Dove va il PD con Letta?


Dopo l’intervento del neo segretario Enrico Letta in assemblea nazionale sono emersi molti dubbi sulla centralità del meridione nel nuovo corso inaugurato dal PD dopo le dimissioni di Zingaretti.

Dove va il PD con Enrico Letta?

Il neo segretario, eletto con soli due voti contrari e quattro astenuti, quindi praticamente all’unanimità, nonostante la richiesta di Letta di gradire solo i voti dei componenti dell’assemblea convinti pienamente dalla bontà della sua proposta, ha voluto scegliere due vicesegretari, Giuseppe Provenzano e Irene Tinagli.

Provenzano è stato ministro per il Sud e la Coesione territoriale nel precedente governo e quindi la sua nomina intende già essere una risposta alle accuse di settentrionalismo, piovute copiose sul segretario dopo gli scarsi riferimenti al Mezzogiorno nel suo discorso all’assemblea.

Tinagli è una deputata europea, economista e presidente della Commissione affari economici del parlamento europeo, che avrà anche le funzioni di vicaria di Letta e rappresenta un’altra risposta importante al tema della scarsa presenza delle donne del partito nella squadra del governo Draghi, una questione che aveva scatenato molte polemiche.

Altro dato importante è quello anagrafico dei due vice segretari, entrambi quarantenni, la cui nomina dovra’ essere sottoposta all’approvazione alla prossima riunione dell’Assemblea nazionale, ma che appare scontatissima come è stata quella di Letta.

Curriculum che garantiscono competenza professionale

Sul piano del curriculum i vicesegretari assicurano ampia garanzia di competenza professionale perché l’empolese Tinagli è una specializzata in Sviluppo economico e innovazione all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh, ex docente di Management e Organizzazione all’Università Carlos III di Madrid ed ex componente dell’Assemblea che ha fondato il PD e della Commissione che ha redatto lo Statuto del partito.

Giuseppe Provenzano, di qualche anno più giovane, ma anche lui fondatore del PD e componente della direzione nazionale, è nato a San Cataldo in provincia di Caltanissetta, laureato e dottorato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ex vice direttore della Svimez e come detto ministro del Sud del governo Conte due.

Speriamo non restino solo pie intenzioni!

Il ministro Provenzano ha messo in campo alcune misure importanti per il Mezzogiorno come la decontribuzione del 30 per cento sul costo del lavoro, che ora il governo Draghi è chiamato a prolungare almeno fino alla fine degli anni venti, quindi anche dopo che l’Unione Europea ripristinerà il regime ordinario.

Provenzano aveva predisposto, prima della pandemia agli inizi del 2020, un vero e proprio Piano per il Sud, la cui discussione è stata arrestata dai drammatici sviluppi del Coronavirus. Ma quello che fa ritenere, che il vicesegretario Provenzano possa indirizzare le scelte del PD verso il meridione, è il legame stretto che lo legava allo storico esponente siciliano del PCI, Emanuele Macaluso, recentemente scomparso, che gli ha ispirato sin da giovanissimo idee, iniziative e scelte politiche.

Sui suoi profili social Provenzano ha postato le parole dell’articolo 3 della Costituzione, che sul piano dell’eguaglianza richiamano gli ostacoli da rimuovere per mettere sul serio tutti i cittadini della nostra nazione nella condizione di poter realizzare i propri bisogni, senza alcuna distinzione di condizioni personali e sociali. Naturalmente bisognerà poi verificare con i fatti che quelle di Provenzano non restino solo delle pie intenzioni, senza dimenticare però che il segretario Enrico Letta dovrà rapportarsi non solo con le volontà dei suoi vicesegretari, ma anche con quelle degli alleati di governo, che invece sembrano essere proiettate decisamente in direzione del Nord a protezione dei forti interessi economici ed industriali che appartengono al settentrione, in una nazione italiana, che in questi giorni ha compiuto in fondo solamente 160 anni.

A questo proposito sarà interessante capire come si atteggera’ il PD sulla questione sollevata da diversi docenti ed economisti e anche da centinaia di sindaci del Sud, della necessità di modificare la ripartizione degli investimenti previsti dal Recovery Fund, tema trattato nel mio precedente articolo.

 

(foto pubblica su Facebook)

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