Vivere, Fabio Mazzari: “era scritto che Alfio Gherardi dovessi essere io”


 

Intervista esclusiva a Fabio Mazzari, l’amato Alfio Gherardi di Vivere: dall’approdo alla soap al doppiaggio, passando per il prossimo impegno teatrale atteso per novembre

Attore di teatro e tv, nonché affermato doppiatore: com’è nata la tua passione per la recitazione?

“Mah, per la verità io volevo fare il regista teatrale. Infatti cominciai come aiuto regista in teatro, poi dovetti sostituire un attore all’ultimo minuto ( si era infortunato ) e scoprii che ero bravino. All’epoca, per chi aveva velleità artistiche-autoriali, il teatro era il vero traguardo. Fatto di fisicità, carnalità, vocalità, tensioni, emozioni vere, concrete..Il cinema era un giocattolo lontano, irraggiungibile, bisognava andare a Roma. Mentre io stavo bene nella mia tiepida, accogliente, materna Bologna”.

 

Sei un artista poliedrico, ma in quale veste ti senti di più a tuo agio?

“Grazie per la definizione, spero di meritarla. Direi che la dimensione in cui mi sento più a mio agio è quella di regista teatrale. La lettura e l’interpretazione di un testo, fatta a tavolino insieme agli attori, l’identificazione dei personaggi, le dinamiche che intercorrono fra loro e che li legano, le linee guida di un testo, la sua contestualizzazione, etc..sono tutti momenti appassionanti. Poi la prima volta che si va in piedi, l’agire sul palcoscenico, le luci..Vorrei provare ora l’esperienza di regista cinematografico, ma non l’ho mai fatto”.

Sei tra i fondatori dello Spazio Zazie di Milano: che rapporto hai con la musica? 

“Più che uno dei, sono il fondatore di Zazie. Lo dico non per vantarmi, ma perchè mi sarebbe piaciuto avere dei soci con cui dividere gli oneri ( e gli onori..). Invece era tutto a carico mio ( fortuna che c’era Alfio Gherardi a darmi una mano). E’ interessante che tu mi chieda della musica a proposito di Zazie, perchè infatti inizialmente Zazie ospitava esecuzioni musicali ( soprattutto jazz, eseguito al pianoforte d mio figlio Michelangelo..), prima dello spettacolo teatrale. Poi si è persa quest’abitudine. Io amo soprattutto il jazz, come avrai capito, poi la musica classica. Ma anche del buon rock, quello più creativo degli anni ’70 ( Pink Floid, Santana, Chicago, Led Zeppeilin). Ogni mattina, da molti anni, mi sveglio con la musica dei Simply Red.  Adoro Tom Waits, Joe Jackson, Franck Zappa ( ’70 )”.

Dal 1999 al 2008 hai lavorato nella soap Vivere: com’è avvenuto l’approdo in questa telenovela? 

“L’approdo, come dici tu ( e mi piace molto..) alla soap Vivere, è avvenuto nel più casuale dei modi. Un mio amico attore mi telefonò, dicendo che l’indomani c’erano dei provini per una soap. Io lo ringraziai, ma risposi che oramai non facevo più provini da anni. Il pomeriggio, prima di entrare in sala di doppiaggio, ricevetti una telefonata da Mediaset, in cui mi comunicavano che mi stavano aspettando per il provino. Evidentemente il mio amico, a mia insaputa, aveva lasciato il mio nome. Il resto è molto avventuroso, ma lo racconterò un’altra volta. Diciamo che era scritto che Alfio Gherardi dovessi essere io”.

Fabio Mazzari e Alfio Gherardi: c’è qualcosa che ti accomuna al tuo storico personaggio di Vivere?

“Questa è una domanda che, giustamente, mi è stata fatta molte volte. Ebbene, diciamo che entrambi abbiamo lottato, sofferto, combattuto. Per questo, forse, abbiamo entrambi acquistato una certa saggezza, una certa comprensione delle cose e delle persone. Abbiamo in comune la lealtà, il senso del dovere, il rispetto per il prossimo e anche una certa passionalità. A differenza mia, però, Alfio è più attivo, più sgobbone. Io sono più pigro, più sornione. Diciamo che amo di più il ” cazzeggio ” ( se si può dire), da vecchio vitellone bolognese. E però io sono più ludico di lui, più divertente. Alfio è un po’ muone, più serioso di me”.

