Cassani:” Mi piace pedalare, adoro scrivere, amo le grandi imprese”


<strong>Cassani:” Mi piace pedalare, adoro scrivere, amo le grandi imprese”

L’ex Ciclista e commentatore Rai, Davide Cassani, attuale CT della Nazionale Italiana delle due ruote, lancia un bellissimo social pensiero che vogliamo proporre ai nostri lettori:

Mi piace pedalare, adoro scrivere, amo le grandi imprese che a volte non sono vittorie epiche di grandi campioni ma generosità, altruismo, intelligenza, gioco di squadra di grandi uomini.
Pochi giorni fa è uscito un libro che ho scritto insieme a Beppe Conti. Io racconto le mie scalate , i miei pensieri, le mie avventure e quelle di chi ho conosciuto, Beppe scrive della storia, recente e passata delle montagne che hanno lasciato il segno.
Sono 15: Pordoi, Zoncolan, Fauniera, Terminillo, Etna, Sestriere, Agnello, Abetone, 3 Cime di Lavaredo, Gavia, Fedaia, Mortirolo, Finestre, Giau, Stelvio.
Quando si pedala si guarda e si pensa.
In cima al Colle dell’ Agnello ho pensato a questo:
“Sono a 2400 metri di altitudine e vado sempre più piano. Nel 2016 Michele Scarponi, invece, andava fortissimo.
Era al Giro d’Italia, e correva al fianco di Nibali. Era il suo gregario……più che un gregario, era il suo uomo di riferimento. Michele passò primo sull’Agnello. La vittoria non gli sarebbe potuta sfuggire ma non pensò a se stesso. Dietro di lui Vincenzo aveva attaccato: un ultimi disperato tentativo di ribaltare una situazione che sembrava definitivamente compromessa. Poi la maglia rosa, l’olandese Kruijsweijk cade. Valverde, terzo nella generale, è staccato. E Scarponi cosa fa? Si ferma. Mette il piede a terra, aspetta Vincenzo e lo scorta fino all’imbocco dell’ultima salita, dove Nibali va a vincere. Il giorno dopo è sempre Michele che lavora, lavora, lavora. È lui a scandire il passo in salita, a fare quel ritmo per mettere alla corda gli avversari. E lo squalo, grazie anche alla generosità e alla bravura di Michele vince il Giro d’Italia.
Ultimo km, ormai è fatta. La vetta del Colle dell’Agnello è lì, a due passi, o meglio quattro pedalate. Anche le pendenze sono meno ostili. Ultimo tornante, la cima.
Mi manca il fiato. Per la fatica, per l’altitudine, per la bellezza del panorama.
Quassù non c’è nulla, ma alla fine c’è tutto quello che mi serve per emozionarmi, come succede tutte le volte che conquisto la vetta: una strada, una bicicletta, tante montagne che mi abbracciano a due passi dal cielo.


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