Juve Dybala-dipendente: qualcosa sta cambiando
Un’impressione che, per chi abbia visto un po’ di Juventus in queste prime quattro partite di stagione, ha sicuramente sfiorato almeno una volta la propria mente. Sarà una Juve Dybala-dipendente? Forse è ancora presto per dirlo. Per fare proclami, e cercare con chissà quale congiunzione astrale di capire se la Vecchia Signora anche quest’anno alzerà qualche altro trofeo.
Ma se si vuol essere buoni tifosi, bisogna anche saper fare critica. Costruttiva certo, ma pur sempre critica. E che non ci vogliano a male i moralisti che supportano la nostra stessa squadra. Sempre pronti a condannare, a chiedere di abbandonare il famoso “carro” quando poi a fine stagione lo Stadium (pardon, Allianz) sarà in festa magari per il settimo consecutivo.
Perché per alcuni guai a dire, soprattutto dopo che si è vinto 3-0, che questa squadra sembra avere assolutamente bisogno di qualcuno in campo. La stessa squadra che ha sempre dimostrato, negli anni, che tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile.
Juve Dybala-dipendente: la dimostrazione contro il Chievo
Quegli stessi tifosi moralisti, si saranno accorti di una Juventus spenta ieri nei primi cinquantacinque minuti di gioco. Autogol di Hetemaj a parte, dei bianconeri si ricorda solo una bella conclusione di Pjanic, con Sorrentino attento che mette in angolo.
Ma per il resto? Possesso di palla in orizzontale, conclusioni da fuori che neanche centrano lo specchio. Lo stesso Douglas Costa, finalmente titolare, non ha inciso granché. “Avranno la testa a Barcellona“, è stata la prima reazione. Cosa lecita, sapendo quanto la Champions League (sia per noi tifosi che per i giocatori stessi) sia ormai diventata un’ossessione particolare.
Eppure, quando un giovanotto senza barba è entrato al decimo del secondo tempo qualcosa è cambiato. Sarà il dieci sulle spalle, sarà la fiducia del pubblico che ad ogni tocco di palla lo acclama, strizzando gli occhi perché gli pare di rivedere incarnato un certo Del Piero, ma di certo qualcosa è cambiato.
Bastano pochi minuti. Porta a spasso la difesa e costruisce il raddoppio della Juve, firmato Higuain. Il terzo gol lo segna lui stesso, dopo essersi fatto beffe della difesa clivense. La presenza di Dybala in campo non solo aumenta il valore tecnico della formazione. Tutti i giocatori in campo sembrano trovare una motivazione in più.
La doppietta in Supercoppa, quando tutti o quasi hanno giocato male. La tripletta al Genoa, partita che gli scorsi anni non avremmo avuto la forza mentale di rimontare. Il gol al Cagliari, con annesse giocate da capogiro, che poi cominci a fare i paragoni con i nomi pesanti. Sette gol in quattro gare (a dire il vero tre e mezzo, considerando che ieri ha giocato meno di quaranta minuti).
Juve Dybala-dipendente: forse non c’è da essere contenti
Così pare, forse ci sbaglieremo. Ma ad oggi è una Juve Dybala-dipendente. Di cosa ci dovremmo preoccupare allora? “Finalmente è pronto, ora può prendersi le responsabilità della squadra sulle spalle”. Pensiero giusto, saggio, per chi ama godersi il presente senza avere la lucidità di immaginare come sarà il dopo. “Ormai è il suo anno, è l’anno della consacrazione!”.
Quello della consacrazione per lui, quello dell’innamoramento per noi. E se da un lato c’è gioia ad ogni sua giocata, e voglia di esultare ad ogni suo gol, dall’altro viviamo, infondo, un po’ di paura.
Che si avvicinerà a Del Piero nel tocco elegante, nel dribbling e magari l’esultanza. Ma poi, quando arriverà qualcuno a portarcelo via, e lui ringrazierà di spalle, senza neanche voltarsi, sarà dura rialzarsi ancora. E allora beato chi sa godere senza pensare poi a cosa potrà essere dalla prossima estate. Se anche lui, come tanti, lascerà la Vecchia Signora. Se non sentiremo più il suo nome gridato dallo speaker, o vedremo la sua faccia in prima pagina sui giornali nostrani.
Perché se così dovesse essere, converrebbe a tutti. Lui guadagnerebbe di più e la società incasserebbe una cifra monstre. Forse a tutti non proprio, ecco. A tutti tranne noi tifosi. Che ci innamoriamo ogni volta e poi siamo costretti alla penitenza. Che uno cerca di desistere, di fare finta che non sia importante. Ma ogni volta che tocca palla, da qualche partita a questa parte, il cuore batte più forte del solito. E capisci che certe cose sono allora inevitabili.