E’ già in vendita il nuovo disco di Piero Gallo, dopo il successo della presentazione avvenuta il 25 gennaio al Jamsession.
“Papaji” è il quarto lavoro discografico di Piero Gallo, che nasce chitarrista.
Inizia a suonare da autodidatta a 15 anni, questo ragazzo che mangiava “pane e funk” e che ha suonato con Avitabile, Planet Funk, Africa Bambata (solo per citarne alcuni) e che ha poi deciso -forse proprio in accordo con quel bambino interiore con cui si è ricongiunto in questo disco- di imbracciare un mandolino. Anzi, la sua amante più fedele, quella mandolina che il mastro liutaio Umberto Amato creò per lui circa 16 anni fa. Il suo talento lo ha portato a condividere il palco con Peppe Barra e Enzo Gragnaniello, e a svolgere una non trascurabile attività di autore di testi e di compositore per alcuni programmi della Rai.
Un disco intenso, “Papaji”, in cui Piero Gallo gioca a fare sé stesso, rileggendo le sonorità dell’ universo cui appartiene, quel Mediterraneo che tanta parte ha avuto anche nella scrittura dell’album precedente; silente e -talvolta timido- evocatore di atmosfere, Gallo è incontenibile invece quando suona trascinando i musicisti che lo accompagnano. Il suo respiro non cambia, il battito della sua musica attinge sempre alla stessa fonte eppure nel suo “Mediterranean Ethno Jazz” in questo disco si ravvisa una cura diversa nella scelta degli strumenti, negli arrangiamenti e nelle collaborazioni; “Te voglio troppo bene” rivela la presenza di Gigi De Rienzo e Alfredo Golino, in “Il caso volle” si ritrova la tromba jazz di Fabrizio Bosso, si scorge la mano di Roberto Giangrande in “Contattami”. Inoltre, la voce di Enzo Gragnaniello viene utilizzata come uno strumento nel brano “Dolce”, e Pino Ciccarelli, Antonio Di Somma e Nino Pomidoro in “Papaji- parte 1”.
Alla fine di questo concept album si trova, poi, una reprise del brano che dà il titolo all’album in cui il basso di Salvatore Brancaccio e le percussioni di Rosario Jermano rappresentano il miglior compendio possibile per questo viaggio in musica, sospeso tra il Sahara e antiche sonorità celtiche.