Napoli Vs Juventus (Not Ordinary Match)


Napoli Vs Juventus (Cenni storici dei motivi di una rivalità)

Non è una partita come le altre e non lo sarà mai. La vigilia la si potrebbe definire la quiete prima della tempesta, la macchina organizzativa è già partita con tutte le misure di sicurezza da adottare e stabilite dalle forze dell’ordine in assetto da guerra. Fuorigrotta e tutta l’area adiacente allo stadio sarà militarizzata, e la cosa fa sarcasticamente sorridere se si pensa che, in fin dei conti, si tratta pur sempre di una partita di calcio. Gli accorgimenti di sicurezza adottati sono simili a quelli del G8 e simili alle accoglienze riservate ad ambasciatori e capi di stato.

La Juventus arriverà oggi a Napoli nel suo consueto e tradizionale hotel cinque stelle, che sembra una roccaforte juventina, scortata, inevitabilmente scortata, da un massiccio presidio di polizia. Domandarsi il perché sembra quasi doveroso visto che nessun altra squadra italiana o straniera necessiterebbe di un così serrato servizio d’ordine. Proviamo ad analizzare i motivi che rendono questa sfida un concetto socio-sportivo, motivi che sono da ricercare nella storia sia sportiva che non.

La rivalità nord-sud potrebbe essere un buon motivo; il luccicante Regno delle due Sicilie depredato da Garibaldi e compari sotto sabauda iniziativa, iniziativa che ha portato ad un’Italia unita sotto il punto di vista politico ma non sociale, un’Italia che ha invertito i poli dell’economia, visto che mentre al nord si raccoglieva riso, al sud sotto l’effige Borbonica nascevano cantieri ed industrie come funghi. I Briganti, poi, una sorte di perseguitati politici ostili alla nuova Italia e fedeli al Re Borbonico, molti hanno pagato con la vita come nel carcere di Finestrelle, hanno dato la vita perché sotto Ferdinando e Francesco il popolo era felice e se ci fosse stato già il Napoli calcio all’epoca, anche gli esosi biglietti di De Laurentiis non avrebbero sollevato un polverone come adesso; Napoli era ricca, un potere economico paragonabile a 60 volte quello dei Savoia.

Il conseguente inasprimento post unità ha trasferito il cuore economico del paese al nord, ora è lì che nascono fabbriche, cantieri ed industrie. E lì che si comanda. Il meridione d’Italia ridotto alla fame non ha altra scelta che emigrare, “parten e bastiment pe terr assaje luntane” , talmente lontane da costringere chi ha deciso di partire a non tornare più. Stati Uniti prima, Germania poi, molti in America Latina e chi non voleva andare così lontano era obbligato a salire a testa china da chi li aveva ridotti alla fame. Salire in Piemonte e vivere lì, in una terra ai loro occhi ostile, in una terra che da risaia era diventata ricca, ricca oltre misura. Talmente ricca da non avere personale a sufficienza da far lavorare. Partirono tutti, tutti alla ricerca di un lavoro che gli garantisse un pezzo di pane, lo sfruttamento prima e la mancanza del calore tipico dei Napoletani, poi, hanno inasprito rapporti già tesi.

Dopo la nascita del calcio a Napoli, ufficialmente nel 1926, “a partit e pallone” ha iniziato subito ad avere un risvolto sociale. Non era calcio, non era sport, era una forma di rivalsa sociale e politica, in quei 110 metri per 55 verdi (non proprio verdi visto che si giocava nello stadio militare dell’Arenaccia) il Napoletano cercava il suo riscatto, il Napoletano affrontava il nord, affrontava gli oppressori, affrontava i propri padroni. E’ in quello stadio che cercava di rialzare la testa, in quei 90 minuti si potevano esaltare i propri idoli con il loro macigno di responsabilità data la partita, oppure si poteva inveire contro gli avversari in maniera limpida, urlando e tirando fuori tutto il rancore accumulato in decenni, con la “scusa” della “partit e pallone”.

Motivi razziali: è già deprecabile parlarne ma ahi noi è la verità, non è certo una novità che in passato sia stato affisso sui locali pubblici e sulle abitazioni, “vietato l’ingresso ai meridionali” oppure “non si fitta ai meridionali”. Provate ad immaginare la tristezza nei vostri occhi se arrivati a Torino e trovaste un cartello del genere fuori ad un bar, quale sentimento coverebbe dentro di voi?!
Questo per lustri, decenni, ventenni. Razzismo puro, stigmatizzato solo dal boom economico degli anni 60’, quando l’industrializzazione “arrivò” anche nel Sud Italia, evitando ai più di partire per lavorare al nord, ma lavorando in aziende del nord in Campania, aziende che una volta fatto il loro tempo sono andate via lasciando tonnellate di rifiuti, avvelenando la loro terra.

