Il talento e la sregolatezza
La piccola Amy Winehouse, figlia di Mitchel e Janis, un tassista ed una farmacista, nasce in una famiglia come tante, con problemi e segreti, ma la natura ha regalato alla famiglia Winehouse qualcosa di veramente unico: il talento musicale di Amy.
La vita come sempre ha il sopravvento, specie quando il padre tradisce la moglie con una collega, con Amy di soli diciotto mesi. Da quel momento il padre divenne trasparente o assente, lasciando la famiglia quando Amy aveva 9 anni, segnando per sempre la stabilità emotiva della piccola.
Lo dice la stessa Amy in una delle tante interviste, riportata anche nel documentario del 2015 ‘Amy’ diretto da Asif Kapadia: ‘Mia madre aveva i suoi bambini e li ha tirati su da sola perché quando c’era mio padre non era veramente lì. Non c’era proprio per le cose importanti, non parlo della scuola, parlo della notte, quando eravamo delle merde tipo: ‘Non andiamo a letto’. Mio padre non c’era mai per dire: Ascoltate vostra madre! Capisci cosa intendo? E’ tutto quello di cui avevamo bisogno. Diceva che stava lavorando’.
Un vuoto che colmava mangiando, così Amy a 14 anni venne portata da un dottore che le prescrisse degli antidepressivi, soffrendo di disordini alimentari come la bulimia.
Le parole auto assolutive del padre anni dopo furono: ‘Ero un vigliacco, però mi era sembrato che Amy avesse superato la cosa rapidamente’.
Invece no. Amy diceva che quando i suoi genitori si separarono sentì la libertà di chi : ‘posso vestirmi come voglio’, l’abbattimento del primo limite comportamentale, che sarà spostato sempre di più verso l’autodistruzione.
Il talento di Amy iniziò a palesarsi da adolescente, vedendola nel 1999 nella National Youth Jazz Orchestra, nella quale canta per la prima volta come cantante professionista. Nel 2002 dopo che il suo amico e cantante soul Tyler James manda una sua demo a un talent scout, la Winehouse firma con l’etichetta discografica Island/Universal.
Il primo album
Il 20 ottobre del 2003 fu pubblicato il suo primo album in live ‘Frank’, che vendette nelle prime 24 ore ottocento copie, iniziando un tour di presentazione in Inghilterra, acquisendo consensi sempre maggiori.
Amy dichiarò :’Non scrivo niente a meno che non sia personale, non sarei in grado di raccontarlo non avendolo vissuto, anche s e alcune cose sono personali in modo triste, non le lascio mai in sospeso, metto sempre una battuta finale nella canzone. Cerco di distinguermi nei miei testi’.
Il suo bisogno di interpretare emozioni, l’aveva spinta a scrivere, perché non trovava a quell’epoca canzoni da interpretare che la rappresentassero. Così si mise alla prova raccontando le sue esperienze.
Il secondo album ed il matrimonio
Dalla sua travagliata storia con Blake Fielder Civil, dopo la prima rottura (agosto 2005) uscì l’album ‘Back to black’ che la proiettò tra i big della musica. Ma se da una parte la critica la riconosceva come talento interpretativo e di componimento, la sua vita si dirigeva dalla parte opposta, verso un baratro fatto di alcol, per sopportare il vuoto della mancanza affettiva.
L’eccesso di alcolici e di anfetamine la ridusse uno scheletro, a questo punto il padre iniziò ad essere presente nella sua vita, ma non riuscì a compiere determinate scelte per il bene della figlia, come quello della disintossicazione obbligatoria.
La fama giunta per ‘Back to black’ fece ritornare Blake (aprile 2007), che dopo qualche mese sposò Amy (18 maggio 2007) a Miami in Florida, iniziandola alle droghe come cocaina, crack ed eroina.
In una intervista Blake disse che quando le chiedeva a cosa era dovuta la sua promiscuità sessuale, se per caso fosse stata abusata da piccola, lei rispose che non era stata abusata, ma che si comportava in quel modo perché il padre aveva lasciato la madre quando era bambina, che lei non lo vedeva mai.
La disintossicazione
Amy caduta nel tunnel della droga ne uscì quando Blake fu incarcerato il 9 novembre 2007, in seguito al suo coinvolgimento in una cospirazione per «sistemare» il processo per atti violenti, ovvero per aver aggredito il barman James King. Venne scarcerato dopo un anno, nel novembre 2008 trascorrendo in stato di detenzione dodici dei 27 mesi di condanna.
Lontano da lui Amy risorgeva, ma inesorabilmente non riusciva a starne lontana, il suo amore aveva la perversione dell’autodistruzione, dell’annientamento.
Nei suoi momenti di normalità, ad esempio quando vinse il Grammy nel 2008, o quando fece il duetto con Tony Bennet, riusciva ad incantare con la sua voce inconfondibile, il suo stile originalissimo, capace di unire “rhythm and blues”, soul, jazz e rock.
La sfortuna della Winehouse risiedeva nel suo modo di concepire l’amore, nell’amare due uomini: il padre ed il marito, che non sono stati in grado di fornirle il sostegno e la guida di cui aveva bisogno. Troppo incentrati su sé stessi, sul loro tornaconto, lasciandola a sé stessa.
Sebbene riuscì a ripulirsi dalle droghe non riuscì mai a smettere del tutto con l’alcol, ricadendoci ogni volta che giungeva un problema. L’ultimo le fu fatale, avendo già avuto segnali di problemi cardiaci, ovvero il tour che non voleva fare.
La fine di una stella
Nel 2011 dopo tre anni di silenzio, l’ultimo concerto del 18 giugno al Tuborg Festival davanti alla fortezza di Kalemegdan, Belgrado fu un vero disastro. Le immagini impietose su Youtube attestano indelebilmente il suo stato confusionale. Fu cancellato tutto il tour europeo, che la vedevano impegnata ad Atene, Instanbul, Lucca.
Fu trovata morta nella sua casa di Cadmen il 23 luglio 2011, il giorno dopo sarebbe dovuta andare al matrimonio del suo amico ed ex manager (dal 1999 al 2006) Nick Shymansky. Il decesso fu imputato da uno shock chiamato ‘stop and go’ ovvero dall’assunzione massiccia dose di alcol dopo un lungo periodo di astinenza.
Il padre a distanza di un anno dalla morte di Amy pubblicò il libro ‘Amy Winehouse, mia figlia’ (edito da Bompiani) dove si evince soprattutto il desiderio di un artista depresso, costretto a fare il tassista.
Il libro della madre Janis dal titolo ‘Loving Amy, A Mother’s Story’ uscì a gennaio del 2016.
Tante voci, tranne la sua, quella che le faceva dire: “Non sono una cantante, sono una cantante jazz“.