30 SETTEMBRE
BLACK ANGELS
+ Elephant Stone
porte
20:30
live
21:30
ingresso
18 euro + d.p.
THE BLACK ANGELS
Dopo il successo della data estiva torna in Italia la psycho-rock band americana originaria di Austin per presentare il nuovo album ‘Indigo Meadow’, uscito su etichetta Blue Horizon e già osannato dalla critica di mezzo mondo. Un album che ha segnato la svolta per la band, una vera e propria consacrazione.
Due date davvero da non perdere per tutti gli amanti delle atmosfere ipnotiche alla Velvet Underground e al rock psichedelico, come solo pochissime altre band sanno regalare dal vivo.
Indigo Meadow è frutto di un progetto più ambizioso. Punta a farsi enciclopedia lisergica, zibaldone di psichedelia applicata al rock, con la presunzione di aggiornare cinquant’anni di tradizione. Che vi riesca o meno, è tutt’altra faccenda. Di certo, riprende il discorso da dove lo aveva interrotto Phosphene Dream.Alex Maas che salmodia come una Grace Slick gotica è ormai il marchio di fabbrica più riconoscibile della band. Per il resto, l’iniziale title track introduce un concetto di groove che spezza la monoliticità dei pezzi e apre il sound degli “angeli” a nuove e intriganti soluzioni. Canzoni come Evil Things e Love Me Forever godono di riff importanti, ma non si esauriscono in essi. Hanno arrangiameti sofisticati, ispirati alle stramberie del freakbeat o agli anfratti più curiosi di Nuggets. In molti hanno citato frettolosamente gli Strawberry Alarm Clock, laddove Broken Soldier assomiglia più ad una Love Me Two Times eseguita dagli Electric Prunes. Se la frizzante You’re Mine ha quell’approccio ipnotico alla Silver Apples ascoltato di recente anche nei Moon Duo, Don’t Play With Guns è una rumorosa ed allettante puntata verso i Jesus And Mary Chain di Automatic.In tutti i brani è l’organo a piazzare la nota sinistra, ad abbassare gli scuri su un album che sarebbe un’incredibile esplosione di colori, se solo lasciasse filtrare più luce. Questa è la cifra stilistica dei Black Angels, quella che li rende immediatamente riconoscibili e che ci consente di soprassedere sui momenti meno brillanti del disco. Anche in un pezzo come I Hear Colors, tenebrosa trasfigurazione dei Jefferson Airplane, il gruppo passa in rassegna un corredo cromatico tutto virato al nero, svuota il sogno lisergico dei connotati utopistici e propone la sua psichedelia come uno dei paradigmi più adatti ad interpretare la contemporaneità. Come se il 1969 non fosse mai finito. – See more at: http://www.musicclub.eu/band/11660143440340/the-black-angels#sthash.TiLfe0hx.dpuf
Indigo Meadow è frutto di un progetto più ambizioso. Punta a farsi enciclopedia lisergica, zibaldone di psichedelia applicata al rock, con la presunzione di aggiornare cinquant’anni di tradizione. Che vi riesca o meno, è tutt’altra faccenda. Di certo, riprende il discorso da dove lo aveva interrotto Phosphene Dream.Alex Maas che salmodia come una Grace Slick gotica è ormai il marchio di fabbrica più riconoscibile della band. Per il resto, l’iniziale title track introduce un concetto di groove che spezza la monoliticità dei pezzi e apre il sound degli “angeli” a nuove e intriganti soluzioni. Canzoni come Evil Things e Love Me Forever godono di riff importanti, ma non si esauriscono in essi. Hanno arrangiameti sofisticati, ispirati alle stramberie del freakbeat o agli anfratti più curiosi di Nuggets. In molti hanno citato frettolosamente gli Strawberry Alarm Clock, laddove Broken Soldier assomiglia più ad una Love Me Two Times eseguita dagli Electric Prunes. Se la frizzante You’re Mine ha quell’approccio ipnotico alla Silver Apples ascoltato di recente anche nei Moon Duo, Don’t Play With Guns è una rumorosa ed allettante puntata verso i Jesus And Mary Chain di Automatic.In tutti i brani è l’organo a piazzare la nota sinistra, ad abbassare gli scuri su un album che sarebbe un’incredibile esplosione di colori, se solo lasciasse filtrare più luce. Questa è la cifra stilistica dei Black Angels, quella che li rende immediatamente riconoscibili e che ci consente di soprassedere sui momenti meno brillanti del disco. Anche in un pezzo come I Hear Colors, tenebrosa trasfigurazione dei Jefferson Airplane, il gruppo passa in rassegna un corredo cromatico tutto virato al nero, svuota il sogno lisergico dei connotati utopistici e propone la sua psichedelia come uno dei paradigmi più adatti ad interpretare la contemporaneità. Come se il 1969 non fosse mai finito.
