Ottobre è il mese del lutto perinatale


Il mese di Ottobre è il mese dedicato alla sensibilizzazione del lutto perinatale, un evento traumatico che investe non solo la donna ma tutto il sistema familiare.

Il termine perinatale letteralmente significa “intorno alla nascita”. Quindi il termine indica la morte di un figlio che si verifica tra la ventisettesima settimana di gestazione e la prima settimana dopo il parto. Il lutto perinatale è un evento frequente: complessivamente nel mondo riguarda 1 donna su 3, in Inghilterra 1 donna su 4 e in Italia 1 donna su 6.

Il lutto perinatale è un lutto particolarmente traumatico e doloroso, non parliamo di un lutto qualsiasi, ma di un lutto particolarmente devastante e di più difficile elaborazione in quanto possiede caratteristiche molto particolari.

E’ una morte innaturale e incomprensibile in quanto va ad identificarsi con l’atto di donare la vita. E’ l’improvvisa interruzione di un legame che si crea a partire già dal concepimento e si va consolidando durante l’arco della gravidanza.

Il lutto perinatale presenta tutti i drammatici aspetti del normale processo del lutto, con la differenza che è “biologicamente” inaspettato, e pertanto molto difficile da comprendere ed accettare. Si rivela un’esperienza luttuosa drammatica e di significativa criticità nella vita delle donne e delle coppie che la subiscono. Si crea un trauma che va a frantumare le aspettative genitoriali creando un vero e proprio terremoto emotivo.

Il parto è un evento “forte” della vita femminile, carico di significati profondi che va collegato al suo rapporto con la società e non isolatamente come fatto biologico. Attraverso il corpo della donna si manifesta il perpetuarsi della vita, e in quanto corpo che dà la vita racchiude in sé il segreto della natività e si rivela denso di significanti che le fa esprimere un potenziale comunicativo con il mondo esterno.

La prima gravidanza in particolare viene vissuta da tutte le donne come la più importante, in quanto ne muta la condizione sociale, la donna avverte che sta avvenendo qualcosa che ne cambierà per sempre lo status, si abitua a mutare certi comportamenti in quanto è con la maternità che la donna sviluppa il senso materno e acquista modi di essere che vengono considerati naturalmente femminili.

Appare evidente che la maternità non è l’esperienza che muta l’identità femminile, ma l’esperienza che produce la realizzazione della piena identità femminile secondo la concezione tradizionale che non attribuiva alla donna un’identità compiuta se non dopo aver partorito.

Un’interruzione quindi della realizzazione in essere del progetto di maternità, la frantumazione delle aspettative e del progetto genitoriale provoca un terremoto emotivo lasciando ferite profonde. Si crea una spaccatura nella continuità percepita del Sé, in quanto si spezza la proiezione nel futuro immaginato e progettato.

E’ importante sottolineare che, seppure in modo diverso, ogni membro della famiglia è colpito dal lutto.
Riguardo alla coppia genitoriale, spesso i due coniugi vivono la perdita in maniera differente, e possono esprimere emozioni o pensieri anche molto diversi tra loro. Emerge un bisogno impellente da parte dei genitori di annullare l’accaduto, con la difficoltà di vivere il momento presente soprattutto quando non sono accompagnati da personale sanitario competente e formato debitamente. Avviene spesso un implosione, una chiusura che non porta a condividere questo lutto così profondo e devastante.

La perdita di un bambino, in particolare nel caso di morte si rivela più intensa nei giorni successivi al parto , Improvvisamente, la donna si ritrova sola e senza più nessuno da accudire (sindrome della culla vuota). Le emozioni più comuni che accompagnano la donna in questo periodo variano per intensità e durata e possono essere un senso di vuoto e smarrimento, un forte senso di irrealtà come se si stesse assistendo ad una scena che non riguarda in prima persona, tristezza, angoscia e disperazione, si può verificare anche di vivere in una sorta di vita parallela, svolgendo le attività quotidiane in modo automatico senza provare alcuna emozioni.

Il vissuto del padre si esprime attraverso altre modalità di espressione delle proprie emozioni. Può succedersi di chiudersi , negando la propria sofferenza. Per affrontare il dolore può ricorrere a comportamenti disfunzionali come uso di alcol, gioco d’azzardo, spese eccessive.

E uno shock emotivo di grande intensità che provoca un lutto profondo che può durare di sei mesi a due anni e la tempistica per ritornare ad un livello accettabile di serenità può arrivare anche a tre anni.

Emerge quindi una necessità di accompagnare in maniera empatica le persone che si trovano ad affrontare questo evento restituendo dignità e accogliendo il dolore che un evento di questa tipo porta inevitabilmente con se.

Su tutto il territorio nazionale esistono dei centri che si occupano di corsi di accompagnamento al lutto perinatale, finalizzati alla realizzazione di percorsi terapeutici che possano favorire la rielaborazione del lutto e del dolore.

Questi centri propongono degli incontri di gruppo gratuiti rivolti a genitori e fratellini che hanno vissuto tale esperienza, accompagnati dal sostegno di professionisti adeguatamente formati.

 

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