Ti sei mai chiesto perché una soap opera di così grande successo sia stata chiusa così, all’improvviso? 

“In realtà non è avvenuto all’improvviso. Segnali di sottovalutazione di Vivere c’erano già stati, come, ad es, il cambio di orario. Vedi, in realtà questa è una domanda che andrebbe posta alla dirigenza Mediaset. Io posso solo dire che il successo iniziale di Vivere ( clamoroso ) ha creato una serie di squilibri all’interno del gruppo..Qualcuno ha sentito il bisogno di creare una nuova soap, Centovetrine, di penalizzare Vivere, etc..Poi, alla lunga, la crisi del 2007/8 si è fatta sentire per entrambe. Ma, mentre per Cv è stato tentato l’impossibile ( spostarla in prima serata..) Vivere è stata messa alle 11, 30 del mattino su Retequattro ( e anche lì, a dispetto di tutti, aveva successo)”.

Sei ancora in contatto con i colleghi di Vivere?

“Per la verità, no. La maggior parte di loro vive a Roma, io invece prima a Milano, ora a Torino. Mi sento ogni tanto con Giorgio Biavati ( Giovanni Bonelli ). Tutto qua”.

In questi ultimi anni stanno spopolando le soap spagnole come Il Segreto e Una Vita: secondo te Cosa c’è dietro il successo di queste produzioni? 

“Confesso che non le seguo, per cui mi scuso, ma non sono in grado di rispondere. Non ne ho mai visto nemmeno una puntata. Penso tuttavia che ingredienti come l’ambientazione esotica, la semplicità elementare delle storie e dei sentimenti, una certa ingenuità popolare delle trame, possano essere elementi di successo facile. Forse è cambiato anche il pubblico. Certo credo di poter dire che Vivere era un’altra cosa ( anche come attori )”.

Da Jack Nicholson a Willem Dafoe, passando per Dennis Hopper e Burt Reynolds: oltre a queste grandi star, c’è un attore che ti piacerebbe doppiare particolarmente?

“Mah , è difficile rispondere. A parte il fatto che sono anni che non doppio, per cui non so nemmeno se mi ricorderei come si fa. Diciamo che doppiare un attore bravo è molto più facile. Pensando all’età, il primo nome che mi viene in mente è Hopkins ( peraltro doppiato meravigliosamente da Dario Penne). Poi penso a quello straordinario caratterista che è Paul Giamatti..O a quell’attore funambolico, strepitoso che è Jim Carrey..Magari anche il grande Kenneth Branagh o Tom Hanks. Nel passato mi sarebbe piaciuto Humprey Bogart ( che peraltro avevo doppiato in un remake di ” Provaci ancora Sam ” )”.

 

 E sul set? Con chi vorresti lavorare?

“Beh, un nome su tutti : Toni Servillo, il più grande. Ma trovo bravissimi anche Edoardo Leo, Stefano Fresi. Alessandro Gassman. Fra le donne mi piacerebbe tantissimo lavorare con Anna Foglietta. O con Elena Sofia Ricci, Kasia Smutniak”.

Di recente sei approdato nella Web soap Passione Senza Fine 2.0: è questa la nuova frontiera del mondo dello spettacolo?

“E’stata, come si suol dire, una ” partecipazione straordinaria “. Una cosa che ho fatto volentieri per l’amico Sorrentino. Beh penso che la Rete, a breve ( o forse già da adesso..) sia il futuro. Non so se per le Web-radio-soap, ma certo, ad es, in America, molte serie televisive di successo nascono prima sulla Rete”.

Cosa stai preparando in questo periodo? Quali progetti hai in cantiere?

“Dovevo essere il protagonista di un film, ma poi è saltato tutto ( per quanto mi riguarda ). Da anni sto scrivendo sceneggiature per il cinema. Forse quest’anno una riesco a realizzarla..( mi piacerebbe anche come regista ma non l’ho mai fatto). Si tratta di un noir, che comincia come una commedia all’italiana, ma poi diventa un dramma. A novembre a teatro interpreterò Carlo Levi, a Eboli”.

 

Patrizia Gallina

 

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