ELEPHANT STONE
Nel 2009 gli Elephant Stone (chiaramente da una canzone degli Stone Roses), canadesi di Montreal, arrivano ad ottenere numerosi riconoscimenti con l’album di debutto ‘The Seven Seas’ (anche una nomination per il Polaris Music Prize) e successivamente seguono in tour band del calibro di Black Angels, Brian Jonestown Massacre e Horrors. Dopo la pubblicazione dell’EP ‘The Glass Box’ i quattro ragazzi tornano con l’LP omonimo.
Gli Elephant Stone interpretano in modo assolutamente personale le istanze ormai modaiole e revivaliste dello psych-rock trasportandole in un contesto più pop e a tratti appetibile. A melodie potenzialmente da classifica di stampo quasi brit-pop però la band accosta momenti decisamente più inoltrati e sperimentali, in una jam continua di riverberi. Nella sua totalità l’album accoglie brevi killer-track dalle accattivanti sezioni ritmiche, ma anche numerose digressioni, raggiungendo picchi esotici allucinati. Parte integrante della strumentazione sono infatti sitar, tabla (percussioni simili al bongo) ed esraj (una sorta di arpa indiana).
MARTEDI’ 01 OTTOBRE
LLOYD COLE
porte
20:30
live
21:30
ingresso
15 euro + d.p.
Lloyd Cole realizza il suo nuovo album “Standards” per Tapete Records a Giugno 2013. L’album è stato registrato tra Los Angeles e la città di residenza di Cole, Easthampton nel Massachusetts, ed è prodotto da lui stesso e missato dal produttore dissidente tedesco Olaf Opal.
L’album contiene tutte composizioni inedite ad eccezione di “California Earthquake” del compositore folk americano John Hartford. L’ispirazione principale per Lloyd Cole è arrivata dall’ascolto dell’ultimo album dell’ultrasettantenne Bob Dylan “Tempest” che il cantautore britannico ha definito pubblicamente “un bel calcio nel didietro.
“Standards” è un album di glorioso rock’n’roll elettrico ed è probabilmente la cosa migliore che il Nostro abbia mai realizzato dal suo eccezionale debutto con i Commotions, “Rattlesnakes” (1984). Tra i musicisti alcuni ex-Commotion, il figlio di Lloyd, Will, e la sezione ritmica dei primi due dischi solisti di Cole nei ’90, Fred Mahler (Material, Scritti Politti, Lou Reed) alla batteria e Matthew Sweet al basso. Tra gli ospiti spicca Joan (as Police Woman) Wessel al piano e ai cori.
Ad un quarto di secolo dalla pubblicazione dell’indimenticabile Rattlesnakes, il disco d’esordio che nel 1984 garantì a lui e ai suoi mitici COMMOTIONS un’immediata e strepitosa fama internazionale, il musicista scozzese trapiantato negli Stati Uniti era tornato in pista con la pubblicazione di Broken Record. Animato da un forte bisogno di scrivere nuove canzoni, affiancato dal trio acustico The Small Ensemble Lloyd aveva deciso di chiudersi in studio per registrare il nuovo album Broken Record dopo aver raggiunto l’accordo con la label di Amburgo Tapete Records e dopo aver ottenuto un “finanziamento” da 1000 suoi fan accaniti.
Prima di entrare in studio, Lloyd aveva deciso di inviare ai suoi musicisti ideali una mail per proporre loro di collaborare alla registrazione di BROKEN RECORD, spiegando che i soldi a disposizione sarebbero stati pochissimi e peraltro non negoziabili. Inaspettatamente tutti i musicisti contattati avevano risposto in maniera affermativa, felici di poter collaborare con Cole e dando così vita ad un’incredibile studio band composta tra gli altri da: Fred Maher (batteria e percussioni – Scritti Politti, Lou Reed, Matthew Sweet, primi album di Lloyd Cole), Rainy Orteca (basso e voce – Joan as Policewoman, Anthony and the Johnsons, Brilliantine) Mark Schwaber (chitarra, mandolino, voce,The Small Ensemble, Spouse, Hospital), Matt Cullen (Chitarra e banjo -The Small Ensemble, The Sighs, Ware River Club) Blair Cowan ( Tastiere – The Commotions, Paul Quinn, Alisdair Robertson), Bob Hoffnar – (Hem, Crash Test Dummies, my Bad Vibes album) e Joan Wasser – (Joan as Police Woman, Anthony and the Johnsons, Dambuilders).
