Quante volte ti sarà capitato nel corso degli anni di avvertire pancia gonfia, meteorismo accompagnato da scariche diarroiche oppure addirittura stipsi? Questi rappresentano alcuni dei sintomi riconducibili alla sindrome del colon irritabile, un fastidiosissimo disturbo gastrointestinale che interessa un gran numero di persone e che il più delle volte stenta ad essere riconosciuta.
Sindrome dell’intestino irritabile, quali alimenti evitare?
E’ ormai risaputo ed accertato che vi sia una stretta correlazione tra l’alimentazione e il colon irritabile rappresentando una delle numerose cause che scatenano questo disturbo e non a caso sono tante le persone colpite da questi sintomi anche piuttosto antipatici che trovano di conseguenza molta difficoltà a capire quali alimenti mangiare e quali evitare per migliorare questa condizione.
Proviamo perciò a vedere quali sono gli alimenti che dovrebbero essere evitati o almeno limitati quando ci troviamo difronte a questa problematica, che poi molte volte ha un legame stretto con il nostro cervello in quanto il colon irritabile può peggiorare in base a determinati stati psicologici come ad esempio lo stress.
Alcuni cibi ad esempio avendo la tendenza a fermentare a livello gastrointestinale sono deleteri per tale patologia anche se essi sono il più delle volte alimenti considerati “salutari” come il latte e i latticini, alcuni frutti come pesche, prugne e pere, alcune verdure come broccoli, cavolfiori, cipolle, lattuga e spinaci, legumi e patate, il caffè e il tè, bevande gassate, cibi in scatola e alimenti confezionati.
Oltre alla qualità della nostra dieta e quindi alla scelta dei cibi, chi soffre della sindrome del colon irritabile dovrebbe fare attenzione anche a specifiche abitudini nel consumo di pasti; ad esempio dovrebbe evitare di mangiare in modo vorace e velocemente poiché in tal modo nell’andare ad introdurre il cibo si ingloberà anche molta aria che procurerà difficoltà digestive e conseguenzialmente meteorismo.
I rimedi
Cerchiamo quindi di capire come possiamo porre rimedio a questo fastidioso problema. Quando presso il mio studio nutrizionale si presentano pazienti con disturbi gastrointestinali propongo alcune regole da seguire.
La prima cosa che consiglio è tenere un diario alimentare in modo da identificare quali possano essere gli alimenti che hanno contribuito a far insorgere determinati disturbi. Poi suggerisco di Mangiare lentamente e consumare pasti leggeri in modo che questo permetterà di digerire meglio i cibi ingeriti; poi dico di Aumentare o ridurre gli alimenti contenenti fibre in modo da poter verificare la sintomatologia e porre rimedi;altra raccomandazione è quella di Ridurre l’apporto di lattosio, zuccheri semplici e polioli, dato che essendo fermentabili a livello intestinale tendono a richiamare e trattenere acqua; infine propongo di ridurre l’apporto di alimenti troppo grassosi poiché questi costano di una digestione troppo laboriosa e di Evitare alimenti gassosi considerando tra questi anche l’ acqua gassata, bibite zuccherate e gli alcolici.
Sindrome dell’intestino irritabile, tre semplici regole
Bisogna tener presente che per cercare di andare a risolvere o quanto meno mitigare i sintomi e i disturbi di questa patologia bisognerebbe seguire tre semplici regole che sono:
- linee guida per una educazione alimentare;
- valutazione dello stato nutrizionale del soggetto;
- somministrazione di integratori naturali.
Le linee guida per una educazione alimentare sono tendenzialmente legate alla scelta dei cibi che in base alle manifestazioni intestinali prevalenti del singolo individuo, e con l’aiuto di un nutrizionista atto a impostare un regime alimentare personalizzato, porteranno a controllare la sintomatologia della sindrome del colon irritabile.
Alcune regole generali semplici, ma molto utili sono quelle di mantenere una buona idratazione, preferire cotture quanto più possibile semplici e poco laboriose come al vapore, alla griglia o al forno, andare a variare le scelte alimentari quotidiane, effettuare una masticazione buona e lenta e svolgere una regolare attività fisica. Per cui è fondamentale che vi affidiate sempre a professionisti del settore poiché ogni paziente è un caso a se e quindi deve essere valutato singolarmente; chi soffre di questa patologia deve anche essere educato a regolarsi autonomamente nei momenti in cui si manifestino sintomi in maniera più predominate.
La valutazione dello stato nutrizionale di un individuo è fondamentale poiché l’apporto nutrizionale non deve mai essere sottovalutato. Per questo rivolgersi e farsi seguire da un nutrizionista vi permetterà anche di capire la vostra composizione corporea e il vostro fabbisogno di energia e di nutrienti. Questa regola vi permetterà di non incorrere in errori che potrebbero portare a sviluppare deficit e carenze nutrizionali, condizione che invece spesso viene rilevata in soggetti che soffrono di questo problema, che per cercare di limitare i sintomi riducono drasticamente e arbitrariamente l’assunzione di alcuni alimenti e di conseguenza provocano una riduzione nell’assimilazione di macro e micronutrienti che invece sono fondamentali per stare in uno stato di buona salute.
La somministrazione di integratori ad azione protettiva sulla mucosa intestinale rappresenta una buona indicazione e una buona strategia da seguire che risulta utile per andare a ripristinare la funzionalità del colon. Per questo il più delle volte si consiglia l’uso di probiotici e prebiotici, per andare a ripristinare il microbiota.
Dieta low FODMAP, di cosa si tratta?
Una buona tecnica potrebbe essere quella du andare a valutare una dieta low FODMAP .
La dieta Low-FODMAP infatti rappresenta un regime alimentare spesso consigliato alle persone che soffrono della sindrome dell’intestino irritabile.
I FODMAP (acronimo per: oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi fermentabili e polioli ), sono carboidrati a catena corta che sono poco assorbiti a livello intestinale. Questi zuccheri stazionando nel colon vengono fermentati da parte dei batteri residenti, tendono quindi a richiamare acqua e provocano i classici sintomi legati alla sindrome del colo irritabile quali, gonfiore, meteorismo, flatulenza, scariche diarroiche, talvolta stipsi e crampi addominali. Va comunque sottolineato che gli alimenti ad alto contenuto di FODMAP non sono la vera causa della patologia, ma vanno ad accentuarne maggiormente solo i sintomi e per questa ragione l’eliminazione e la riduzione di questi cibi contribuisce a migliorare la qualità della vita dei pazienti riducendo gran parte dei sintomi più fastidiosi.
Nella maggior parte dei casi la dieta Low FODMAP prevede tre fasi:
FASE 1: ha una durata che va dalle 3 alle 6 settimane e prevede una drastica riduzione dei cibi FODMAP. In questa fase, maggiore è l’aderenza alla dieta, maggiore sarà la riduzione dei sintomi.
FASE 2: ha una durata variabile e si assiste alla reintroduzione in maniera progressiva degli alimenti FODMAP. In linea di massima gli alimenti sono introdotti in modo graduale con una frequenza di una o 2 volte alla settimana in modo da identificare piu facilmente l’alimento “incriminato” laddove ci dovesse essere una ricomparsa dei sintomi.
FASE 3: Terminata la fase di reintroduzione al paziente viene stilato un regime alimentare che potrà gestire in maniera autonoma, dal momento che avrà evidenziato e scoperto quali sono gli alimenti che dovrebbe evitare e o limitare per andare ad evitare la comparsa di una violenta sintomatologia indotta dalla sindrome dell’intestino irritabile.