Goran Volarevic: “Credo che in nessun altro posto saremmo stati meglio”
Goran Volarevic – Un viaggio in auto da Pola, in Croazia, fino a Siracusa per iniziare la stagione con la sua nuova società: l’Ortigia. Goran Volarevic è arrivato lunedì scorso e ha già iniziato il suo lavoro come tecnico dell’Under 14 e come allenatore dei portieri delle formazioni giovanili.
Un ruolo importante con l’obiettivo di formare e far crescere dei numeri uno che possano un giorno, chissà, difendere i pali dell’Ortigia.
A bordo vasca, in attesa di dirigere il suo allenamento, Goran ci parla di questo nuovo inizio di una lunga carriera, passata tra i pali fino alla scorsa stagione (quando in A2 difendeva la porta del Pescara) e, negli ultimi tempi, alternata con quella di tecnico, in particolare allenatore dei portieri della Nazionale italiana.
Com’è stato l’impatto con Siracusa e con il mondo Ortigia?
Siamo stati qua due mesi con la Nazionale e sinceramente ero rimasto colpito dalla bellezza di Ortigia, di Siracusa e dintorni.
E anche dalla organizzazione di questa società che ci ha ospitato in modo perfetto.
Credo che in nessun altro posto saremmo stati meglio. Proprio per il fascino della società e della città, quando mi è stata offerta questa opportunità, l’ho colta al volo.
Come vedevi l’Ortigia dall’esterno?
Da avversario l’Ortigia è sempre stata una squadra difficile da affrontare qui a Siracusa. Giocare all’aperto, soprattutto in inverno, quando arrivi da allenamenti nelle piscine chiuse, è sempre difficile.
Come avversaria è sempre stata un osso duro. Adesso fare parte di questa società per me è un orgoglio.
Cosa vorresti trasmettere ai giovani che allenerai e soprattutto ai portieri?
Lavoro con la Nazionale, con i portieri, un po’ di esperienza diciamo che ce l’ho (ride, ndr), perché ho giocato fino a pochi mesi fa.
Voglio trasmettere questa mia esperienza, quello che ho imparato dagli altri allenatori, strada facendo.
Il portiere è un ruolo complicato. I portieri crescono più lentamente rispetto ai giocatori, perché bisogna fare esperienza. Serve tutto, soprattutto la testa.
Il portiere è sempre uno contro uno con qualunque avversario. È un ruolo difficile ma bello, perché quando la squadra ti accompagna e tu riesci a dare qualcosa alla squadra è sempre una bella soddisfazione.
L’Ortigia sta operando un processo di ringiovanimento, inserendo gradualmente un gruppo di giovani, ormai stabilmente in prima squadra, con ottimi risultati. Segno che si può dare spazio ai giovani mantenendo competitività, sei d’accordo?
Assolutamente sì. Penso che Stefano Piccardo stia facendo un grandissimo lavoro. Sta inserendo questi ottimi giovani che stanno prendendo al volo ogni chance che il tecnico gli offre.
Credo che quello che sta facendo l’Ortigia, ossia puntare sull’esperienza di giocatori più adulti e inserire pian piano i giovani, sia un mix perfetto, una mossa intelligente.
Si investe giustamente sui giovani, perché si guarda anche in prospettiva, sul lungo termine.
Lo scorso anno è arrivato Tempesti, uno dei portieri più forti di sempre, oggi arrivi tu, che sei un altro grande portiere e che lavorerai con i giovani. C’è la possibilità di formare in casa qualche portiere di livello per il futuro?
Come detto, è un ruolo particolare. La squadra dipende sempre di più dal portiere. Dare la chance a un giovane giocatore, che può sempre essere coperto dagli altri compagni, è meno rischioso; dare una chance a un portiere molto giovane è diverso, perché ogni piccolo errore del portiere si vede. Per questo è necessario formare i portieri e prepararli sotto ogni punto di vista, per fare in modo che siano pronti e determinati quando arriverà la loro opportunità.
Quest’anno l’Ortigia ha salutato Caruso, un portiere con esperienza da titolare in A1, e ha preso un ragazzo molto giovane e promettente, Piccionetti. Cosa ne pensi? Hai avuto modo di vederlo in allenamento?
Lo sto vedendo in questi giorni. Non ho avuto modo di osservarlo prima. È un ragazzo interessante, sicuramente avere davanti Tempesti può essere solo uno stimolo per lui. Caruso giustamente ha fatto una scelta personale, perché un portiere ha bisogno di parare: a quell’età o pari o ti perdi. I giovani invece hanno più tempo, devono imparare e lavorare tanto. Ogni allenamento per loro deve essere come una partita.
Come vedi l’Ortigia quest’anno? Che campionato ti aspetti?
L’Ortigia già lo scorso anno ha dimostrato di essere una squadra che è in sviluppo costante, una squadra con la testa e con la coda, con un grande allenatore. Quest’anno ci sono alcune squadre, come Telimar e Savona, che si sono rafforzate. Penso che, dopo tanto tempo e dopo la crisi legata al Covid, quello 2020/2021 sarà un campionato molto interessante.