I bisogni del paziente oncologico ai tempi del Covid-19


I bisogni del paziente oncologico ai tempi del Covid-19 – La pandemia da COVID-19 che stiamo affrontando è una situazione che, nella sua eccezionalità, sta colpendo e modificando tutti gli ambiti della nostra vita, tanto da richiederci di mettere in pratica capacità di adattamento di cui non avremmo nemmeno pensato di essere capaci.

Una vicenda eccezionale come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19 ha un impatto psicologico forte su tutta la popolazione, suscitando in molti paura o frustrazione o rabbia, o tutte le emozioni insieme.

Paziente oncologico, emotività e malattia oncologica

Ancora più complicata è la situazione emotiva di persone come i malati oncologici, che insieme all’ansia per il rischio di pandemia stanno affrontando un tumore.

La malattia oncologica rappresenta già in se un evento che va rompere un equilibrio in quanto evento nuovo e stressante. Sconvolge la vita individuale e spezza i modelli di interazione usati dalla famiglia. Può implicare la modificazione dell’organizzazione familiare e  il capovolgimento dei ruoli. E’ indubbio che una diagnosi di cancro stravolga la vita del paziente e dei suoi cari, dall’inizio e per tutta la durata delle cure, siano esse mediche che chirurgiche e/o radioterapiche. Il vissuto soggettivo di tale malattia si configura spesso come un processo insidioso e incontrollabile, che invade, trasforma e lentamente toglie ogni energia non solo ai pazienti, ma anche alle persone che li circondano (familiari ed operatori).

 «Lo stress psicologico è molto forte, tanti pazienti oncologici si sentono in stand-by. Molti sono abituati a convivere con la paura della morte, ma questa situazione di limbo non fa che aggiungere ansia, perché non sanno cosa li aspetta e cosa devono fare. A tante persone alle quali sono stati cancellati gli interventi, si sentono molto abbandonate».

Paura del contagio

I pazienti oncologici non sono tutti uguali. Possono trovarsi a fronteggiare l’emergenza Covid-19 in diverse fasi della malattia tumorale, e inoltre possono avere personalità e temperamenti differenti. I pazienti affetti da neoplasie sono individui fragili, che spesso devono recarsi in ospedale numerose volte nell’arco di ogni mese per ricevere le terapie necessarie, quindi in tempi di Covid-19 la paura di contrarre il virus aumenta il bisogno di protezione.

Essi già sanno cosa significa, evitare i contatti sociali, disinfettare combattere tutti i giorni con la paura del contagio. I trattamenti terapeutici possono provocare infatti un drastico abbassamento delle difese immunitarie, spesso già fortemente compromesse dalla malattia stessa. All’angoscia della malattia si aggiunge l’ansia del contagio.

La condizione di chi è all’inizio del percorso oncologico si presenta  diversa in quanto nel paziente che è in fase diagnostica si presentano due tipi di trauma: quello della propria malattia e quello legato a causa della pandemia. Il malato deve attrezzarsi per gestire emotivamente in maniera funzionale sia il tumore sia il sentimento collettivo si sconcerto, disorientamento, paura; quindi è esposto ancora più fortemente ad uno stato di di-stress con cui deve fare i conti.

A questo punto si rende necessario un sostegno psicologico proiettato all’integrazione per mettere insieme quello che il trauma/malattia ha spezzato: riunire il biologico con lo storico, il corpo con la mente, attraverso un metodo di lavoro che comprenda il paziente e il caregiver.

Senso di solitudine e supporto familiare

Il cargiver è una figura che si rivela molto importante nel percorso di cura del paziente oncologico  e in questo periodo storico in cui vige la regola del distanziamento sociale, per un paziente affetto da neoplasia non poter  ricevere il giusto sostegno dai propri familiari diventa una prova di grande complessità che li spinge a mettere in moto i meccanismi di resilienza, di adattamento alla situazione.

Per i pazienti ricoverati in ospedale la situazione è ancora più difficile in quanto l’ospedale è diventato un luogo blindato  e  per proteggere i  pazienti, visitatori e personale medico-sanitario, la famiglia non può essere presente all’interno dell’ospedale; in alcuni casi è permessa la presenza sporadica in orari stabiliti e per poco tempo di un solo familiare  e questo provoca un grande senso di  solitudine.

Venendo a mancare , la fisicità, il calore, il supporto emotivo, gli abbracci, il paziente oncologico sente il bisogno di affidarsi all’equipe  che deve essere molto attenta nell’accudimento. I costi in termini emotivi diventano così molto alti, ma è necessario portare avanti le cure anche in questa situazione di emergenza.

Una malattia nella sua tragicità porta a importanti insegnamenti che nella vita quotidiana non sempre siamo capaci di fronteggiare. Saper aspettare è uno di questi. I malati oncologici, per esperienza, imparano ad aspettare anche se con fatica ed emotivamente provati.  L’ansia di non farcela, la delusione e il senso di ingiustizia che delle volte li accompagna, e poi la speranza, gradualmente li conducono a confrontarsi con il tempo e con il dover aspettare. Aspettare gli esiti di un esame, la visita medica o la visita dei parenti sono solo alcuni piccoli esempi. Sentimenti di impotenza, invischiati alla speranza e alla tanta voglia di continuare a vivere, cambiano le prospettive, le priorità. Dare un senso alla malattia , circordarsi di amore rilascia una scarica di ormoni del benessere che favoriscono la guarigione.

Sostegno psicologico

Di  fondamentale importanza si rivela il  sostegno dello specialista e un aiuto importante può arrivare dagli psicologi e dagli psicoterapeuti. Oggi sono state potenziati i centri  di supporto psicologico a distanza perché il rapporto personale è diventato fonte di pericolo sia per il paziente sia per l’operatore. Il telefono e la videochiamata permettono di entrare in contatto in totale sicurezza e di sostenere anche i familiari dei pazienti oncologici che non possono entrare in istituto

Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) si è mobilitato per fornire un supporto psicologico rivolto a tutta la popolazione per favorire un migliore atteggiamento psicologico e gestire lo stress legato all’emergenza Covid-19.

Il CNOP ha inoltre promosso l’iniziativa #psicologionline. Grazie a un motore di ricerca è possibile visualizzare e raggiungere tutti gli psicologi e gli psicoterapeuti disponibili per interventi a distanza.

Per quanto riguarda più nello specifico, molti centri oncologici hanno potenziato i propri servizi di supporto psicologico, istituendo unità di crisi dirette non solo ai pazienti con tumore, ma anche alle famiglie dei malati. Si consiglia di visitare il sito internet del centro oncologico da cui si è seguiti per verificare come accedere ai servizi.

Analogamente, in questi giorni di cambiamento e di isolamento per tutti, è importante aprirsi alla speranza  che la situazione cambi. Impegnarsi a creare pensieri positivi e propositivi,  Favorire il dialogo e le relazioni sociali a distanza, fare in modo che le emozioni negative e la paura non si espandano a tutto quello che pensiamo e facciamo diventa un impegno. Occorre cercare di tenersi occupati, allenando la propria capacità progettuale, anche ponendosi piccoli obiettivi e portando avanti attività che  aiutino ad adattarsi alla realtà del periodo storico che si sta vivendo.

“Quello che importa sia durante la vita, sia di fronte alla morte, è non sentirsi abbandonati e soli”

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