Disponibile da giovedì 16 maggio in tutte le piattaforme digitali “Hai Vinto”, il primo EP della band materana Scile.
Chi stabilisce le regole dell’arte? Chi definisce cosa meriti di essere definita opera artistica e cosa no? Esistono davvero dei parametri standard o sono impostati da un mercato concentrato esclusivamente sui profitti? È impossibile rispondere con certezza ma è possibile uscire da certi schemi discografici ormai desueti perché oggi vige, in effetti, una sola regola, ossia nessuna regola.
Dobbiamo concentrarci sul senso stesso dell’arte e sulla sua funzione principale: farci emozionare e riflettere, farci andare oltre le apparenze arrivando alla sostanza. Ed è esattamente questa l’unica missione degli Scile che, dopo anni di gavetta e sperimentazione musicale -supportati dal production manager Francesco Stoia, bassista dei Tiromancino- approdano a gamba tesa nella scena musicale col nuovo progetto Hai vinto, anticipato dal singolo apripista Uguali identici.
“Andiamo in centro a mangiare del sushi così parliamo” esordisce la strofa di Uguali identici, indirizzandoci immediatamente nell’attualità, nel vivere comune, attraverso un’immagine aggregativa di una cena in cui poter parlare veramente, guardandosi negli occhi, senza il caos perenne del quotidiano. Immaginario corale che ci porta “a schiaffo” dentro un ritornello orecchiabile, immediato e degno dei più efficienti tormentoni estivi.
La matrice comune dell’EP Hai vinto, prodotto da Antonio Marcucci dei Tiromancino e Simone Asilo, è l’arte a 360 gradi in cui pittura, poesia e musica si miscelano per andare oltre al concetto stesso di musica.
L’ identità della band inizia a delinearsi anche dalla scelta del nome Scile, pronuncia del cognome del pittore austriaco Egon Schiele, vissuto nei primi anni del ‘900 in cui il frontman, essendo anche pittore, ritrova nella sua arte quanto di meglio possa esserci nel figurativo per l’intensità espressiva, l’introspezione psicologica e la comunicazione del disagio interiore.
Il singolo Uguali identici, come tutto l’EP, è caratterizzato da atmosfere pop anni ’80/’90, contornate da una parte elettronica. Pop, nel senso stretto di popolare, soprattutto nei testi che si pongono l’obiettivo di rivolgersi confidenzialmente all’ascoltatore, come fosse un amico intimo a cui poter parlare liberamente, senza alcun tipo di formalità, scrivendo di esperienze comuni, anche semplici e attuali: dal racconto di un amore moderno in Uguali identici alla poesia bukoskiana che elogia solo le positività della donna in Di cosa ti posso coprire?, dall’amore in bilico che troviamo in Per noi è normale fino al gioco di parole e contraddizioni che mira a sottolineare la difficoltà dei cambiamenti in Io non fumo più.
Il videoclip, per la regia di Gianluca Della Monica, vede come protagonisti due giovani attori in ascesa, Vito Mancini (fiction “Un posto al sole”, videoclip “Parlami d’amore” dei Negramaro) e Beatrice Deluigi (fiction “Un passo dal cielo 4”) e accompagna il testo della canzone nel racconto di un amore tormentato che, però, può diventare realtà in un mondo astratto disegnato appositamente per renderlo eterno. Con giochi di luce e surrealtà, tutto diventa possibile e anche un amore impossibile può concretizzarsi, come se i personaggi di un videogioco diventassero improvvisamente reali o come se ogni amore potesse non morire e avere più vite come nei videogiochi.