Ira Green del team Pelù si racconta a Magazine Pragma
Se è dal caos che si genera una stella, quando Arianna Carpentieri ha generato Ira Green?
“Ira Green si è generata da sola; penso che ognuno di noi ha la sua “Ira” dentro. Rappresenta quel momento in cui non ce la fai più e vuoi solo esplodere, sperando che quell’esplosione serva come stimolo per chi ascolta”
Come mai una timida canta il rock?
“Beh, non ci sono caratteri definiti e precisi perché ci si possa avvicinare al rock. C’è chi è timido e affronta interi comizi senza alcun problema. Sono timida poco prima di salire su un palco, ma quando poi sono lì sopra è tutta un’altra storia. Il rock, il metal, il grunge sono tutte sfaccettature musicali che possono appartenere anche ad un solo carattere, anche senza destabilizzarlo, anche lasciandolo timido”
Da quanto tempo scrivi per te?
“Scrivo dall’età di 15 anni. Ho sempre adorato il suono dell’inglese e cercai di assimilarlo a modo mio. Non essendo parecchio attenta a scuola, scelsi di ascoltare tanta musica straniera. Mio padre è stato DJ negli anni 70/80 facendo ballare sulle note funky e rock più in voga, quindi quale miglior maestro avrei mai potuto avere? Inoltre ci sono cose che ti spingono a scrivere, che vanno al di là della sola passione, che possono essere esperienze, dolori, gioie o quant’altro. Sono segni che restano sulla pelle, sul cuore, e basta un po’ d’impegno per riuscire a trasformarli in parole su carta e successivamente in una canzone”
Come è nata la decisione di partecipare a The Voice?
“La partecipazione è nata da una spinta emotiva da parte del mio ragazzo, dopo un mio periodo di scoraggiamento nei confronti della musica. Con tanta pazienza mi ha convinta ad andare al primo provino, che superai per poi passare al secondo e alla fine arrivai alle BLIND AUDITIONS. Penso d’aver perso la testa quando mi sono trovata nella sala pre-stage, non riuscivo a rendermi conto di dov’ero. Quando poi salii sul palco smisi d’aver paura o angoscia, era la mia unica ed ultima opportunità… e non dovevo perderla!”
Quanto ha pesato il tuo carattere e quanto quello del coach Pelù sulla scelta dei brani da presentare in trasmissione?
“Piero è stato un ottimo maestro per me. Ha avuto il coraggio di osare nella scelta dei brani insieme alle idee da me proposte. I brani scelti sono stati un mix di decisioni da parte di entrambi, siamo riusciti a prendere parte della mia “storia” musicale e parte dell’infinita saggezza di un musicista professionista che personalmente adoro come persona”
Che voto daresti all’esperienza sia professionale sia umana di The Voice?
“Dare un voto penso sia riduttivo. L’esperienza che ho vissuto è il sogno al quale molti ragazzi aspirano. Io l’ho vissuto come un gioco, ma un gioco bellissimo, fatto di sorrisi, sacrifici, sudore e grande impegno. Ci ho messo 11 anni e dopo tutto il percorso che ho fatto prima di The Voice, sono riuscita a raggiungere un palco importante come quello degli studi di Rai Due. Mi ha resa migliore perché ora ho un trasporto maggiore, emotivamente parlando, verso il pubblico: ho imparato a conoscerlo, ascoltarlo, apprezzarlo e questo è molto importante. Se un giorno potrò ottenere altre grandi soddisfazioni sarà solo grazie alla spontaneità e semplicità della gente. Personalmente il voto lo dò a loro… ed è 10”
A tutti gli iracondi che vogliono sentirla dal vivo, l’ appuntamento è a Eboli il 20 giugno.