Il pianista di Yarmouk: Aeham Ahmad ad Atina Jazz Festival 2017


L’anteprima di Atina Jazz Festival 2017 parte da un luogo suggestivo per bellezza, architettura e storia, Il Chiostro del Bramante nell’ Abbazia di Montecassino. Ospite d’eccezione: Aeham Ahmad.

Non poteva esserci luogo più appropriato dell’Abbazia di Montecassino per accogliere l’Anteprima di Atina Jazz Festival 2017 dal titolo emblematico: Un piano per la pace con un ospite simbolo, quale testimone della guerra ancora in corso in Siria, il pianista di Yarmouk, al secolo Aeham Ahmad.

Yarmouk era un campo di rifugiati palestinesi, scappati dopo la creazione dello Sato di Israele del 1948. Si è progressivamente trasformato in un quartiere della capitale, arrivando ad ospitare circa diciottomila persone in uno spazio di quattro chilometri quadrati.  L’Abbazia di Montecassino anch’essa ha conosciuto la ferocia della guerra, distrutta quattro volte e altrettante risorta dalle macerie e ricostruita, divenuta simbolo universale della pace e della rinascita, dopo l’ultimo bombardamento del 1944.

La storia del pianista di Yarmouk ha percorso chilometri grazie al web, travalicato confini, prima ancora che lui decidesse di lasciare il campo profughi palestinese dove viveva in Siria. Un folle sognatore che trainava su un carrello il suo pianoforte, tra  palazzi distrutti dai bombardamenti e le strade ormai inesistenti, cantava per la gente stremata dai bombardamenti su Damasco. Credeva, e oggi più di ieri, che la musica possa essere veicolo di pace, di armonia, di unione.

Un piano per la pace.

 

Arriva al cospetto di un pubblico che resiste al vento forte, ma lo scenario e l’ospite sono imperdibili. Scegliere di venire ad un concerto quale questo, implica vari fattori, intessuti al percorso umano di questo pianista d’eccezione. Quando un giorno di due anni fa, una bomba gli distrusse il piano, la madre – lui racconta – gli diede una piccola somma di denaro e disse: è ora che tu vada via. Attraversando la Turchia, la Grecia, e lungo la rotta balcanica, arriva a Berlino. In Germania, trova rifugio in un vecchio motel abbandonato, dove c’era un pianoforte. Ricomincia a suonare e proprio a Berlino terrà il suo primo concerto, registrerà il suo primo disco,ricevendo un premio per il suo impegno a favore dei diritti umani.

Racconta in maniera sintetica i motivi che l’hanno costretto a fuggire, aggiunge: [..] non credo assolutamente che tutto ciò che sta avvenendo a livello di terrorismo sia imputabile alla religione, io sono un musulmano e molti musulmani sono vittime giornaliere dell’IS. […]  La guerra in Siria, ha una regia che abbraccia vari stati e i loro interessi politico-finanziari [..].

Ma lui ama la musica, crede nel suo potere universale di unire i popoli ed è quella che vuole comunicare. Esegue brani scritti e interpretati da lui e alcuni famosissimi di musica classica.  Quello che permane a fine concerto, oltre l’energia positiva che aleggia e avvolge dal primo all’ultimo i presenti, è il suo continuo ringraziare portandosi le mani al capo. Un sorriso e un gesto che vanno al di là delle parole; chi ha vissuto tanto orrore, disperazione, macinato chilometri su chilometri, transitando attraverso luoghi e confini – per strade dismesse o di notte, su per montagne e attraversando fiumi – con il perenne incubo di non farcela, può solo assaporare ogni secondo di tutto quello che arriverà dopo, come il dono di una seconda vita.

L’ Abbazia di Montecassino e Aeham Ahmad insieme per un concerto dalla forte valenza simbolica: diffondere la pace. A concerto finito e ancor prima dei saluti, l’Abate di Montecassino S.E. Don Donato Ogliari va incontro a lui a braccia aperte,  gesto dall’enorme valore, trova altrettanta corrispondenza in Aeham Ahmad.

Non poteva esserci conclusione migliore per questa serata, non può esserci promessa migliore di questa.

foto e video: Angela Garofalo

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