Il contesto sociale e politico andrebbe, poi, esplicato meglio anche con l’attualità. I Napoletani non sono stupidi e notano la differenza di pesi e misure, anche ad esempio nelle testate giornalistiche oppure nei media televisivi e web, dove una rapina a casa di Vidal passa in secondo piano e del Rolex di Hamsik se ne parla da quasi due anni. Delle emergenze rifiuti che a Napoli hanno risolto ed invece nella Meneghina città del nord per lo stesso problema non è volata una mosca nei media; si parla della Terra dei Fuochi problema gravissimo del Casertano e della Campania, in genere, peccato che un analisi di radioattività e d’inquinamento ambientale abbia dimostrato a chiare lettere che la zona a più alto rischio d’Italia sia la pianura padana, ma anche questo va sotto al tappeto con conseguente orgoglio di alcune aziende conserviere proprio di quella zona, che sbandierano campagne pubblicitarie impostate sulla “purezza” dei prodotti della loro terra.

Ora ci si potrebbe domandare il perché questo astio nei confronti del nord non lo si esprima anche con altre compagini di quella terra, difatti la Juventus è l’unica squadra che ha bisogno di queste misure di sicurezza. Le squadre milanesi passeggiano sul lungomare, la Roma, anche se gli ultimi incontri erano carichi di rivalità, non chiama certo l’FBI per venire a Napoli, lo stesso astio sempre per i motivi razziali di cui sopra lo si potrebbe trovare col Verona, ma sono rarissime eccezioni.

La Juventus è da quasi un secolo gestita dal gruppo FIAT, guarda caso la più grande industria italiana, guarda caso quella che ha accolto più “briganti” nelle loro aziende a condizioni allora disumane; è la stessa FIAT che oggi va all’estero fregandosene di chi ha sputato sangue per loro, è la stessa che chiude Cassino, Termini Imerese, Pomigliano D’Arco e se non li chiude riduce drasticamente il personale, cosa che non fa ad esempio a Mirafiori.

Ma finiamo col rapportare la sfida allo sport, al semplice calcio e già da due episodi si potrebbe intuire quanto è sentita la sfida tra Napoli e Juventus; l’inaugurazione dello Stadio Vesuvio fu proprio contro la Juventus alla pari dell’inaugurazione del San Paolo. Un piccolo ma significativo sentore di quanto per il Napoletani sia LA PARTITA e non una semplice partita. Si potrebbe scavare nella storia calcistica dei vari Sivori, Altafini, Zoff passando per Krol e per l’epoca Maradoniana, fino ai giorni nostri sotto la presidenza De Laurentiis dove il confronto sembra sorridere agli azzurri. Ma anche sotto il punto di vista sportivo, quello che ha inasprito gli animi tra le tifoserie un po’ di tutta Italia contro la Juventus, sono state indubbiamente le “presunte” ruberie ai danni di Fiorentina, Roma, Inter nel corso degli anni, che sono costati qualificazioni e scudetti. E’ stato di sicuro lo scandalo doping con uno Zeman accusatore che nel processo Agricola la fece da padrone, è stato lo scandalo Calciopoli in generale a dare una considerazione negativa dei bianconeri in giro per l’Europa, associando la squadra piemontese a “presunti” furti sportivi. Non è raro sentire in giro per l’Italia cori del tipo “Come la Juve, voi siete come la Juve” quando una squadra sembra essere avvantaggiata dall’arbitraggio, anche in spagna ai danni del Real “Como la Juve eres como la Juve”, o in terra Anglosassone con “Like Juventus”. Un sentimento di negatività accompagna i bianconeri nel mondo calcistico e basta una piccola distrazione arbitrale alle volte a far gridare allo scandalo.

La Supercoppa Italiana del 2012 nella partita di Pechino, persa immeritatamente dal Napoli contro la Juventus, ha fatto parlare i quotidiani di mezzo mondo dopo una direzione di gara assolutamente indegna; ma questo è solo l’ultimo tassello che rende questa sfida unica e sempre carica di attese.

Il divario in classifica è marginale e basti pensare che vincendo il Napoli si porterebbe ad un impietoso -17; sarà il campo a dire se il Napoli è veramente così distante dalla vecchia signora. Nelle grandi occasioni il Napoli sa diventare grande ed è forse questo il vero limite della squadra allenata da Benitez, grande con le grandi, infima con le piccole. C’è da migliorare sotto più punti di vista.

La sfida contro la Juventus, per tutta questa serie di lunghissime motivazione, rende questa partita uno scontro sociale, uno scontro di generazioni, in cui lo sport sembra centrarci poco.

L’augurio è che si possa assistere solo ad una sfida di sport, che sia senza macchia e senza scontri assurdi tra le tifoserie, sicuri del fatto che comunque vada, lo spettacolo per i 50.000 del San Paolo sarà garantito, sarà unico, sarà ancora una volta NAPOLI JUVENTUS … not ordinary match!!!

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