Durigon slega le mani a Salvini


Il 4 agosto scorso l’ormai ex sottosegretario all’economia del governo Draghi ed esponente leghista, Claudio Durigon proponeva di intitolare ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, un parco di Latina già dedicato ai giudici Falcone e Borsellino. Durigon si è dimesso dall’incarico di sottosegretario all’Economia dopo un incontro con il leader del suo partito Matteo Salvini.

Durigon: ““Non sono, e non sono mai stato, fascista”

L’esponente leghista nella lettera di dimissioni ha rivendicato il ruolo svolto nel governo «con massimo impegno, orgoglio e serietà». E si è difeso dalle accuse: “Non sono, e non sono mai stato, fascista”.

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha parlato di «gesto di generosità e responsabilità, riflettano altri non all’altezza», facendo un riferimento nemmeno troppo velato alla ministra dell’Interno Lamorgese, da settimane nel suo mirino prima per la gestione degli sbarchi e poi per il rave party abusivo nella provincia di Viterbo.

In questo senso il gesto di Durigon concede a Salvini di avere le mani libere nell’attuale situazione politica con il semestre bianco, che impedisce le elezioni anticipate, ma non le crisi di governo e la possibilità di avere nei confronti delle forze di maggioranza e dello stesso presidente del Consiglio, più forza contrattuale nel far prevalere le sue considerazioni programmatiche. Salvini vuole portare avanti gli indirizzi del suo partito, soprattutto per ciò che riguarda l’immigrazione clandestina e l’ordine pubblico, materie che affrontava quando era al Viminale con il governo gialloverde di Giuseppe Conte.

Comunque, le dimissioni di Durigon non sono solo una mossa politica offensiva nei confronti della ministra Lamorgese, ma anche un gesto di difesa nei confronti dei leghisti duri e puri all’interno del suo partito. Infatti l’ex sindacalista di Latina, Claudio Durigon, rappresenta un simbolo della nuova lega salviniana in contrapposizione alla lega prima maniera, settentrionalista e fortemente federalista, perché il leader del Carroccio lo volle deputato e poi addirittura sottosegretario del primo governo Conte, prima ancora che desse le dimissioni da segretario dell’Ugl, il sindacato di destra.

Dissapori nei militanti storici della lega

La sua carriera velocissima scatenò molti dissapori nei militanti storici della lega, che da decenni aspettavano soddisfazioni ed incarichi di governo. Salvini considera utilissima l’esperienza accumulata da Durigon nel sindacato e oltre ad averlo fortemente voluto nei governi Conte e Draghi, ha già dichiarato che continuerà, anche da deputato semplice, ad affidargli importanti incarichi di lavoro nella lega per affrontare la questione pensionistica di quota 100 e la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali.

Salvini aveva già dovuto rinunciare ad un altro sottosegretario all’Economia, a maggio del 2019, perché il suo esponente Armando Siri fu coinvolto in inchieste giudiziarie per corruzione e l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte pretese le sue dimissioni, che ottenne dopo un lungo braccio di ferro. Siri pure è un esponente importante della nuova lega di Salvini, avendo fondato la scuola di Formazione politica del partito ed essendo l’autore della famigerata Flat tax, la riforma fiscale, che è molto apprezzata anche da Berlusconi.

Ma anche in quel caso i settentrionali duri e puri della Lega erano fortemente in contrasto con Siri, come adesso con Durigon, sollecitando a più riprese le dimissioni, per consolidare l’asse governista del partito e liberarsi da esponenti considerati spuri ed estranei alla storia della Lega. Del resto anche un altro salviniano, Simone Pillon, è considerato un leghista poco attendibile e piuttosto un cattolico eccessivamente integralista, cosi come lo stesso ex sottosegretario ligure Armando Siri era ritenuto ancora troppo socialista per il suo passato. Ma addirittura il laziale Claudio Durigon supera tutti perché l’ala governista e i leghisti della prima ora lo hanno sempre visto come una sorta di anomalia del partito.

Una mossa per avere maggiore agibilità politica

Insomma Salvini non ci sta a passare per un leader oltranzista e in questa fase preferisce assecondare la parte governista del suo partito, che fa capo soprattutto al ministro Giorgetti e al presidente Zaia, per lavorare assieme a Berlusconi al progetto del partito unico del centrodestra o almeno alla federazione con forza Italia. Per questi motivi, pur apprezzando e considerando suoi fedelissimi gli esponenti che in pochi anni hanno fatto lievitare il consenso elettorale della Lega nelle regioni del centro e addirittura del sud, ha convinto Durigon a dimettersi, una mossa che gli consente più agibilità politica rispetto ad una difesa ad oltranza del sottosegretario, che era stato criticato perfino da Stefano Candiani, noto salviniano destrorso ed oltranzista, per le sue parole infelici sul fascismo e Mussolini, anche se la questione del sottosegretario a suo dire era stata utilizzata dalle altre forze politiche in funzione antileghista e non tanto per difendere l’onore dei giudici trucidati dalla mafia.

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