Ai rossazzurri serve la vittoria, ma devono stare attenti alle ripartenze dei calabresi. Il pubblico catanese può risultare decisivo per il primato
Ha giocato sia nel Catania che nel Catanzaro. Luca Lugnan ha indossato il rossazzurro nelle stagioni 1997/98 e 1998/99. Undici gol in 53 presenze il suo bottino, impreziosito da una promozione in C1 ottenuta nel secondo anno. In Calabria, Lugnan ha giocato nella stagione 2000/01, realizzando otto reti in 23 presenze. Pragma Magazine ha intervistato l’allenatore del Cjarlins Muzane, chiedendoli un parere sulla gara che le due squadre disputeranno domenica al Massimino, e sul campionato del Catania.
Lugnan, domenica è in programma Catania-Catanzaro. Che partita sarà?
«Intanto devo dire che sarebbe bello vedere partite del genere su altri palcoscenici, le due squadre lo meriterebbero. Credo che sarà il Catania a dover fare la partita, mentre il Catanzaro proverà ad agire di rimessa. I rossazzurri dovranno stare attenti a non scoprire troppo il fianco al contropiede dei giallorossi, che hanno degli attaccanti in grado di fare male. È chiaro che l’entusiasmo e la voglia di vincere del Catania potrebbero fare la differenza. Se io fossi l’allenatore dei calabresi farei scoprire il Catania, cercando di colpirlo in contropiede».
Dove può arrivare questo Catania secondo Lugnan?
«Gli etnei possono disputare un campionato vincente, le premesse ci sono tutte. Conoscendo la piazza di Catania, posso dire che la tifoseria potrebbe recitare un ruolo determinante. Se nascerà l’alchimia tra squadra e pubblico, i rossazzurri potranno raggiungere l’obiettivo prefissato».
Di campionati vinti a Catania te ne intendi. Quale può essere la scintilla in grado di accendere l’ambiente?
«Posso dirti che a un certo punto, con i risultati favorevoli, scatta quella molla per cui ai calciatori non pesa più la pressione, che a Catania è forte. Anzi, la stessa diventa una spinta per fare ancora meglio. Ecco, questa spinta può risultare determinante, può trascinare la squadra. Durante il torneo ci saranno dei risultati negativi, ed è proprio in quei momenti che la squadra, supportata dall’entusiasmo che si crea in città quando le cose vanno bene, riesce a reagire e a tirare fuori il meglio».
A volte gli eccessi di entusiasmo non portano a nulla di buono…
«Certamente. Però, nel momento in cui la classifica ti sorride e la squadra prende coscienza della propria forza, si crea quella consapevolezza tale da evitare questo rischio».
Il tuo Catania promosso in C1 e quello attuale, hanno in comune l’esperienza di molti dei giocatori in rosa. È un vantaggio o, alla lunga, può incidere negativamente sulla condizione atletica della squadra?
«Per vincere un campionato è determinante la panchina. A maggior ragione in questo torneo, in cui vige la regola dei cinque cambi a partita. Deve esse bravo il tecnico a gestire tutti i giocatori e a saperli ruotare. Bisogna essere abili nel farli sentire tutti importanti, cosicché anche chi entra dalla panchina può essere determinante. A proposito della mia esperienza al Catania, potrei raccontare un episodio che dimostra quanto ho detto…»
Racconta pure…
«Nella partita decisiva per la promozione in C1, giocavamo in casa contro il Messina secondo in classifica. Avevo dato tutto, ero spremuto. Al mio posto entrò Roberto Manca che risolse la partita a tempo scaduto. Fu il gol che ci diede la promozione. Ecco cosa significa avere delle alternative di livello assoluto. E il Catania di oggi le ha».
A Pagani sono entrati dalla panchina Marchese, Mazzarani e Ripa. E i rossazzurri hanno ribaltato la partita.
«Questi sono giocatori importanti. Così si possono distribuire anche le responsabilità, che non peseranno sulle spalle di pochi elementi. E poi, come ti ho detto, con i cinque cambi e una rosa così nutrita, il tecnico può gestire bene il materiale che ha a disposizione. E quindi anche l’età avanzata di qualche elemento».