La chiameremo Polina per discrezione. Il suo racconto è davvero drammatico. Lei e la sua famiglia sono in fuga dall’Ucraina dove suo marito è dovuto restare per difendere il paese. Provengono da un paese che si trova al confine con la Bielorussia. E’ da lì che sono entrate le truppe dei soldati russi.
In fuga dalla guerra. Il racconto di Polina
“Ringrazio i fratelli bielorussi che non hanno bloccato i soldati russi” – dice piangendo Polina – “La casa di mia madre è stata completamente distrutta. Tante case sono andate distrutte e saccheggiate. I soldati russi entrano nelle case e fanno razzia di alimenti. Rubano anche le auto perchè non hanno più benzina. Sono stati abbattuti tanti edifici civili. Anche il nostro museo è stato abbattuto. Il nostro paese non è più un paese. E’ un ammasso di rovine. Noi siamo stati costretti a restare per molto tempo senza luce. Spegnere le luci di casa era un modo per difendersi, ma poi non è bastato più e siamo dovuti andare via. Siamo scappati di notte con un bagaglio di fortuna. Pochissima roba, l’essenziale. Con me mia cognata, i miei figli e mia suocera. Mio marito è rimasto lì per difendere il paese, ma mio marito non è un soldato. A mancare sono anche i medicinali. Tante persone non hanno più scorte di medicinali, soprattutto quelli che occorrono a chi soffre di gravi patologie. Prego affinchè gli Enti possano provvedere anche a questo. Noi stiamo marciando da quattro giorni. Siamo usciti dall’Ucraina. Stiamo bene, ma non abbiamo più nulla.”
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(il racconto di Polina)