Si è svolto martedì 27 giugno alla Libreria Feltrinelli di Caserta lo showcase di Maredentro live, ultimo lavoro discografico del cantautore Bungaro per l’etichetta Esordisco.
Il caldo pressante non ha impedito ai fan del cantautore brindisino di essere presenti a questa tappa casertana, scelta perché gli piaceva l’idea di un posto più piccolo e meno prevedibile. Porta in giro per l’Italia la presentazione del suo ultimo lavoro discografico Maredentro live, registrato dal vivo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, contenente quindici brani, scelti tra i più significativi del suo repertorio. Da subito di Bungaro conquista la simpatia, la sua vena ironica, quell’incontenibile comunicazione. Un mare di pensieri ed emozioni che ama trasmettere al suo pubblico, aneddoti personali e artistici che hanno intrecciato la sua vita fino ad oggi ; oltre ad affascinarlo mentre esegue brani dal vivo, accompagnato dal maestro Antonio Fresa, come: Passione, Perfetti sconosciuti, Il mare immenso, Lu viddicu di lu mundu e Guardastelle, quest’ultimo a cui è profondamente legato,lo dedica al musicista casertano recentemente scomparso: Fausto Mesolella.
“Il poeta è un tuffo nel mare fatto a rallentatore”
Questo disco, l’ottavo, è un’altra perla musicale firmata da Bungaro, Maredentro live, sugella i 25 anni di carriera. Una raccolta di brani scritti da lei, tranne qualcuno. Perché questo titolo e perché ha scelto questo brani?
Maredentro perché sono molto legato a questa parola, il mare per me è la mia provenienza, io vengo dal sud, sono di Brindisi, e sono nato sul porto del Brindisi. Il mio film preferito è Maredentro. I miei genitori si sono conosciuti in mezzo al porto di Brindisi, da bambini si tuffavano nel porto, e lì si sono conosciuti. E poi, ormai lo sanno quasi tutti che io ho una figlia di dodici anni e quando ne aveva nove, mi chiese: papà ma perché metti sempre il mare nelle tue canzoni? E io dopo averle spiegato tutto quello che ti ho detto, lei mi rispose: certo papà tu sei un poeta, perché il poeta è un tuffo nel mare fatto a rallentatore. E da quel giorno lì, sono passati tre anni, è nato questo progetto, poi realizzato all’Auditorium Parco della Musica dal vivo.
Tra questi brani spicca un inedito quello di Teresa De Sio e da lei musicato “Il prato”; è il primo incontro con la De Sio?
No, con Teresa c’è stima reciproca, e questa era una sua poesia inedita che ho musicato tanti anni fa, e ogni tanto la cantavo nei miei concerti. Era arrivato il momento di metterla su un disco, mi piaceva l’idea di farla entrare in questo progetto, è un pezzo divertente che mi è sempre piaciuto molto, è la mia parte ironica.
L’ho sentita in un paio di occasioni al Premio Bianca D’Aponte, anche l’ultimo dove ha eseguito Perfetti sconosciuti e Passione. Tornerà anche nel 2017 ospite del premio?
Io ci torno quasi sempre perché con Gaetano d’Aponte abbiamo un rapporto che va oltre il premio. Sono quelle cose che nascono senza che te le spieghi, c’è una grande stima di lui e di tutto quello che sta facendo, di Bianca sua figlia che era una grande cantautrice molto avanti, molto contemporanea.
Oggi è uscito su Panorama.it ,il video de Lu viddiccu di lu mundu, ovvero L’ombelico del mondo, brano di Jovanotti, una solarità diversa per un brano che ha fatto epoca e dal testo attualissimo, per questo l’ha voluto cantare?
No, è nato tutto per gioco, un giorno mi misi a cantarla in dialetto barese e da qui è nata l’idea ed è piaciuta anche a Jovanotti che mi ha dato la possibilità di pubblicarla. Complimentandosi.
Ha scritto per tanti artisti, molte donne, casuale o voluto?
Forse perché l’universo femminile è quello che mi intriga di più. Le donne sono un po’ come le canzoni, imprevedibili, e all’interno delle canzoni cerco sempre di mettere qualcosa tipo una storia che sembra drammatica e poi arriva lo sfondo positivo. E in questo vedo una prerogativa spiccatamente femminile, quella di trovare sempre delle soluzioni all’improvviso e sorprenderti.
Oltre a scrivere per artisti molto famosi, è stato anche autore di album per artiste di notevole talento e che fanno della ricerca musicale quasi una missione di vita, come Barbara Eramo e Pilar, di cui ho avuto il piacere di conoscere e scrivere: di che responsabilità s’investe un autore di testi quando scrive per donne artiste, e se c’è questa differenza?
Per me non c’è differenza, bisogna scrivere cose belle e credibili e bisogna sempre essere ispirati. Perché se c’è ispirazione le persone se ne accorgono, le canzoni rimangono.
A quali progetti sta lavorando, dopo questo album?
Adesso sono concentrato su questo disco e saranno due anni di concerti. Ovviamente continuo a scrivere, e sto scrivendo per artisti di cui non dico per scaramanzia. Poi sto producendo Rakele, una bravissima artista napoletana, e stiamo progettando il suo secondo album. In questo navigare nella scrittura, c’è anche questo disco che inizierò a produrre da settembre.
foto: Angela Garofalo