Sul palco dell’Arena Flegrea, una serata di grande musica sotto il cielo stellato con il palco sovrastato dalla costellazione del Grande Carro, il 12 luglio si è esibito Pat Metheny & Ron Carter in ‘Duets’ con ospite Gwilym Simcock.
Un progetto musicale quello di Metheny, sempre pronto alle sperimentazioni musicali che si rivelano straordinarie per protagonisti e per riuscita, lo vede in coesibizione con un gigante del jazz qual è Ron Carter dopo il grande successo nel settembre del 2015 riempiendo la scena del Detroit Jazz Festival. Sulla scia di tale riuscita è stato organizzato il tour europeo con sole tre date italiane: l’11 luglio a Gardone Riviera – Anfiteatro Del Vittoriale, il 12 luglio Napoli – Arena Flegrea, il 13 Perugia – Umbria Jazz .
Per il concerto partenopeo Metheny si presenta in giacca, inusuale per l’artista dovuto forse al dover esibirsi con un posh (elegante) come Ron Carter che ha scelto un completo antracite, aprendo la serata in un solo con la chitarra Pikasso a 42 corde fatta per lui dalla liutaia canadese Linda Manzer, alternandosi in duo, prima con Gwilym Simcock poi con Ron Carter.
Il duo Metheny – Simcock (in completo grigio) nonostante l’assenza della sezione ritmica ha evidenziato il grande talento del giovane pianista inglese entrato di recente nella sua band ma incontrato dieci anni fa come lo stesso Metheny ha commentato introducendo lo sul palco.
I brani eseguiti, con Metheny che imbraccia la sua chitarra semiacustica Ibanez PM2 AA , tra alcuni dei brani più noti ed amati come ’Phase Dance’, ‘Unity village’ che incise nell’album Bright Size life con Jaco Pastorius al basso, ‘Better days ahead’ ed altri ricevendo grande partecipazione del pubblico presente.
Dal forte sentore di jazz l’esibizione con Ron Carter, dove la scelta della scaletta è avvenuta tra standard non solo, partendo da ‘Manhã de carnaval’ tratto dal film Orfeo Negro, passando da ‘My Funny Valentine’ di Chet Baker con Carter che accompagna in controcanto con le note del più celebre ‘It don’t mean a thing, if it ain’t got that swing’, continuando con composizioni di Metheny come l’esecuzione di ‘This is not America’ cui il pubblico ha tributato una standing ovation.
Per il bis la formazione in trio sul palco che con ‘Cantalupe Island’ di Herbie Hancock che ha infuocato il pubblico, mentre il secondo bis Metheny ha eseguito in solo con la chitarra acustica il brano ‘And I love her’ dei Beatles concludendo così la serata.
L’atteso omaggio a Pino Daniele non c’è stato, anche se Metheny non smentisce la sua enorme conoscenza dello strumento e versatilità, che lo mettono nelle condizioni di esprimersi in così tante situazioni diverse.
Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo