E’ dura la vita dei genitori…e quella dei figli!


Genitori e figli: quali  modelli, quali rapporti ?

Il contesto sociale odierno ci presenta sempre più spesso adulti disorientati ed affaticati, alternanti tra atteggiamenti troppo permissivi, oppure troppo autoritari i quali assistono impotenti al malessere dei loro figli e sono sempre più timorosi di esercitare il loro impegno educativo.

La cultura dominante che propone il modello del genitore “amico” del figlio, dell’insegnante “complice” dell’alunno, di fatto accorcia, fino ad eliminarle, quelle opportune distanze tra genitori e figli che rendono possibili la demarcazione dei confini generazionali ed il senso di responsabilità educativa.

Anche i figli vivono un disagio educativo, sia perché mancano di punti di riferimento validi ed autorevoli con cui confrontarsi, sia, soprattutto, perché in tale contesto non riescono a realizzare spazi di reale crescita autonoma e di libertà dai genitori. Permane piuttosto una confusa, ambigua e lunga dipendenza da loro che può determinare ritardi ed interruzioni nella crescita, lungo le fasi del ciclo di vita.

Riconoscere e definire gli spazi genitoriali diventa quindi importante perché significa legittimare e rafforzare l’autorevolezza dei genitori, sostenerli nei loro ruoli educativi di padre e di madre e di aiutarli a ri-prendersi il “potere” e la responsabilità genitoriali. Per essere genitori, infatti, non basta avere l’idea del ruolo da ricoprire come padre o madre. Genitori si diventa riconoscendosi tali, imparando a leggere sé stessi nel concreto delle proprie dinamiche relazionali, rinunciando alla pretesa di cambiare gli altri, prendendosi cura dei figli e utilizzando i conflitti come occasione di crescita, di assunzione responsabile dei propri bisogni, ferite e limiti.

 

Per poter avere forza e responsabilità educativa è necessario non esser troppo simili e troppo prossimi ai propri figli. Abbattute le asimmetrie relazionali, oggi si sono eliminate le sane distanze, rendendo confusi i confini che delimitano l’area genitori e quella dei figli. Alla reale differenza generazionale si sostituisce una “confusione generazionale”, motivo per cui i figli si illudono di poter fruire di una libertà e di una autonomia che ancora non sono in grado di gestire correttamente. Ne consegue purtroppo che, spesso, di fronte al dileguamento dell’autorità genitoriale, sono i figli che impongono, fanno le leggi in famiglia e dettano le regole.

Recuperare la sana asimmetria nel rapporto genitori-figli consente di aiutarli a confrontarsi con le regole e, quindi, di crescere maturando la capacità di accettare i “no”, di elaborare le frustrazioni e di sviluppare autocontrollo. Nell’incontro reale con i propri figli e con il proprio partner, aggiustando continuamente le distanze ed abitando coerentemente gli spazi, si apprende sul campo ogni giorno questo “mestiere” in divenire che si alimenta della reciprocità comunicativa e della cura responsabile.

La capacità di cura, essenziale in ogni fase della vita e per tutti i soggetti, risulta essere una delle competenze irrinunciabili dell’essere adulti e genitori, proprio perché da essa dipende la stessa possibilità che ogni persona ha di esistere e di esserci con senso. La cura che abbiamo ricevuto e quella che mettiamo in atto verso noi stessi, gli altri e il mondo forma la nostra identità e ci consente, lungo il corso della vita, di riconoscere, elaborare e gestire emozioni e situazioni complesse sia nostre sia degli altri.

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