Jimi Hendrix, il cercatore del suono


Il 27 novembre ricorre l’anniversario della nascita di Jimi Marshall Hendrix, nato nel 1942 e considerato il più grande chitarrista elettrico di tutti i tempi.

Fin da piccolo la chitarra lo affascinò, tanto che se ne fabbricò una con pezzi di riuso, fino ad approdare alla sua prima chitarra elettrica ricevuta in dono dopo la morte della madre, da lì si aprirà un mondo sonoro per Jimi.

Il suono di Hendrix

La particolarità di Hendrix è l’essere mancino utilizzando chitarre per destrorsi senza invertire le corde ma lasciandole nella posizione originale, col risultato di ottenere un timbro più chiaro dalle corde basse ed una pasta sonora più corposa dalle corde alte.

Hendrix è noto per la ricerca del suono, il suo suono, così dal 1967 con l’album ‘Axis: Bold as love’ (1967) utilizzò corde più spesse per dare un suono più intenso e ricco. L’album è il secondo della discografia di Hendrix, noto anche per il famoso episodio della perdita del master tape sul sedile di un taxi, che non fu mai più trovato.

Con ‘Bold as Love’ Hendrix proseguirà nella sua ricerca sonora anche nel senso delle variazioni sui due canali di uscita stereo. Il disco fu registrato con l’accordatura della chitarra diminuita di mezzo tono.

Questa ricerca continua diveniva quasi esasperata, come nelle estenuanti sedute di registrazione quasi maniacale per il doppio album ‘Electric Ladyland’ (1968), in quanto Hendrix si ostinava a voler richiedere tecniche di registrazione fino ad allora sconosciute o impossibili tecnicamente per i mezzi dell’epoca.

La leggenda vuole che il brano ‘Gipsy Eyes’ dovette essere registrato in ben 43 versioni differenti prima che Hendrix ne trovasse una di suo gradimento.

La chitarra bruciata

Jimi voleva estorcere il suo suono ottimale dallo strumento, tanto da suonarlo in modi davvero impensabili. La dimostrazione plateale avvenne durante il Monterey International Pop Festival tenutosi dal 16 al 18 giugno 1967 dove eseguì il brano ‘Hey Joe’ e nei 40 minuti dell’esibizione Hendrix sollecitò la sua Fender Stratocaster in un modo fino ad allora inaudito, mimando un rapporto sessuale, suonandola con i denti e dietro la schiena, contro l’asta del microfono e contro l’amplificazione, terminando la performance dandole fuoco.

Strumentazione

Anche sul palco Hendrix era un tutt’uno con la sua strumentazione, come innovatore del rock utilizzò chitarre, effetti e amplificatori come nessuno fino ad allora.

Uno dei tratti caratteristici di Hendrix è sicuramente il pedale wah-wah. Iniziò a utilizzarlo dopo aver ascoltato il suono del filtro in ‘Tales Of Brave Ulysses’ dei Cream. Una leggenda metropolitana vuole che Frank Zappa abbia mostrato ad Hendrix l’utilizzo del wah-wah.

Probabilmente l’impronta più riconoscibile del suono di Hendrix è data dal Fuzzface, il pedale rosso e rotondo prodotto da Dallas Arbiter che deve il suo nome alla forma raffigurante un volto sorridente.

Un altro ingrediente essenziale nella catena effetti di Hendrix è l’Univox Uni-Vibe, un effetto di chorus / rotary speaker, simulatore Lesile introdotto nel 1969. Hendrix ha immediatamente aggiunto il dispositivo al suo setup e ha continuato a usarlo per tutta la sua carriera.

Fu quindi il Fuzz Face a determinare il suo suono distorto e il feedback, pilotando gli amplificatori Marshall con volume al massimo, tratto importantissimo per raggiungere il suo stesso livello di dinamica e potenza.

Jimi Hendrix ha sperimentato sistemi di amplificazione diversi nella sua carriera, alla ricerca del suono perfetto. Come dice Eric Barrett, suo roadie prima e manager poi, il suo suono fu al 99% Marshall, ma la strada che portò a scegliere i full stack inglesi fu un processo a eliminazione.

L’eredità musicale

Ancora oggi nessuno ha eguagliato la sua espressione musicale, attestandolo come precursore dell’heavy metal, anche se partito da una vena blues che segnava una riga tra le partiture di Hendrix, per poi dissolversi nell’acid rock o nell’hard rock.

Le nuove generazioni, non strettamente connesse al mondo musicale, lo conoscono quale icona di un rock spudorato, una vita spezzata misteriosamente, fatta di eccessi, ma non conoscono il lato musicale e di ricerca di questo genio musicale. Fino a quando non si trovano faccia a faccia con una chitarra elettrica e ne subiranno il fascino.

 

Fonte foto di copertina: Photograph Ray StevensonRex Features –  Jimi Hendrix with the Experience at Olympia, London, on 22 December 1967.

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