Trenches, il rock tra trincee e frontiere


Esce il 23 settembre “Trenches”, album d’esordio degli Stolen Apple

Attivi fin dal 2008, gli Stolen Apple devono il loro nome a Ernst Lossa, un bambino vittima del programma di eliminazione di soggetti non autosufficenti voluto dal Reich.

Si definisce disco d’esordio, ma in realtà fin dal primo ascolto si percepisce l’attitudine alla musica, la consuetudine alla condivisione tra i vari componenti della band che, partendo dalle ceneri dei Nest (Riccardo Dugini voce e chitarre e Luca Petrarchi voce, chitarre, mellotron, organo e synth), si strutturano con Massimiliano Zatini (voce, basso e armonica) e Alessandro Pagani (voce, batteria, piano e percussioni) per dar vita alla formazione attuale.

Dodici canzoni, risultato di un lavoro collettivo all’insegna del concetto di libertà e indipendenza; la libertà di non seguire le tendenze del momento, l’indipendenza dai grandi del passato, rivissuti secondo il proprio stile, la propria personalità. Un viaggio tra i ricordi di ognuno, spaziando tra l’indie-rock e tutte le sue sfumature, tra schitarrate rock (Sold Out) e echi di sitar (red Line), tra malinconici intro con armonica a bocca (Daydream) e melodie laceranti (Fields of stone); sonorità eterogenee e significati ambivalenti, il disco racconta esperienze vissute dentro e fuori la musica e induce chi ascolta -talvolta senza alcuna dolcezza, anzi con discreti scossoni emotivi- a passare attraverso stati d’animo che sono diversi, brano dopo brano.

Le trincee del titolo viste come zone di sicurezza dove l’uomo tenta di celare le sue fragilità vengono invase dalla musica, che tenta, a sua volta, di riavvicinare l’individuo disilluso al sogno; attenti alla tracklist, “Pavement” sembra essere il punto di non ritorno. Arrivati lì, come ad una stazione di posta o un autogrill, si riparte per un nuovo viaggio dove si cambia marcia e si incontrano contaminazioni blues, ballate e poesie.

La copertina fa la sua parte nel creare questo effetto di straniamento; nel complesso è un disco assai gradevole, da ascoltare senza pregiudizi di genere. E con un occhio di riguardo per Living on Saturday, con le tre voci in crescendo.

 

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