Si è conclusa la quarta edizione del Pompeii Theatrum Mundi, la prestigiosa rassegna teatrale, nata grazie al costante lavoro del Teatro Stabile di Napoli e del Teatro Mercadante, che tiene viva la fiamma della tradizione nello splendido contesto del Teatro Grande degli Scavi di Pompei.
Per l’ultimo spettacolo la kermesse propone Le Cerisaie – Il Giardino dei Ciliegi, con il regista portoghese Tiago Rodrigues, fresco di nomina come prossimo direttore del Festival di Avignone, intento a portare in scena la sua interpretazione del testo di Anton Cechov, impresa sicuramente non semplice, accompagnato da un cast, interamente francofono, d’eccezione.
È infatti Isabelle Huppert, stella del cinema e del teatro d’Oltralpe, una delle attrici più premiate della storia del cinema francese, con la vittoria di un Bafta Award, un Golden Globe, due Premi Cesar, due Prix d’interpretation feminine, due Coppe Volpi ed un Orso d’Argento, nonchè una nomination come migliore attrice protagonista al Premio Oscar per il seminale film Elle, ad interpretare Madame Ljubov, la tragica figura attorno alla quale lo spettacolo si va a dipanare.
La trama ci porta nella Russia pre-rivoluzionaria, con una famiglia di nobili origini, che naviga però in pessime acque dal punto di vista economico, che deve assolutamente trovare un’enorme somma di danaro per impedire ad una banca, sua creditrice, di mettere all’asta l’ultima grande proprietà rimasta: una grande casa di campagna circondata da un imponente giardino di ciliegi.
La messa in scena ideata dal regista nativo di Lisbona dimostra subito di voler introdurre elementi di modernità e di freschezza, pur mostrando il grandissimo rispetto nutrito nei confronti del testo originale. Spicca, infatti, la presenza in scena di un duo di musicisti, Manuela Azevedo alle tastiere ed alle percussioni ed Helder Goncalves alla chitarra elettrica ed agli effetti sonori, che dettano il ritmo dell’intero spettacolo, ora dominando il palcoscenico con intermezzi musicali di grande effetto, ben prodotti e splendidamente eseguiti, ora con semplici riff, quasi accennati, di chitarra e batteria, a far da tappeto e da accompagnamento agli artisti presenti.
Elemento fondamentale, su cui non ci si può non soffermare, è, come accaduto praticamente per ogni “puntata” della splendida kermesse pompeiana, la scenografia, curata dal maestro Fernando Ribeiro: il palcoscenico è infatti solcato per la sua lunghezza da due paia di binari, lungo i quali scorrono due carrelli. Il primo carrello viene utilizzato come “palcoscenico nel palcoscenico” per la band, la quale, durante le varie esecuzioni musicali, se il momento lo richiede, viene spostata e trasportata dagli artisti in scena da un lato all’altro del Teatro Grande.
Sul secondo carrello monta, invece, una delle “cerisaie” che danno il nome alla rappresentazione: un enorme tronco di metallo, anch’esso spostato alla bisogna da un lato all’altro del palcoscenico, da cui pendono numerosi lampadari di cristallo, parte integrante del light design curato da Nuno Meira.
La resa finale presenta, tuttavia, a parere di chi scrive, luci ed ombre.
Il cast, composto, oltre che dalla divina Huppert, da professionisti di prim’ordine, quali Isabel Abreu, Tom Adjibi, Nadim Ahmed, Adama Diop, Alex Descas e Marcel Bozonnet, deve impegnarsi non poco per tenere alta l’attenzione e la concentrazione dello spettatore, già provata dalla necessità di dover leggere i sottotitoli in italiano, proiettati su uno schermo alla base del palcoscenico, nel corso delle quasi tre ore di durata dello spettacolo. Il già menzionato rispetto completo, totale ed assoluto che il Rodrigues ha applicato nei confronti del testo originario di Cechov, non dei più semplici, ha sicuramente rappresentato una sfida, vinta, in alcuni punti, in maniera felice e totale, ed, in altri, in maniera sicuramente meno roboante.
Un plauso va, in ogni caso, all’organizzazione ed alla direzione artistica del Pompeii Theatrum Mundi: il conto alla rovescia per l’edizione del prossimo anno è già ripartito nelle menti e nei cuori di tutti noi.