Ha scritto un libro nel quale ha raccontato gli anni vissuti tra i monti seguendo e studiando i lupi. Una passione, ma anche un’esigenza, quella di abbandonare le comodità offerte dalla vita cittadina per andare alla ricerca di se stessa. Non un anno, non due, quasi la metà della vita trascorsa tra i sentieri di montagna in compagnia dei lupi.
Per DONNE PRAGMATICHE intervista a MIA CANESTRINI, zoologa, ricercatrice, divulgatrice scientifica, conduttrice radiofonica e televisiva (Geo con Emanuele Biggi, La Banda dei Fuoriclasse con Mario Acampa, Il Provinciale con Federico Quaranta), laureata in Scienze Naturali, specializzata in Conservazione della Biodiversità animale, autrice del libro “La ragazza dei lupi. La mia vita selvaggia tra i lupi italiani” edito da Piemme.
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Mia Canestrini: “Dovremmo avere più paura della nostra ignoranza che degli animali”
- Quattordici anni di vita trascorsa nei boschi tra il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi ed il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per studiare e migliorare la convivenza tra uomini e lupi. Raccontaci di quegli anni. Cosa hanno significato per te? Quali sono le cose che ti hanno stupito maggiormente?
Sì, in realtà gli anni sono 17, trascorsi tra le Foreste casentinesi, il Parco nazionale dell’Appennino tosco – emiliano e l’Irpinia. Ho iniziato a studiare i lupi a 23 anni e proprio un mese fa ne ho compiuti 40. Quasi metà della mia vita trascorsa a seguire i lupi su e giù per le montagne e per l’Italia, tanto che per me non è nemmeno più un lavoro, è uno stile di vita, ciò che mi accompagna da quando ero poco più di una ragazzina. Sicuramente alla base c’è stata una scelta, anche un po’ controcorrente, di abbandonare la famiglia e le comodità della città per trasferirmi in luoghi – soprattutto allora – fuori dalle rotte turistiche e al margine dei servizi essenziali. Non facile, ma divertente. Credo di aver raggiunto un ottimo livello di adattabilità, accettazione della solitudine e orientamento, sia in senso pratico che metaforico. Di questi anni ciò che mi ha stupito di più sono stati proprio i lupi, con il loro spirito di adattamento inimmaginabile e l’insopprimibile istinto alla sopravvivenza.
- Da quell’esperienza è nato il libro “La ragazza dei lupi” – La mia vita selvaggia tra i lupi italiani”, edito da Piemme. “Amate il lupo. Temete l’uomo” – è scritto nel libro – il che mi fa pensare che sia doveroso riscrivere la favola di Cappuccetto Rosso. E così?
Le favole hanno un grande valore culturale e un ruolo di storytelling che non va soppresso in nome del mondo moderno e delle correnti neo animaliste. Non sono le favole ad aver compromesso il rapporto lupo-uomo. Ma è vero anche – come del resto ho scritto – che il pericolo non viene dai lupi, ma dalle persone che spesso abbiamo vicine, a volte addirittura accanto, in modo totalmente imprevedibile in alcuni casi, in altri perché pecchiamo di fiducia, un po’ come Cappuccetto nella favola. Ma anche in quei casi, il lupo non è il lupo, ma un uomo ben preciso, del quale le ragazzine devono imparare a diffidare, pena conseguenze molto gravi.
- Ci sono stati momenti, durante quegli anni trascorsi nei boschi, in cui hai avuto paura dei lupi o di altri animali?
Mai! Avere paura degli animali non ha senso; è un paradosso culturale legato ad una cattiva gestione della propria emotività e delle informazioni che circolano. A volte gli animali possono avere reazioni che ci mettono in pericolo, ma la conoscenza ci porta semplicemente ad evitarli. Dovremmo avere più paura della nostra ignoranza in merito.
- Nell’ipotesi che qualcuno si ritrovi di fronte un lupo che tipo di comportamento dovrebbe adottare? Quale sarebbe la cosa più saggia da fare per non farsi prendere dal panico?
Perché panico? La maggior parte delle persone quando vede un lupo si emoziona fino alle lacrime. Non c’è una cosa saggia da fare, i lupi tendono ad allontanarsi quando ci vedono, oppure ci ignorano, se riusciamo a non farci vedere o ne abbiamo il tempo la cosa migliore è fargli una foto ricordo. Se siamo spaventati o ci sentiamo minacciati ci si può allontanare, sicuramente i lupi non ci chiederanno di restare.
“L’orso marsicano sull’orlo dell’estinzione”
- Il tuo interesse non è solo per i lupi, ma anche per altri animali come cani ed orsi – in particolare per l’orso bruno marsicano che vive in alcune zone d’Italia. Perché viene considerato il più raro al mondo?
L’orso marsicano è sull’orlo dell’estinzione. Lento nel riprodursi e nella crescita dei piccoli, soggetto a una mortalità discreta anche a causa dell’uomo, non riesce a recuperare demograficamente. Ne rimangono circa 40, un numero che praticamente li decreta già come estinti. Aspettiamo il miracolo.
- In quanto donna quali difficoltà hai incontrato nello svolgere il tuo lavoro?
La principale è stata quella di potermi misurare in modo diretto con alcune attività, considerate prettamente maschili e ad alto tasso di testosterone. Un ormone che però sembra esclusiva dell’uomo e indispensabile a certe mansioni solo in Italia; all’estero non è un elemento di selezione sul lavoro.
- Come ti vedi tra una decina d’anni? Quali sono i tuoi progetti/obiettivi futuri?
Mi vedo all’estero più spesso di adesso, magari anche per lunghi periodi, ma preferisco non condividere alcuni desideri profondi perché a quanto pare non porta bene. Sicuramente con gli scarponi appesi al chiodo, i prossimi 20 anni vorrei dedicarli alla zoologia e alle cause della conservazione con un respiro più ampio.
- In poche parole chi è Mia Canestrini?
Una piuttosto sincera, di vedute aperte, che detesta l’ipocrisia.