Real Madrid-Napoli. Por què?


Il famoso “Por què? Por què? Por què?” di Mourinho c’entra poco, ma la domanda dopo Real Madrid-Napoli è proprio “Por què?”.  Analisi di una partita andata storta

Il prima Real Madrid-Napoli

L’attesa è stata spasmodica, la partita del secolo per gli azzurri è stata forse caricata troppo. Ma a Napoli alcune cose vanno oltre la ragione, ed una di queste è il Napoli. Quando gli azzurri giocano partite importanti la città si carica a mille, ma la squadra evidentemente non è ancora abituata a queste tensioni. E’ dunque una questione di abitudine. La stampa locale, le radio, le tv, i blog e chi più ne ha più ne metta hanno caricato l’evento come giusto che sia, mentre i calciatori evidentemente sono stati travolti dalle emozioni che precedevano la partita.

Real Madrid-Napoli

La partita ha portato agli occhi di tutti un dato importante. Se il Napoli non ha paura e gioca con tranquillità, può giocarsela con chiunque, anche con i campioni d’Europa e del mondo in carica. Gli azzurri nei minuti iniziali dei due tempi (25 nel primo e 5 nel secondo) e nel finale di gara hanno dimostrato di essere alla pari con i blancos ed in alcuni momenti il possesso palla del Napoli è stato importante.

La domanda è Por què? Porque il Napoli in questa partita è sceso in campo con la paura di affrontare il Real Madrid, la partita più importante della storia come dicevamo sopra e come tutti hanno detto. E così gli errori clamorosi e ripetuti sono stati quelli nelle azioni in cui gli azzurri fanno più male agli avversari, ossia quelli effettuati nelle uscite dalla difesa palla a terra. Troppa frenesia, paura di tenere il pallone tra i piedi e ad ogni errore una ripartenza devastante del Real Madrid. I colpevoli in questa situazione sono praticamente tutti. In tre occasioni è andata di lusso al Napoli, in altre tre si è subito gol.

Koulibaly e Reina

In particolare, sui gol si evincono alcuni dettagli che poi fanno la differenza in una stagione. Koulibaly, il miglior difensore azzurro del campionato, non è in forma e lo si vede nei tre gol. Nel primo è fuori posizione (Albiol rimane da solo in mezzo a Benzema e Cristiano Ronaldo), nel secondo si fa saltare come un bambino da CR7 (questo è l’unico caso, forse, che si  può assolvere perchè aveva come avversario il Pallone d’Oro in carica, anche se poteva semplicemente accompagnarlo, ma l’affanno fa brutti scherzi), sul terzo, in compartecipazione con Reina (che invece di spazzare si è divertito a dribblare un avversario per poi appoggiare una palla vergognosa al senegalese), ha passato una palla ad Hamsik in mezzo a tre madrileni, anch’egli invece di spazzare. Si giocava contro il Real Madrid, si giocava contro gente che ieri ha fatto della concentrazione, oltre che della tecnica, la loro arma migliore.

Reina, purtroppo, è così, prendere o lasciare. Micidiale nelle uscite (sul primo gol la palla era lenta e poteva fare di più) e nelle ripartenze, ma a volte esaltato (come nell’occasione del dribbling del terzo gol) o poco reattivo come nel secondo e terzo gol. Il terzo gol, quello di Casemiro che è stato osannato dai più per la sua spettacolarità, è un tiro che, per quanto improvviso, lo scavalca con troppa semplicità e in posizione centrale.

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Insigne, Mertens e Callejon

Dei i tre il migliore di tutti senza dubbio Lorenzo Insigne, lo “scugnizzo” che con faccia tosta e tecnica sopraffina, ha tenuto testa ai quotati avversari. Il gol è un capolavoro e così Insigne si iscrive nel club dei fantasisti andati in rete al Bernabeu vicino a Del Piero e Totti, bandiere del calcio nostrano. E’ bravo ed è l’unico a creare sempre situazioni di pericolo.

