Eugenio Bennato in concerto per ricordare ai briganti, vecchi e nuovi, che a distanza di tre anni, il rogo di Città della Scienza non ha ancora un colpevole
Il 4 marzo Città della Scienza ha accolto un numeroso pubblico, attirato dall’ evento firmato Eugenio Bennato, che era previsto all’esterno e che, a causa delle condizioni climatiche, si è svolto nella Sala Newton.
Rete co’mar si sono presentati in versione riveduta e corretta per numero, ma non hanno lesinato emozioni, attraverso la voce graffiante e la bella presenza scenica di Silvia Romano, con Antonello Petrella al piano e Emanuele Aprile al sax; aria da Cotton Club e atmosfere berlinesi per il polo museale flegreo.
A seguire, il rock femmina di Claudia Megrè con “Tatuami” e la bella featuring con Edoardo Bennato per “Le ragazze fanno grandi sogni”; passi da gigante per un personaggio che viene da un reality show e che pure sta dimostrando il suo spessore.
L’aria si riscalda e il professor Lello Savonardo, il sociologo-cantautore, esegue brani dal suo più recente lavoro discografico, quel “Bit generation” che trova le sue radici nell’omonimo libro già pubblicato, e riempie il palco di musica e delle featuring con Gianluca Vitiello (I nuovi padroni) e con Gennaro Porcelli, un bluesman d’altri tempi; suo il solo di “Il disegno di Manara”, mano leggera e tanta anima, come si convenga a chi parla il Blues.
Altra perla di spessore è stata la partecipazione di Mariano Bellopede con “Fuoco a Mare” (con Davide Esposito alla batteria, Alessandro Anzalone al basso elettrico, Gigi Patierno sassofoni e flauti); a chi pensa che la musica strumentale sia noiosa, consigliamo di ascoltare Bellopede: avvolgente, accogliente, ricca di atmosfere, la sua musica si accompagna egregiamente al video sul rogo del sito museale.
La sorpresa della serata è stato il progetto degli Yiki Pinda Rawelgue, gruppo originario del Burkina Faso, con le loro percussioni, la eco di terre lontane, le loro leggende, le loro culture. Ma soprattutto con la loro energia e i loro colori.
E finalmente, dopo i tanti friends, arriva Eugenio Bennato, le sue “Canzoni di contrabbando”, i falsi storici (“Brigante se more” e la discussa paternità, ndr) e gli amici di gioventù, un Carlo D’Angiò che non si è risparmiato sul palco, tra il coraggio di sempre e i controcanti di canzoni che ancora oggi cantiamo a memoria (Nicco Nanco, bella e chiara lettura orientata verso un revisionismo storico che è ormai una doverosa necessità): Vento del Sud, Quanno turnammo a nascere, Novella.
Pubblico felice, che ottiene ciò che si aspettava, fino all’ingresso sul palco di Petra Montecorvino che parte da “Sud” ma si esprime a tutto tondo anche con brani dalla timbrica più dolce e intensa come “Tu sì ‘na cosa grande” e “Anna verrà”.
Domina il palco, come è abituata a fare da sempre, icona di un “Mediterraneo” che non è stanco di camminare -con i suoi suoni e le sue contaminazioni- e lo fa condividendo il palco con musicisti del calibro di Ezio Lambiase, Giustina Gambardella e Sonia Totaro.
Evento, dunque, commemorativo e di tono completamente diverso rispetto all’anno scorso; nel 2016 si predilige maggiormente l’aspetto culturale di questo anniversario ma va, comunque, sottolineato che Eugenio Bennato non ha tralasciato di rammentare al pubblico presente un concetto che è condiviso da una parte dell’opinione pubblica: la rinascita del polo museale di Città della Scienza vuole essere simbolico e di traino per tutta la città di Napoli, per affermare un no deciso contro chi agisce con violenza e deturpa il nostro territorio.
ph: Pasquale F. Amodeo