Mico Argirò presenta il suo nuovo singolo “Un alto Giugno73”.

Un altro Giugno73: il nuovo singolo del cantautore cilentano Mico Argirò.

Mico Argirò è un giovane cantautore originario della Calabria e cresciuto nel Cilento.

 
Il suo amore per la musica nasce quasi contemporaneamente con lui.
Infatti si dedica quasi da subito a scrivere le canzoni e a comporre musiche per il teatro.
I temi delle sue canzoni sono caratterizzati da un mondo ricco di personaggi non convenzionali, di momenti malinconici e ritmi energici.
Tra il 2013 e il 2014 cura le musiche inedite e gli arrangiamenti del progetto “Domenico Modugno – L’avventura” con concerti teatrali in tutta Italia, ricevendo addirittura il plauso della famiglia Modugno e di Bruno Pantano, assistente storico di Modugno, viene replicato a Sidney nel 2014 e partecipa alla Festa della Musica di Roma nel 2018.
Nel 2016 cura i cori per lo spettacolo “Processo al Mito: Le supplici” per la regia di Annarita Colucci e la produzione dell’associazione Identità Mediterranee, messo in scena all’interno dell’area archeologica di Paestum.
Sempre nel 2016 compone le musiche per il cortometraggio “Simulazione incidente” della Croce Rossa Italiana.
Segue l’uscita del suo singolo “Il Polacco”, il singolo anticipa l’uscita dell’album “Vorrei che morissi d’arte”, rilasciato sia come disco fisico che su tutte le piattaforme digitali il 29 ottobre. Al disco seguono due anni di tour dal vivo in locali e teatri di tutta Italia.
Nel 2017 compone le musiche per lo spettacolo su Peppino Impastato “Io non mi rassegno – Un storia d’amore” di Salvatore Riggi (Accademia Internazionale di Teatro) con repliche da Caltanissetta a Milano , in collaborazione con Libera contro le Mafie e Legambiente in occasione delle date campane.
Il suo ultimo singolo “Un altro Giugno73” è una canzone che affronta il tema di un rapporto di coppia che finisce.
Il titolo è un voluto richiamo alla canzone storica di De Andrè “Giugno 73”.
Intervista:
Di cosa parla la tua canzone?
Un altro Giugno73 racconta le varie fasi di una storia d’amore. Strofe scritte a distanza di anni che si concludono nel modo peggiore possibile.
Un’evoluzione negativa del rapporto che porta ad un abbandono finale, attraverso città diverse, momenti di semplice bellezza e senso di assenza. 
Cosa ti ha ispirato a scriverla?
È una canzone molto intima, parla di me e della mia vita; c’è la mia storia d’amore finita, c’è De André, c’è il Cilento e ci sono Milano e Roma.
Ci sono gli strumenti che ho sempre usato, WhatsApp, la stazione e i suoi suoni.
Quanto tempo hai impiegato per comporla?
È nata in modo diverso dal mio solito.
Era uno dei tanti brani dei quali scrivi una strofa e lo lasci lì, incompleto, un foglio per 3/4 bianco. 
Ho scritto, poi, le altre strofe a distanza di vario tempo, anni, dalla prima. 
Nel frattempo, la storia d’amore era prima cambiata, poi naufragata. 
È un “in progress” reale, non costruito, e mi piace, soprattutto dato che in genere scrivo di getto, seguendo una emozione o una suggestione dell’attimo.
I tuoi progetti futuri?
Dal 7 dicembre partono le date dal vivo, ho l’opportunità di toccare le più importanti città d’Italia in una serie di live nei locali, House Concert e teatri. Quello che sto cercando è un contatto diretto tra la mia musica e le persone, questo tipo di concerti sono l’occasione migliore per averlo; con “Vorrei che morissi d’arte” ho passato due anni a suonare in giro ed è stata un’esperienza molto bella, sono sicuro che raccontando questa storia d’amore che è “Un altro Giugno73” ne usciranno fuori delle belle.

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