Scat’ Gatt’ Orchestra: le sette vite dei gatti


Novità in casa  Scat’Gatt’, il progetto  nato nel 2009 da un idea di Daniele La Torre.

In attesa dell’uscita del primo disco della compagine che si ispira ai gatti musicisti del classico Disney “Gli Aristogatti”, l’ orchestra degli Scat’Gatt’ si ripresenta al pubblico con una nuova veste.

Inizialmente, infatti, il primo embrione della formazione si proponeva di affrontare un repertorio “giocoso”, riproponendo brani conosciuti dei cartoni animati e buona parte della musica da film. L’organico è del tutto diverso da quello di allora e cambiare musicisti e approcci, ha permesso al gruppo di accostarsi sempre di più al repertorio di musica etnica. A riguardo, dice Daniele La Torre

E’ stata una vera risorsa poter ogni volta proporre di lavorare su un repertorio che suonavo da anni col mandolino e vedere che ogni proposta portava una controproposta “uguale e contraria”, in ordine di genere, di utilizzo di strumenti, di arrangiamenti. Oggi l’orchestra, quasi al suo nono anno di vita e alla sua ennesima metamorfosi, si pone come piattaforma musicale e mira a poter realizzare ed esplorare diversi repertori e tentare di approdare a proprie composizioni inedite; talvolta con l’intenzione di creare un sound divertente e coinvolgente, ballabile e ampiamente condivisibile; altre volte invece con l’intenzione di elaborare brani più riflessivi che risentano delle contaminazioni del nostro background culturale. Gli arrangiamenti sono stati curati per lo più in base alla tipologia strumentale e al materiale prodotto all’interno di un’ annualità. Potremmo dire che è una sorta di laboratorio. Molte idee inedite così come molti adattamenti a musiche edite, vengono rivisitate spesso da me e da Daniele De Santo. Preziosa in questi anni è stata la curiosità; affacciarsi a nuovi ascolti e a cercare di trarne fuori qualcosa. Ogni qual volta l’organico risente di una variazione in termine di cambi di strumenti, per noi è uno stimolo poter rimescolare il mazzo di carte e tornare a rivisitare anche ciò che abbiamo già fatto. Questo lentamente ci porta a modificare idee che stiamo ancora elaborando prima di darle ad una edizione. Ovviamente gli sviluppi di un arrangiamento sono il frutto di tutto ciò che concorre nel fare musica con gli altri. Dunque la scrittura di una parte resta sempre come una “proposta aperta” ad elaborare più che ad eseguire.

Che cosa dobbiamo sapere di questa nuova Scat’ Gatt’?

“Ognuno porta qualcosa nel gruppo, nessuno porta via nulla al gruppo” è un paradigma che ho imparato, cercando talvolta con “coraggiosi” tentativi di amalgamare persone (e dunque strumenti) anche stilisticamente o “umanamente” molto diversi fra loro. Credo che il segreto sia questo, cercare di insistere su ciò che si pone in essere come “distanza”. Se è vero che la musica è un linguaggio, allora accostare varie “etnie ” della personalità non può portare che a un risultato quanto meno inedito.Cercare di mettere insieme tutti professionisti con un certo “quid” è cosa ardua. Questa ricerca, principalmente dei “personaggi”, diremo, degli attori, dura da quasi un decennio. Mi rendo conto solo oggi che, al di là di chi resta o di chi va o di quanto prodotto o quanto fatto, creare un punto di incontro fra varie esperienze musicali, professionali e umane e costituirne un orchestra, dandosi obiettivi, creando aspettative, cercando di contribuire alla crescita di chi incontriamo con nuovi stimoli e idee da confrontare, sia già un buon risultato.
D’altro canto siamo un Orchestra perchè sono gli strumenti a rappresentarci, ma credo che al fondo (e anche dati ” i tempi musicali” ) dare priorità allo sviluppo del materiale umano sia un lavoro prioritario, per cercare almeno di edificare delle fondamenta, per parlare di repertori inediti o strettamente di musica che voglia dire qualcosa nel suo tempo o che semplicemente vuole manifestarsi. E’ un lavoro molto difficile e spesso l’ansia di “arrivismo” produce molti dubbi di “qualunquismo”. Fare esercizio di umiltà e lavorare consciamente alla ricerca di un valore identitario in fondo non è cosa semplice. La nostra nuova formazione è composta da Daniele De Santo, contrabbassista poliedrico e zelante divoratore di musica, Nico Sommese Clarinettista e Saxofonista di derivazione classica, con grandi inclinazioni al jazz, Arturo Caccavale, Tromba e Flicorno, tendenzialmente un musicista World Music, principalmente nella costruzione del suo habitus musicale Vocalist e autore, Salvatore Torregrossa musicista anche egli poliedrico (Fisarmonica, Pianoforte, Ukulele) un pò il mentore, fra noi il più saggio ed esperto; Luca Cioffi che ha maturato nel tempo studi approfonditi dei tamburi a cornice e delle Tabla, il quartetto d’archi e io  ai plettri.

A SILVIA FASCIANO, violoncellista entrata da poco nel gruppo,chiediamo cosa ne pensa degli Scat’ Gatt’

Con loro mi sono ritrovata a “parlare” un “linguaggio” musicale diverso da quello a cui solitamente sono abituata. Qui si mette alla prova ogni volta la propria creatività, la capacità di “inventare al momento” e renderlo “parte”. E questo per noi strumentisti ad arco non è sempre facile, poichè la nostra tecnica richiede schemi “predefiniti” a cui dobbiamo spesso attenerci.  Ma credo sia questo il bello! Sento la libertà e la possibilità di poter sperimentare e ricercare nuove sonorità, e vedere tecnica e talento fin dove possono arrivare. Mi sento molto supportata dagli altri membri e soprattutto da chi come me “porta l’arco”. Parlo di due validissime musiciste: Anna Rita di Pace al violino e Maria Elena Soldani alla viola, entrambe con spiccate doti artistiche prima che strumentali. Sono veramente felice di aver intrapreso questa bellissima avventura, sento davvero molto unità e sincerità, sopratutto, sento che siamo accomunati dalla passione di fare musica insieme, comunque e dovunque.

Anche questa nuova formazione proporrà repertori “studio” di musica klezmer, Choro, Tango, Folk, Swing ecc.. e scaverà nella sonorità, per cercare di dare voce a qualcosa che rispecchi tutti i suoi componenti. Con buona pace del pubblico che li ama e che ha già avuto modo di apprezzare il loro estroso brio.

 

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