Da queste premesse era nato Broken Record, un disco profondamente americano, nonostante le origini britanniche di LLOYD, registrato nell’arco di un paio di mesi tra NEW YORK, IL MASSACHUTTES, dove l musicista abita con la sua famiglia, e Londra ed emblema del rinascimento di un grande musicista contemporaneo che oggi ci regala un nuovo piccolo capolavoro: STANDARDS.
LUNEDI’ 07 OTTOBRE
SHOUT OUT LOUDS
porte
20:30
live
21:30
ingresso
18 euro + d.p.
Gli Shout Out Louds sono un gruppo musicale indie rock proveniente da Stoccolma, nato nel 2003.
Il loro primo album, Howl Howl Gaff Gaff, viene pubblicato in Svezia nel 2003. Il loro primo singolo, The Comeback, lancia il disco verso un discreto successo. Le canzoni sono molto ritmiche e prevalgono la batteria e la chitarra, nonostante non manchino parti di tastiera. Le canzoni, la maggior parte delle quali scritte dal chitarrista e cantante Adam Olenius, sono cantate in lingua inglese.
Nel 2005, producono la versione internazionale dell’album. Sempre di nome Howl Howl Gaff Gaff, il disco cambia la scaletta delle canzoni. Vengono tolte dalla lista alcune canzoni, come Wish I Was Dead, famosa per essere stata inserita nella colonna sonora di The O.C., e inserite altre nuove, come A Track and a Train. Alcune canzoni vengono riarrangiate, come The Comeback, o Go Sadness. La versione internazionale raggiunge anch’essa un discreto successo, e vengono anche prodotti i video di The Comeback, Very Loud e Shut your Eyes.
Nel 2007 esce il secondo album, Our Ill Wills. Questo disco è caratterizzato da una vena di malinconia molto maggiore che nel primo lavoro. Le canzoni parlano di cuori spezzati, di incidenti stradali, e lasciano intendere che il cantante-autore delle canzoni, non deve aver passato periodi molto sereni tra un album e un altro. Il singolo di lancio è Tonight I Have to Leave It. Il secondo singolo è Impossible che viene inserito nella colonna sonora del film “PROM-Ballo di fine anno”. Di entrambi vengono realizzati i videoclip.
Nell’agosto 2013 partecipano all’Ypsigrock Festival di Castelbuono.
LUNEDI’ 21 OTTOBRE
NO AGE
porte
20:30
live
21:30
ingresso
I No Age sono formati da Dean Spunt e Randy Randall, ex-membri della band Wive nel 2005. Il duo realizza una serie di Ep disponibili però solo vinile e una raccolta di singoli (WEIRDO RIPPERS), prima di firmare con la FatCat nell’estate del 2007.
A maggio 2008 Spunt e Randall realizzano il loro primo disco, NOUNS, lavoro che fa proclamare i No Age una delle band più promettenti dell’anno secondo la rivista Mojo. Nel 2010 viene invece pubblicato EVERYTHING IN BETWEEN, preceduto dal singolo “Glitter”, uscito a giugno dello stesso anno.
Il nuovo album del 2013 si chiama An Object.
MERCOLEDI’ 23 OTTOBRE
65DAYSOFSTATIC
porte
20:30
live
21:30
ingresso
15 euro + d.p.
I 65daysofstatic – il nome deriva dal titolo di un film incompiuto di John Carpenter – si formano a Sheffield, in Inghilterra, nel 2001. La band – che nella sua storia vede diversi cambi di formazione – esordisce nel 2004 con THE FALL OF MATH, seguito da ONE TIME FOR ALL TIME (2005) e THE DESTRUCTION OF SMALL IDEAS (2007). Segue un lavoro dal vivo – ESCAPE FROM NEW YORK (2008) – mentre nel 2010 viene realizzato il disco più recente: WE WERE EXPLODING ANYWAY, in cui primeggia la collaborazione con Robert Smith dei Cure per il brano “Come to me”.