Cole&Yorke, i Soul Brothers del Manchester United


Cole&Yorke – Era il Novembre di tanti anni fa, quando io ero a casa e stavano trasmettendo in televisione una replica di una partita giocata  anni prima: Manchester United-Inter 2-0.

<strong>Cole&Yorke – Io, tifosissimo dei neroazzurri, nonostante sapessi il risultato finale, volli vedere quella partita per godermi i vari Simeone, Djorkaeff, Zamorano, Baggio e Zanetti da una parte e Stam, Keane, Scholes, Giggs e Beckham dall’altra.

Ora, essendo nato nel 1998, non avevo mai visto quella partita quindi non sapevo né come avessimo giocato noi, né come avessero giocato loro (in poche parole conoscevo solo il risultato) quindi vissi la partita come se si stesse giocando in quel momento.

Era l’andata dei quarti di finale della Champions League, edizione 1998/1999. L’Inter aveva superato un girone di ferro concludendolo in prima posizione e lasciandosi alle spalle Real Madrid, Spartak Mosca e Sturm Graz, mentre il Manchester United aveva passato anch’esso un girone di un’enorme difficoltà, con Bayern Monaco, Barcellona e Brondby, chiudendo al secondo posto alle spalle dei tedeschi.

Il tabellone della massima competizione europea mise di fronte ai quarti di finale Inter e Manchester United. I neroazzurri dovevano così affrontare all’andata una delle trasferte più difficili di tutte: quella all’Old Trafford, The Theatre of Dreams (il teatro dei sogni) contro una vera e propria corazzata.

Tra le fila dei Red Devils c’erano molti campioni, ma a colpirmi furono due in particolare: si chiamavano Dwight Yorke e Andy Cole, i due attaccanti principi della squadra inglese.
Quei due insieme erano perfetti, si completavano nonostante potessero sembrare molto simili, giocavano per gioire e per far gioire i tifosi.

Quella partita terminò 2-0 per i padroni di casa e guarda caso gli uomini decisivi furono proprio i due attaccanti, soprattutto Yorke, che realizzò una doppietta con due colpi di testa fotocopia, sempre su cross di un giovane David Beckham.

Volli così informarmi di quei due centravanti che mi avevano colpito in tal modo; volevo sapere tutto su di loro: le loro carriere, il loro modo di giocare, le loro abitudini ed il loro carattere.

Così cominciai la mia personale ricerca per scoprire chi fossero. La prima cosa di cui mi accorsi, fu che quei due non potevano mai essere nominati singolarmente, ma era come se fossero una persona sola: Yorke&Cole, Cole&Yorke. Non avevano un ruolo preciso, erano due attaccanti molto atipici per l’epoca, non erano né dei “10” né dei “9”, ma erano talmente perfetti insieme che nessuno si chiedeva qual era la posizione in cui rendevano di più. Bastava che segnassero.

In un’intervista Yorke disse queste parole: “Quando giocammo la nostra prima partita insieme fu come innamorarsi di una donna a prima vista. Qualsiasi cosa faceva Cole, io facevo automaticamente il movimento opposto e non litigammo mai perché per capirci bastava uno sguardo”. I due erano come fratelli gemelli.

Avevano due soprannomi: The Soul Brothers (i fratelli nell’anima) e The Calypso Boys (Calypso era una danza caraibica che sembrava ballassero i due quando erano in campo).
Non erano molto alti e fisici, ma grazie al loro agonismo e grazie alla loro intesa, anticipavano qualsiasi tipo di difensore, da quello alto e sgraziato, a quello basso e veloce.

Nel periodo in cui giocarono insieme, realizzarono 140 gol che li piazzano sul gradino più alto delle coppie d’attacco più prolifiche della Premier League e furono protagonisti del primo treble del Manchester United (campionato, coppa e Champions League).

Da soli però, non erano poi così grandi: Yorke (comunque secondo miglior marcatore della storia della Premier League dopo Shearer) è stato sempre sottovalutato e dopo il Manchester, giocò con Blackburn, Birmingham, Sydney e Sunderland senza mai riuscire a convincere di nuovo come fece con i Red Devils.

Cole invece, girovagò per tutta l’Inghilterra, vivendo anch’esso esperienze poco felici e ritirandosi nel 2008 dopo l’esperienza con la maglia del Nottingham Forest.

Forse è proprio questo il bello del calcio: regala storie eccezionali come quella di Yorke&Cole, insieme i migliori, da soli dei normali giocatori. Insomma, quando si dice “l’unione fa la forza”…

 

 

Cole&Yorke


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