Intervista a Letti Sfatti. Parla Jennà Romano


In attesa del nuovo disco in uscita ad ottobre 2015, Jennà Romano ci racconta dei Letti Sfatti e dei loro progetti futuri

Dal nome atipico – Letti Sfatti – potremmo pensare ad una band che si muove su musiche e tematiche leggere, invece tutt’altro.

Questo gruppo di provincia, dal sound ricercato e dai testi di solito incentrati su temi sociali e/o introspettivi, ben s’insinua in un certo tipo di musica d’autore che non segue i dettami delle mode musicali del momento.
Ebbene, anche in musica ci sono trend da seguire, e loro li bandiscono. Al contrario, guardano con il terzo occhio. Quello che è lontano, di lato o da dietro, in sostanza di chi vive ai margini di grandi agglomerati urbani, filtrandone vizi e virtù. Poi, li mescono, come si farebbe con del vino in una buona e vecchia osteria di provincia, ed eccone risultati profondi, validi, che li portano stranamente più a nord che a sud dello stivale.

Ci sono luoghi, dove la propria musica permea e si sviluppa meglio che nel ventre, dove è stata generata.

Chiediamo al front man del gruppo Letti Sfatti,  Jennà Romano:

-Letti Sfatti, questo nome curioso evoca alcove, invece?

In realtà era il titolo di un brano, che poi non abbiamo fatto più, ma abbiamo tenuto il nome per il gruppo.

State registrando questo disco, a tre anni dall’ultimo del 2012, ed è il numero?

Quarto, quinto, non ricordo (sorride)

-Che differenza c’è tra questo e il penultimo?

Già dall’approccio strumentale è diverso. Non è registrato con strumenti tradizionali. Abbiamo costruito una batteria particolare con pentole e utensili da cucina. La chitarra che uso è modificata, tipo una chitarra giocattolo, un Bouzoki irlandese che ha cambiato il tipo di accordatura e le corde. Ho anche costruito un Tres, che è una tipica chitarra cubana acustica, ma con l’aiuto di un liutaio, l’ho resa elettrica. Nei testi, invece, un mondo nuovo di sonorità, tutte canzoni inedite. Ci stiamo lavorando quest’estate. Sono 12/13 i testi, ma ne sceglieremo otto, penso.

-Chi scrive di solito, i testi?

Io, di solito. Alcune musiche anche di concerto con il resto del gruppo.

-Altre date di quest’estate?

In realtà, faremo poche date proprio perchè stiamo registrando per il nuovo disco. Dopo esser stati con Fausto Mesolella e Tricarico alla Libera Università di Alcatraz di Jacopo Fo al festival della Musica, saremo il 26 settembre al Premio delle Musiche di Provincia, organizzato da noi, in Alto Adige e sarà la sesta edizione. Per anni l’abbiamo fatto a Grumo Nevano, in provincia di Napoli, poi non è stato più possibile. Si svilupperà in tre giorni. Una data a Vipiteno dove faremo un omaggio a Piero Ciampi con le scuole superiori altoatesine e proietteremo il film che abbiamo girato su di lui. Il giorno successivo ci sarà il premio che si terrà a Brixen nella Bressanone.

-Con Tricarico avete fatto spesso collaborazioni?

Sì, abbiamo anche scritto di recente un pezzo insieme che si chiama “La Mela”. Poi, nel nostro disco che uscirà a ottobre, il pezzo è scritto da noi e con l’ospitata di Tricarico, di cui abbiamo già fatto anche un videoclip.

Erri de Luca come entra nel mondo dei Letti Sfatti?

Non siamo nuovi a collaborazioni, come con Peppe Lanzetta, con le quali facciamo spesso spettacoli teatrali. Tornando a Erri scrissi un brano che si chiamava “Questa città” e a un certo punto in certi passaggi, mi ricordava molto lui (Erri de Luca, ndr) quando parla di Napoli soprattutto nei suoi primi libri. In qualche modo mi procurai la sua mail e gliela girai. Mi rispose subito, con mia enorme sorpresa, scrivendomi che si era permesso di continuare il testo della canzone.

Piero Ciampi, potremmo definirlo il vostro mentore, cosa vi lega a lui?

La prima volta che entrai nel mondo di Ciampi fu ascoltando un disco di Gino Paoli, grazie all’amico Franco del Prete del Napoli Centrale, che aveva suonato con lui. Mi colpì molto per i testi che erano di Piero Ciampi. Mi sembrò da subito bellissimo e particolare diverso dal genere di Paoli e così, subito, andai a cercare l’originale e scoprii questo mondo di poesie e canzoni di un autore che ritengo sia fra i più veri del panorama italiano. Siamo affascinati e legati a lui anche per il Premio Ciampi per la ricerca musicale, che vincemmo nel 1999. Quell’anno c’erano tutti grandi nomi fra i premiati: ebbe il premio alla carriera John Strummer dei Clash, fu premiato anche Max Gazzè con la sua prima uscita discografica, Ginevra de Marco. Fu un anno incredibile.

-Spesso siete stati ospiti, anche con Tricarico, al Premio Bianca D’Aponte, cosa vi lega?

Sì, ci legano alcuni concerti fatti insieme e comunque nel prossimo disco ci sarà un pezzo dedicato proprio a Bianca che seppur non conosciamo, ci sentivamo in dovere di farlo. Abbiamo dedicato un brano a lei e a ció che ha fatto. E’ molto bello il premio dedicatole che si ripete ogni anno e dove si crea una magia di condivisione e a cui tutti partecipano sempre con piacere.

-Ritornando al disco, saranno varie le tematiche o ci sarà un filo conduttore?

E’ un disco che raccoglie un pò le canzoni più umorali degli ultimi tempi che ho scritto. E’ legato al ricordo e all’idea di un futuro che vediamo sempre prossimo e invece è già passato senza che te ne accorgessi.

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