Chi racconta più bugie in famiglia? Il marito alla moglie, la moglie al marito, i genitori ai bambini, i bambini ai genitori, il fratello alla sorella, i nonni ai nipoti?
Sarebbe necessario effettuare una ricerca molto complessa e dall’esito incerto per rispondere imparzialmente a questa domanda.
Ognuno di noi può avere esperienze personali che lo orientano a ritenere che i mariti o le mogli siano bugiardi per statuto e che il matrimonio si regga su una rete di bugie ben dette, che i genitori sono costretti a mentire ai figli perché non possono dire subito la verità, che i nonni siano mitomani di professione e raccontino storie inesistenti, che i fratelli si nascondano reciprocamente la verità per gelosia ed emulazione.
I figli adolescenti, ad esempio, sono quelli che in famiglia raccontano non solo la maggior quantità di bugie, ma anche le bugie più sofisticate e creative. Si può attraversare l’adolescenza senza raccontare bugie ai genitori? Penso sinceramente di no. Anzi, è proprio la scoperta da parte dei genitori della prima grande bugia del figlio che li avverte che è cominciata la sua adolescenza, che non è più un bambino. In questa fase, una buona parte della vita di relazione dell’adolescente scompare dal monitor educativo dei genitori perché i ragazzi avvertono il bisogno di costruire uno spazio privato del Sé.
La causa di questa nuova politica dell’informazione familiare da parte del figlio adolescente concerne la sua maturazione sessuale, l’aumento del desiderio e la nuovissima esperienza del piacere. Queste nuove emozioni non sono facilmente comunicabili; spesso non riescono neppure a diventare pensiero e parola, restano linguaggio del corpo, diventando così dei segreti.
Ai segreti sessuali e sentimentali si aggiungono poi, in poco tempo, i segreti legati alla vita di gruppo, alle rischiose vicende connesse e promosse dai vincoli di amicizia, quasi del tutto incomunicabili ai genitori perché ritenuti incapaci di capire il vero significato delle imprese e degli eventi che si consumano in gruppo. Per raccontare la verità sarebbe perciò necessario tenere loro un corso di aggiornamento intensivo sul significato delle nuove mode, sulle motivazioni che ispirano condotte apparentemente rischiose o addirittura trasgressive e precocissime rispetto alle aspettative familiari.
Genitori e figli, dunque, s’accordano progressivamente sui confini legittimi delle aree di comunicazione e condivisione consentiti dalle leggi che regolano le varie fasi del processo di crescita e perciò di autonomia del figlio. Generalmente, ciò di cui è consentito discutere è la vita scolastica e quella sportiva: genitori e figli si avventano su questo terreno e lo intasano di comunicazioni!
In molti casi, le bugie che raccontano i figli adolescenti, si basano sulla convinzione che i genitori grosso modo conoscano la verità sostanziale. Si fa finta che le bugie non siano bugie, ma un modo per alludere alla verità: inutile irrompere nella cameretta, sfogliare diari segretissimi, telefonare alle altre mamme, assoldare investigatori privati: è tutto inutile, spesso dannoso perché la verità è semplice, è sovente sotto il naso, basta avere pazienza, tempo e voglia di guardarla e ammettere di conoscerla da tempo.
Anche il popolo dei signori adulti è bugiardo. Quando si sceglie di dire una bugia, i casi sono due: o si pensa di non essere in grado di superare una difficoltà, o si giudica chi sta di fronte incapace di affrontare una realtà sgradevole. Di solito, si giudica riprovevole solo il primo caso e si tende a giustificare il secondo, perché si crede di proteggere il prossimo. Il fatto è che anche in questa situazione ci si arroga il diritto di giudicare che cosa sia bene non solo per sè stessi, ma anche per gli altri. La bugia manifesta sempre un tradimento: nel momento in cui ce ne serviamo tolgliamo la possibilità di scegliere come affrontare un problema. Limitiamo la libertà. Oltretutto, la limitiamo in nome di un bene che troppo spesso è in realtà un comodo personale e che come tale può continuamente cambiare a seconda delle situazioni. Niente a che vedere con la verità sulla quale si fondano tutti i valori che ogni genitore vorrebbe trasmettere ai propri figli. I genitori, dunque, sono interpellati in prima persona; è difficile per due coniugi far crescere una famiglia nella verità se prima il loro stesso rapporto non sia intessuto di verità ed anche in questo caso dobbiamo pensare che i figli osservano, giudicano, assimilano.
Ciò di cui bisogna avere paura non è tanto di perdere la faccia, quanto di perdere la propria credibilità di fronte al coniuge o al figlio.
“Pinocchio non sapendo più dove nascondersi per la vergogna, si provò a fuggire di camera; ma non gli riuscì. Il suo naso era cresciuto tanto che non passava più dalla porta”.
Nasce così un forte senso di colpa e quindi la vergogna che spinge alla fuga, perchè fa sentire degli appestati. Ma la fuga è impossibile quando il naso è lungo, quando si è stati riconosciuti e catalogati come bugiardi. Si entra in una spirale perversa dalla quale è sempre più difficile uscire. La famiglia deve essere un luogo in cui ognuno possa crescere ed esprimere al meglio le proprie potenzialità, inutile far crescere il naso dei genitori o quello dei figli a dismisura. Produrremmo soltanto degli infelici!