Fiorentina-Lazio 1-3. I biancocelesti espugnano Firenze con una prova di grande carattere. Viola sbiaditi, poco peso offensivo: l’ha persa Sousa
Sousa sbaglia il match. Lazio attenta e concreta
Paulo Sousa aveva messo in guardia i suoi: “La Lazio è una squadra concreta“. Il portoghese è stato bravo a profetizzare l’atteggiamento dei biancocelesti, meno a capire come affrontarli e come intervenire a gara in corso. Stefano Pioli, invece, ha messo in scena lo stesso copione tattico che gli aveva consentito di battere l’Inter a San Siro: con esperienza, attaccando alto e ripartendo, ha portato a casa 3 punti importantissimi, grazie alle reti di Keita, Milinkovic-Savic e Felipe Anderson.
L’inequivocabile 1-3 con cui la Lazio vince in casa della Fiorentina esalta le caratteristiche camaleontiche dei biancocelesti e denota i limiti della formazione viola, talvolta prevedibile, e del suo allenatore che da eccessivo amante del turn-over si sta trasformando in un amante troppo ossessivo dei suoi undici di base. Soltanto il forfait per problemi fisici dell’ultim’ora di Ilicic, entrato poi nella ripresa ma visibilmente non in condizione di giocare, ha “costretto” Paulo Sousa a schierare dall’inizio Mati Fernandez, cambiando così il suo assetto titolare classico.
Tardivo l’ingresso di Pepito Rossi, tra i migliori nonostante i soli 20 minuti scarsi giocati (due palle gol create). Non meriterebbe più spazio? Certo, senza giocare non può dimostrare di essere tornato ai suoi livelli. Scomparso inspiegabilmente dai radar, poi, Babacar, giocatore il cui talento, forse, oggi sarebbe servito per smuovere il torpore creatosi nell’area di rigore della Lazio. Sbagliato affidarsi solo, sempre ed esclusivamente a Kalinic: gara di sacrificio per lui, ma poco altro. Pessime le prestazioni, su tutti, di Roncaglia (il casuale gol dell’1-2 non cambia il giudizio), Błaszczykowski e Borja Valero. A parziale scusante di Sousa, l’infortunio di Badelj che ha costretto ad un cambio forzato al 13′ della ripresa. Ma non cambia la sostanza.
Il gruppo è importante: Sousa dovrebbe dare più fiducia alle riserve; questa sua gestione a lungo andare potrebbe pesare negativamente. Sfuma la possibilità di finire il girone d’andata in testa alla classifica. Ma questo, per la Fiorentina, oggi deve essere l’ultimo dei pensieri.
Biglia perfetto. Milinkovic-Savic, che talento!
Pioli ha stravinto la gara con Sousa. Sostenuto, c’è da dire, dai suoi calciatori che hanno interpretato al meglio le sue idee. Vincente la mossa di affidarsi a Keita, sulla corsia mancina. Il suo diretto avversario Roncaglia non ci ha capito molto. Ottima l’intesa del giovane ispanico-senegalese, soprattutto in occasione della rete del vantaggio allo scadere del primo tempo.
A centrocampo ha semplicemente giganteggiato Lucas Biglia, autore di una partita ai limiti della perfezione. In cabina di regia ma anche in interdizione: uomo ovunque. Le energie extra dell’argentino si sono sommate a quelle dell’uomo che poteva essere dall’altra parte della barricata, con la maglia viola: Milinkovic-Savic si è divertito a girare il coltello nella piaga toscana. La bellissima rete del momentaneo 0-2 nel frenetico finale è stata, per lui, una doppia goduria. Polmoni, quantità, tecnica e già molta furbizia per il serbo classe ’95.
Le potenzialità biancocelesti sono davvero enormi: basti pensare all’elemento che Pioli aveva in panchina e che ha mandato in campo nel finale. Felipe Anderson, per il quale Lotito ha rifiutato 50 milioni di euro dal Manchester United, è stato bravo a farsi trovare pronto e a chiudere definitivamente il match con il piattone dell’1-3. Questa vittoria rinfranca il gruppo, dopo lo scialbo pareggio interno col Carpi. L’aquila riprende il volo e strappa via il giglio appassito.
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