Non è la prima volta che ci imbattiamo nelle straordinarie imprese di Moreno Pesce, l’atleta paralimpico di Noale che, dopo l’amputazione di una gamba, non ha abbandonato l’idea di raggiungere alcune tra le più alte vette italiane. Privato di un arto, Pesce si è fatto promotore di un importante messaggio di inclusione: “Abbattere la montagna psicologica della disabilità affrontando vere montagne”.
Lo scorso settembre l’atleta noalese ha raggiunto la Madonnina del Monte Emilius posta a 3559 metri di quota.Con lui due “colleghi di gamba” come scherzosamente Pesce definisce Cesare Galli e Loris Miloni, anch’essi amputati, oltre ad un folto team composto dalla guida alpina Aldo Cambiolo, Alessia Ciuccè, Alessandro Pezzoli, Alice Rosset, Attilio Luboz, Cristina Chiarolini, Gloria Passanante, Raffaela Rosset, Roberta Canton, e Roberto Fois.
L’ascesa al Monte Emilius è stata raccontata in un documentario girato da Jacopo Bernard che ha destato l’interesse anche della RAI. Un’impresa tutt’altro che semplice quella compiuta dai “colleghi di gamba” Pesce, Galli e Miloni, resa ancor più complessa dal fatto che Pesce si è ritrovato ad affrontare improvvisi problemi con la sua protesi.
“E’ stata tosta, veramente tosta.
Ci abbiamo impiegato 20 ore, dalla mattina fino alla sera.Siamo partiti alle prime luci dell’alba e siamo rientrati alle 2.00 di notte.
Ci siamo messi in gioco.Non era affatto semplice.
Tra l’altro mi è “scoppiato il ginocchio” della protesi e ho dovuto cambiare programma. Avevo intenzione di arrivare in cima all’Emilius affrontando un percorso diverso, più arduo.Ho dovuto, purtroppo, ridimensionare il programma e seguire lo stesso percorso che hanno fatto tutti gli altri.
Naturalmente nella mia testa il progetto di arrivare alla Madonnina dell’Emilius affrontando l’altro percorso, quello più lungo ed aspro, è rimasto.Non è escludo, quindi, che presto ci riproverò.”
A maggio l’atleta paralimpico tornerà sull’Etna per la seconda volta, condividendo la scalata con altre persone con disabilità.
“Al fianco di ogni persona con disabilità, oltre alla guida, ci dev’essere sempre un compagno di “viaggio”.
Il team è fondamentale per la sicurezza e vale tanto anche come supporto tecnico e psicologico.”
Moreno Pesce: “La disabilità unisce, non divide
Moreno Pesce che è oramai leggenda, affronta le sue sfide mirando sempre ad un preciso obiettivo, quello di trasmettere la sua forza e la sua determinazione a chi, come lui, si ritrova a dover accettare una nuova realtà. “La disabilità unisce, non divide.Raggiungere le vette è un risultato di gruppo, non individuale” ha sottolineato più volte – “Vincere o perdere nelle competizioni non è mai stato un mio obiettivo; per me conta sempre la medaglia della vita e tutto quanto si può fare per condividere e coinvolgere”.
Scalata al Monte Emilius, il docufilm
Di seguito il docufilm girato da Jacopo Bernard che racconta l’impresa della scalata al Monte Emilius.
“Gli ultimi 300 metri prima di arrivare in cima sono sembrati eterni sia fisicamente che psicologicamente.
La vetta sembrava non arrivare mai.”
“E’ dai piccoli (grandi) gesti che la vita prende forma.Quando ci siamo risvegliati nel letto dell’ospedale, mai avremmo pensato che un giorno la nostra vita potesse regalarci delle emozioni così intense.
Il successo qual’è?Per noi (mi sento di parlare a nome del Team3gambe) è stato il fatto di averle condivise con voi.
Coltivare un sogno così grande, difficile e diverso dal solito, non è stata una cosa semplice da costruire.Lo abbiamo fatto assieme.” (Moreno Pesce).
Moreno Pesce al quale è stato assegnato il Gazzetta Sports Awards 2020 come atleta paralimpico dell’anno, è anche l’autore di un libro: “L’arto fantasma e le mie paure” pubblicato nel 2021 da Michael Edizioni, nel quale l’atleta noalese racconta come l’intimo silenzio della montagna ed il profumo della “quota” siano per lui nutrimento per il corpo e l’anima.