Mertens e Callejon, se si esclude l’occasionissima sul 3 a 1 divorata dal belga su assist delizioso dello spagnolo, praticamente non si sono mai visti. L’esatto opposto di quello che vediamo ogni domenica in campionato. E ciò non è dipeso dagli avversari, bensì dalla loro testa. Mertens era praticamente spaesato, Callejon era forse troppo emozionato. Insomma, anche per loro la testa e la concentrazione ha fatto la differenza.

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Il centrocampo

La partita si poteva vincere e si dovrà vincere, al ritorno, a centrocampo. E’ qui che gli azzurri dovevano giocare Real Madrid-Napoli. L’obiettivo doveva essere quello di non far arrivare il pallone ai fenomeni d’attacco. Diawara è stato il migliore dei tre, ma ha assolto il “compitino” (era pur sempre il Real Madrid per un ragazzo di vent’anni e che sei mesi fa giocava nel Bologna); i veri assenti sono stati Zielinski e Hamsik: purtroppo, la loro prestazione è venuta meno in difesa ed in attacco, ed anche qui la testa ha fatto la differenza. Se Zielinski è un giovanissimo, Hamsik è un veterano, ma purtroppo in questa partite si estranea e difficilmente si fa vedere. Questo per lo slovacco sembra essere un problema irrisolvibile. Se vengono meno due dei tre centrocampisti, contro gente come Modric, Kroos e Casemiro, si capisce bene perchè (o porque…) il Real ha avuto la meglio.

Maurizio Sarri

Sarri ha provato con le parole prima del match a dare il giusto senso al match. Bisognava attaccare per avere le miglior chance, contro i quotatissimi avversari. In campo il Napoli a sprazzi ha fatto vedere qualcosa, ma per lunghissimi tratti, troppi, i calciatori sono stati in bambola e come ha espresso in conferenza stampa, se regali 30-40 palloni al Real Madrid nella tua metà campo, la partita è compromessa di suo. Unica nota, per un allenatore che non ha bisogni di consigli, è quella di poter provare qualche cambio in precedenza, per dare una scossa mentale alla squadra.

Il dopo Real Madrid-Napoli

Il presidente Aurelio De Laurentiis, che, a giudizio di chi scrive, aveva gestito bene tutta la parte precedente la partita, è andato fuori giri nel post partita. ADL ha sostenuto tra le righe, sostanzialmente, che era il caso di provare Milik dall’inizio, non facendo giocare Mertens prima punta; il discorso si è poi allargato alla sperimentazione che andrebbe fatta in campionato, per non avere calciatori a fine campionato che non hanno mai giocato (il caso Gabbiadini evidentemente scotta ancora).

E’ il patron e può avere in generale ragione sui concetti espressi, ma non era il momento di esprimere le sue valutazioni. E’ chiaramente un errore per un uomo di comunicazione, ma il vero  problema è che a caldo le dichiarazioni sarebbero da evitare.

Napoli-Real Madrid

Mancano tre settimane al ritorno, in quello stadio che sarà un inferno, come lo stesso Zidane conosce bene. La speranza, vana probabilmente, è che non si  montino casi sulle parole del post partita e che i ragazzi possano riprendersi dalla batosta, intuendo che se si gioca con la testa a posto, la partita è ancora tutta da giocare. La “remuntada” è difficile, ma con l’aiuto dei tifosi tutto è possibile e, poi, sognare è gratis.

Tabellino Real Madrid-Napoli 3-1

Reti: 8′ Insigne (N), 18′ p.t. Benzema (RM); 4′ s.t. Kroos (RM), 10′ s.t. Casemiro (RM)
Real Madrid (4-3-3): Navas; Carvajal, Sergio Ramos (dal 26′ s.t. Pepe), Varane, Marcelo; Modric, Casemiro, Kroos; James Rodriguez (dal 31′ s.t. Lucas Vazquez), Benzema (dal 36′ s.t. Morata), Ronaldo (Casilla, Isco, Nacho, Kovacic). Allenatore: Zidane.
Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam; Zielinski (dal 30′ s.t. Allan), Diawara, Hamsik (dal 39′ s.t. Milik); Callejon, Mertens, Insigne (Rafael, Maggio, Maksimovic, Jorginho, Giaccherini). All.: Sarri.
Arbitro: Skomina (Slovenia).

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